
Sono tre le strade della Via Pulchritudinis: la bellezza del creato, quella dell’arte e quella della santità. Ad Aigues-Mortes si possono percorrere tutte e tre in una sola volta.
di Susanna Manzin
Non mi ricordo chi disse: “Se non vuoi studiare, almeno viaggia”. Per quanto mi riguarda, le due cose non sono in contraddizione, anzi viaggiare accresce la mia voglia di lettura. Prima della partenza, raccolgo informazioni storiche e culturali sui luoghi che visiterò e una volta tornata a casa mi viene il desiderio di approfondirne ulteriormente la conoscenza. È accaduto anche in occasione del recente viaggio in Provenza dove, tra le tante belle cose che ho avuto occasione di vedere, una mi ha particolarmente emozionato. Si tratta del villaggio fortificato di Aigues-Mortes, completamente racchiuso tra mura perfettamente conservate, che sorge in mezzo alle paludi e alle saline della Camargue. Il paesaggio è molto affascinante, tra montagne di sale in lontananza e l’acqua che al tramonto si tinge di rosa, ma l’attenzione anche del turista più distratto non può non essere attratta da un personaggio che è davvero il “padrone di casa”: San Luigi IX, Re di Francia. Infatti, è stato proprio lui ad acquistare quella porzione di territorio per dare uno sbocco sul Mare Mediterraneo al suo regno. Voleva avere un porto di sua esclusiva disponibilità, per poter organizzare al meglio il suo grande sogno: la partecipazione alla Crociata. Con questo intento, il Re fa fortificare il borgo, costruisce una torre e una chiesa dedicata a Notre-Dame des Sablons (con riferimento proprio alle paludi sabbiose che la circondano).
Subito all’ingresso di questa chiesa, prima di giungere alla cappella laterale che custodisce la bella statua di San Luigi, si legge una targa a ricordo: “Alla memoria di San Luigi e dei suoi Cavalieri che ricevettero la croce in questa chiesa dalle mani dei Cardinali-Legati per la VII Crociata 25 agosto 1248 e l’VIII 1° luglio 1270. Dio lo vuole! Aigues-Mortes riconoscente al suo reale fondatore”.
Dio lo vuole! Il viaggio verso la Terrasanta, nato come atto devozionale e penitenziale, diventa armato a causa dell’occupazione musulmana dei Luoghi Santi e dei conseguenti episodi di violenza a danno dei cristiani, ma San Luigi lo affronta con spirito religioso, nel pieno rispetto di tutte le regole del pellegrinaggio. Per lui è una grande esperienza di fede, che deve essere vissuta con devozione, che richiede innanzitutto una preparazione morale e dei riti di purificazione. A Parigi prende le insegne del pellegrino: la sacca e il bordone. Si spoglia delle vesti regali e si abbiglia con modestia, come attestato dai suoi biografi: per tutto il viaggio rispetterà le prescrizioni previste per i pellegrini, rinunciando agli oggetti preziosi e agli ornamenti. Pochi mesi prima della partenza aveva accompagnato a piedi scalzi le reliquie della Corona di Spine di Cristo nella Sainte Chapelle a Parigi, da lui stesso fatta costruire proprio per custodire quelle preziose testimonianze della Passione. Affida il regno e i suoi tre figli ancora piccoli alla madre Bianca di Castiglia e parte con la moglie e i fratelli alla volta di Aigues-Mortes dove in chiesa riceve la croce, simbolo dei pellegrini verso Gerusalemme. Qui lo attendono le navi che salperanno per la Terrasanta. Il Re, come raccontano i suoi biografi, spera di poter avere l’occasione di annunciare il Vangelo agli infedeli e di incontrare i cristiani ortodossi greci per riportarli nella comunione con Roma. Con questo spirito autenticamente missionario Luigi compie due Crociate. La sua prima Crociata è piena di difficoltà, viene catturato e tenuto prigioniero, ma anche in questa circostanza San Luigi dà testimonianza di fede, coraggio e dignità, cogliendo questa opportunità per discutere di questioni religiose con i suoi interlocutori musulmani. Nel 1270 partirà nuovamente per l’ottava Crociata, nella quale troverà la morte a causa di un’epidemia di tifo che colpisce l’esercito. Le sue imprese umanamente potrebbero essere considerate un fallimento, ma proprio la prigionia nella sua prima spedizione e poi la morte che lo coglie nella seconda sono viste dai suoi contemporanei come un’imitazione della Passione di Cristo. L’uomo moderno fatica a capirlo, ma l’uomo medioevale proprio in quella testimonianza di sacrificio vede immediatamente in lui un santo degno della massima venerazione.
Sono tre le strade della Via Pulchritudinis, secondo il documento del Pontificio Consiglio della Cultura del 2006: la bellezza del creato, quella dell’arte e quella della santità. Ad Aigues-Mortes si possono percorrere tutte e tre in una sola volta, ammirando il fascino della Camargue, con i fenicotteri rosa e i cavalli bianchi nelle sue paludi, la maestosità della fortificazione medioevale del villaggio e la testimonianza eroica di un grande re cristiano. Sul piedistallo della sua statua, nel centro della piazza principale, si legge il saluto: “A San Luigi. La città di Aigues-Mortes, volendo perpetuare il più glorioso ricordo, ha elevato questa statua nel luogo testimone dell’imbarco di questo eroe cristiano”.
Colpisce che nella Francia che per tanti aspetti si è allontanata dalla fede cristiana, che con la Rivoluzione Francese ha perseguitato i religiosi e soppresso conventi, si trovi una località dove tra ristoranti e negozietti di souvenir si ricordi ancora con tanta forza e riconoscenza l’esempio glorioso di questo Re santo. Concludo segnalando che lo stemma della Camargue è una croce intrecciata con un’ancora e un cuore: sono i simboli delle virtù teologali, fede, speranza e carità. Immagini che rimangono, nonostante la Rivoluzione, e che evidentemente tengono accesa una piccola lampada di speranza per il futuro della Francia e dell’Europa.
Sabato, 31 maggio 2025