1. La formazione
Alessandro Farnese nasce a Roma il 27 agosto 1545 da Ottavio Farnese (1524-1586), nipote di Papa Paolo III (1534-1549) – al secolo Alessandro Farnese (1468-1549) – e da Margherita d’Austria (1521-1586), figlia naturale dell’imperatore Carlo V d’Asburgo (1500-1558), che la storia ricorda con il nome di “Madama”, donna profondamente religiosa e sensibile agli avvenimenti del suo tempo, legata in particolare a sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore della Compagnia di Gesù, che fu il suo direttore spirituale. Alessandro trascorre i primi anni a Parma dove vive negli anni 1551 e 1552 il grave momento dell’assedio della città da parte delle truppe pontificio-spagnole, nel quale il padre si distingue per tenacia e abilità militare e dove egli, ancora bambino, può vedere all’opera il commissario alla guerra e all’artiglieria Francesco De Marchi (1504-1576), grande esperto di fortificazioni e di tecnologie militari. Negli anni trascorsi a Parma Alessandro riceve un’ottima educazione sia sotto il profilo sportivo-militare, nel cui ambito si dimostra eccellente, sia sotto il profilo culturale, ove rivela un intelletto pronto e vivace e un costante impegno che gli consente, a soli dieci anni, di comporre di suo pugno una lettera in latino allo zio, il cardinale Alessandro Farnese (1520-1589). A seguito delle trattative diplomatiche che culminano nell’accordo di Gand, nelle Fiandre, del 15 settembre 1556, fra la corona spagnola e il Ducato di Parma e Piacenza, Alessandro viene invitato – anche come ostaggio – alla corte spagnola, allora insediata a Bruxelles, dove giunge con la madre nel dicembre dello stesso anno. L’accoglienza dello zio Filippo II d’Asburgo (1527-1598) è calorosa e il giovane ne conquista presto la stima, divenendo suo accompagnatore in ogni attività.
Con la morte di Carlo V, avvenuta il 21 settembre 1558, Filippo deve rientrare in Spagna, lasciando Margherita a governare le Fiandre e portando con sé il nipote Alessandro.
Alla corte di Madrid viene ricevuto anche un altro figlio naturale di Carlo V, che nel suo testamento egli aveva riconosciuto e che prende il nome di Giovanni (1545-1578). Alessandro e Giovanni, benché siano nipote e zio, sono coetanei e stringono una profonda amicizia che li legherà per tutta la vita.
2. L’impresa di Lepanto
Dopo un periodo di formazione che dura circa sei anni, con l’appoggio di Filippo II viene organizzato il matrimonio fra Alessandro e la principessa Maria del Portogallo (1541-1577), celebrato l’11 novembre 1566. Il giovane Farnese era considerato dal sovrano assolutamente fidato ed egli progettava di avvalersene al più presto. Nel 1567 gli sposi si trasferiscono a Parma, dove Alessandro mal sopporta la vita oziosa cui era costretto e si dedica, oltre all’equitazione e alla scherma, attività che prediligeva, allo studio dell’arte militare, componendo anche un’opera, di cui è rimasto il manoscritto autografo, intitolata Commentari di varie regole e disegni di architettura civile e militare, con altre istruzioni e precetti di arte militare. Mentre i mesi trascorrono lenti alla corte di Parma e Piacenza, il pericolo turco si fa sempre più grave per l’Europa. Nel luglio del 1570 viene assalita l’isola di Cipro: la città di Nicosia cade a settembre, mentre resiste Famagosta, presidiata dai veneziani. Di fronte a una minaccia che metteva in gioco il destino dell’intera Europa, Papa san Pio V (1566-1572) fa appello all’intera Cristianità per la formazione di una lega che affronti la flotta turca, ormai in procinto di affacciarsi sull’Adriatico. Il 20 maggio 1571 viene finalmente raggiunto un accordo a Roma e, su indicazione del Pontefice, il comando supremo della flotta viene affidato a don Giovanni d’Austria, lo zio e amico fraterno di Alessandro, che lo chiama al suo fianco nell’impresa. Per il Farnese si tratta di un’opportunità unica d’impegnarsi al di fuori del ducato ed egli si affretta a riunire intorno a sé numerosi esponenti di famiglie parmensi e piacentine e a partire con un piccolo esercito per raggiungere don Giovanni; cosa che avviene a Genova il 26 luglio 1571.
