di Marco Invernizzi
Il 18 maggio riprenderà la possibilità per i fedeli di partecipare alla Messa. È una buona notizia e ringraziamo il Signore, anche se, leggendo il protocollo fra la Cei e il governo, la prima cosa che viene in mente è perché queste indicazioni di buon senso non potevano essere introdotte prima, dando così la possibilità ai fedeli di partecipare alle Messe anche nei giorni precedenti il 18 maggio.
Pazienza. Adesso la vera sfida cade sulle nostre spalle, quelle dei fedeli. I quali, se sono veramente fedeli, ora devono dimostrarlo, ritornando a partecipare subito alle Messe, in tanti e con tanto entusiasmo, a cominciare da quella feriale di lunedì 18 maggio.
Le grandi svolte della storia nascono dalle decisioni che gli uomini prendono nel loro cuore. Non nascono dai trattati, dai protocolli, dalle trattative politiche, ma da quello che avviene nel cuore di un uomo. Pensate alle enormi conseguenze sociali di quanto avvenne a Saulo sulla via per andare a Damasco, a Ignazio di Loyola che prese in mano un libro perché era stato ferito a Pamplona, a Teresa d’Avila perché ne trovò alcuni buoni nella biblioteca di famiglia. La vita di milioni di persone verrà “segnata” da questi singoli episodi, frutto dello scambio felice avvenuto nel cuore di un uomo fra la Grazia di Dio e la libertà della persona. Poi sono venute le conseguenze politiche e sociali, ma soltanto perché qualcosa era avvenuto in interiore homine.
Se a partire da lunedì 18 maggio ciascuno di noi decidesse di partecipare alla Messa, anche a quella feriale, e poi soprattutto in occasione delle grandi feste dell’Ascensione e di Pentecoste, allora il nostro Paese potrebbe veramente segnare una piccola svolta. Perché si potrebbe così dimostrare che la Messa non è uno sfizio desiderato da pochi “fissati”, ma l’incontro con una presenza reale, fisica, che nessuna diretta streaming può veramente sostituire e che questo “incontro” è desiderato e ricercato da molti italiani, una minoranza certo, ma una minoranza compatta e consapevole di avere subito una ingiustizia inutile per molti giorni, ma che vuole comunque guardare avanti, senza inutili rancori.
Sarebbe un segnale importante nella prospettiva di una nuova evangelizzazione dell’Italia perché indicherebbe una meta a tutto il popolo, mostrando concretamente dove sta la salvezza, quella eterna certamente, ma anche quella temporale, per superare le enormi difficoltà che incombono sul nostro Paese.
Il 18 maggio sarebbe stato il centesimo compleanno di san Giovanni Paolo II, che appunto nacque a Wadowice il 18 maggio del 1920. A lui che tanto pregò e tanto fece per l’Italia possiamo affidare questa “ripresa delle Messe”, perché sia feconda di risultati per il bene comune della nostra patria.
Venerdì, 8 maggio 2020