Il riunirsi delle diverse componenti della flotta cristiana comporta notevoli difficoltà iniziali di convivenza, accentuate dal disappunto di anziani ed esperti ammiragli, che si vedono posti alle dipendenze di un ventiquattrenne con nessuna esperienza marinara. Questi malumori sfociano in una gravissima contesa il 1° ottobre, mentre la flotta si trovava nei pressi dell’isola di Igumenitsa, vicino a Corfù, e si sarebbe arrivati a uno scontro fra la flotta spagnola e quella veneziana se Alessandro non fosse riuscito, con grande tatto e delicatezza, a placare l’ira dello zio e a ristabilire l’ordine nei rapporti fra gli ammiragli. Per questo suo intervento Alessandro viene elogiato ufficialmente dal Papa e vede accresciuto il suo prestigio nel mondo diplomatico e militare del tempo. La mattina del 7 ottobre 1571 le flotte cristiana e turca si scontrano nelle acque del golfo di Lepanto, in Grecia, e, dopo una battaglia cruentissima, nella quale ancora una volta Alessandro si distingue per coraggio e per perizia militare, la Sacra Lega – la lega cristiana – ha la meglio, distrugge la flotta avversaria, molto più numerosa, libera 15.000 schiavi cristiani impiegati come rematori dai turchi e impone una determinante battuta d’arresto all’espansionismo turco nel Mediterraneo.
3. Governatore generale delle Fiandre
Dopo un altro periodo trascorso a Parma, durante il quale, nel 1577, è colpito dalla perdita della moglie, il Farnese è inviato, lo stesso anno, da Filippo II nelle Fiandre, dove lo zio don Giovanni lo aveva richiesto insistentemente al suo fianco. La situazione delle Fiandre era sempre più critica e la corona spagnola, nonostante la legittimità delle sue pretese, rischiava di esserne completamente estromessa – anche in seguito a una malaccorta politica dei precedenti governatori – dalla fazione protestante guidata dal principe Guglielmo d’Orange-Nassau (1533-1584) e sostenuta, sia pure a fasi alterne, dal Regno d’Inghilterra. Alessandro, appena giunto, si dedica alla riorganizzazione dell’esercito e questa sua opera dà i primi frutti quando, il 31 gennaio 1578, l’armata spagnola sconfigge l’esercito orangista in uno scontro nei pressi della città di Gembloux.
A partire da questo momento la situazione si sposta progressivamente a favore delle forze imperiali e la fazione orangista chiede aiuto a Francesco Ercole d’Alençon, duca d’Anjou (1554-1584), che, pur essendo cattolico, sosteneva in funzione antispagnola la causa di Guglielmo d’Orange. Il 1° ottobre 1578 muore all’età di trentadue anni don Giovanni d’Austria e Filippo II designa immediatamente al suo posto Alessandro quale governatore generale delle Fiandre e di Borgogna – denominazione corrispondente agli attuali Paesi Bassi – e capitano generale, ritenendolo ormai uno dei più abili e fidati fra i suoi collaboratori. L’eredità lasciata al Farnese dallo zio non è delle più facili ed egli se ne fa carico impegnando tutte le proprie risorse morali e fisiche. La moderazione che caratterizza la politica interna del nuovo governatore si contrappone agli eccessi della parte calvinista che, perseguitando sistematicamente e con ferocia i cattolici, fa perdere significato all’aspetto indipendentistico e antispagnolo della contrapposizione, trasformandola sempre più in una guerra di religione. Questo accresce il prestigio del Farnese, intorno al quale si riuniscono con sempre maggiore fiducia i cattolici e anche una parte dei protestanti, che apprezzano la moderazione e la lealtà del governatore e che possono, per diretta esperienza, confrontare la ferrea disciplina delle sue truppe con la furia saccheggiatrice dell’esercito orangista e dei francesi. Questa politica culmina il 17 maggio 1579 con la firma dell’accordo di Arras, nella Francia settentrionale, con cui le province cattoliche riconoscono Farnese quale governatore e rinunciano alle loro aspirazioni indipendentistiche in cambio di ampie garanzie al termine delle ostilità. Questo enorme successo diplomatico è seguito il 29 giugno dalla conquista di Maastricht. Nei due anni successivi la situazione di Alessandro è complicata della nomina della madre a governatrice delle Fiandre, scelta che egli osteggia energicamente come lesiva del proprio prestigio e pericolosa per la sua opera di pacificazione del paese e che viene finalmente revocata il 13 dicembre 1581. Intanto il duca d’Anjou compie un ulteriore tentativo di prendere il sopravvento nel paese, però vanificato dalla perizia militare del Farnese e dalla sua moderazione nel trattare i non cattolici delle città che passano a lui o che egli conquista. Il 13 luglio 1584 viene ucciso Guglielmo d’Orange, figura carismatica della fazione protestante, e Farnese, che pure non doveva essere del tutto estraneo alla vicenda, proibisce qualunque manifestazione di gioia. Sotto il profilo militare i successi di Alessandro si susseguono ininterrottamente; il 17 settembre 1584 conquista Gand e nel marzo del 1585 Bruxelles e Nimega. Nel frattempo continua l’assedio di Anversa, nel quale profonde tutte le sue capacità militari. Per bloccare la città dal mare viene costruito un ponte della lunghezza di 720 metri e finalmente, il 17 agosto, essa si arrende, anche per la moderazione delle condizioni poste e per la fama di lealtà del governatore. Grazie alla presa di Anversa Farnese riceve da Filippo II non solo le insegne del prestigioso Ordine del Toson d’oro, ma anche la città di Piacenza, fino ad allora in mani spagnole, il che gli consente così di ristabilire il territorio del suo ducato.
4. Ultime imprese
Nei quattro anni successivi Alessandro è impegnato da Filippo II nell’organizzazione di un attacco all’Inghilterra, la cui influenza sulle Fiandre e la cui pressione tramite la guerra di corsa rendevano il pericolo più grave per la Spagna e per la causa cattolica. Le proposte del Farnese non sono tenute nel dovuto conto da Filippo, che vuol gestire direttamente e a suo modo l’impresa, ignorando volutamente in buona parte il quadro informativo fornitogli da Alessandro e creando le premesse per un esito non positivo. Nonostante le sue vedute fossero divergenti, il Farnese s’impegna lealmente secondo i piani dell’imperatore, che sono comunque vanificati dalla flotta inglese e da una tempesta che, nell’agosto del 1588, annientano la flotta spagnola, infelicemente chiamata Invencible Armada.
Gli ultimi anni di vita di Alessandro sono un continuo succedersi di spedizioni militari: in Francia a difesa della Lega Cattolica contro Enrico di Borbone, re di Navarra (1553-1610), dall’assedio del quale, nel settembre del 1590, riesce a liberare Parigi, neutralizzando così tutta la politica ugonotta; e di nuovo nelle Fiandre contro Maurizio d’Orange-Nassau (1567-1625), figlio e successore di Guglielmo; ancora in Francia, ove, il 20 aprile 1592, libera Rouen dall’assedio di Enrico di Navarra e dove viene ferito a una mano mentre svolge un’ispezione nei pressi di Caudebec. La ferita aggrava notevolmente il suo stato di salute, già precario, ed egli deve affidare al figlio Ranuccio (1569-1622) il comando diretto delle truppe, pur continuando a farsi portare in lettiga nei luoghi dove si svolgono le operazioni e i combattimenti. Rientrato nelle Fiandre, si dichiara pronto a riprendere la campagna in Francia, ma alla corte di Madrid è accusato ingiustamente di slealtà nei confronti di Filippo II, che decide di rimuoverlo dall’incarico di governatore. Intanto la sua salute peggiora sensibilmente ed egli, dopo aver passato in rassegna per un’ultima volta a cavallo le sue truppe ad Arras, alla fine di novembre del 1592, viene accolto nel vicino monastero di San Waast dove, ormai conscio della gravità della sua condizione, riceve i sacramenti e si spegne nella notte fra il 2 e il 3 dicembre. Le sue spoglie mortali, rivestite per sua volontà dell’abito cappuccino, dopo esser state onorate dai suoi soldati e dalla popolazione delle Fiandre a Bruxelles, sono traslate a Parma e inumate nella chiesa dei cappuccini, presso la tomba della moglie Maria, che egli aveva amato teneramente. La morte gli risparmia di ricevere il provvedimento della sua rimozione e mette finalmente in luce, al di sopra di tutte le gelosie umane, le sue ammirevoli doti di soldato, di diplomatico e di politico, e la sua cristallina lealtà nei confronti della Cristianità, servita nell’imperatore con straordinario impegno per tutta la vita.
Per approfondire: Antonello Pietromarchi, Alessandro Farnese l’eroe italiano delle Fiandre, Gangemi, Roma 1998; Giovanni Tocci, Il Ducato di Parma e Piacenza, UTET Libreria, Torino 1987; ed Emilio Nasalli Rocca (1901-1972), I Farnese, TEA 1997.