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Alleanza Cattolica e le unioni civili

31 Marzo 2016 - Autore: Alleanza Cattolica

Alleanza Cattolica, Cristianità n. 379 (2016)

 

 

«Contro la Cirinnà, senza se e senza ma»

Il 30 gennaio a Roma il popolo della famiglia ha detto un no chiaro, corale e magnifico al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili.

È apprezzabile che una parte del messaggio del 30 gennaio, quella che denuncia le adozioni omosessuali e l’apertura alla vergognosa pratica dell’utero in affitto, abbia incontrato la condivisione anche di personalità e di parlamentari lontanissimi per storia e per cultura da quanto pensa la stragrande maggioranza dei manifestanti di Roma.

Dobbiamo tuttavia ribadire che le unioni civili della Cirinnà senza adozioni sono un’impossibilità giuridica e morale, un vero e proprio circolo quadrato. Giuridica, perché c’è già giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo secondo cui nessun Paese è obbligato a introdurre per le coppie omosessuali istituti analoghi al matrimonio ma, se lo fa, non può poi discriminare queste coppie quanto alle adozioni. Morale, perché una volta previsto per le coppie omosessuali qualche cosa che è uguale in tutto al matrimonio salvo che nel nome — e che è ben diverso dal riconoscimento dei diritti individuali all’assistenza del convivente in carcere, ospedale e simili, che sono del resto già garantiti da anni dalle leggi in vigore —, tutto il resto non può che seguire.

Chiediamo dunque ai parlamentari convinti che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna di respingere tutta la Cirinnà nel suo impianto e nei suoi princìpi fondamentali, con adozioni o senza adozioni, e di chiedersi seriamente se è compatibile con le loro convinzioni e con il loro onore continuare a militare in partiti che, direttamente o indirettamente, con azioni o con omissioni, dovessero favorire l’approvazione dell’iniquo disegno di legge.

Roma, 5 febbraio 2016
Alleanza Cattolica

 

«L’Europa non le impone, attenti a non confonderle con i diritti individuali»

A fronte di affermazioni imprecise che emergono nel dibattito parlamentare e culturale, va precisato che non è vero che la giurisprudenza europea ci impone le unioni civili.

Circolano numerose letture imprecise della giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questa ha affermato l’esigenza di riconoscere i diritti fondamentali delle persone omosessuali conviventi, attraverso strumenti che permettano l’effettivo esercizio di questi diritti. Ma quali sono questi diritti fondamentali? Numerose sentenze della stessa Corte precisano che nessuno Stato europeo è obbligato a introdurre il «matrimonio» omosessuale, né esiste un diritto al matrimonio, così come affermano a chiare lettere che non esiste un diritto all’ado­zione da parte delle coppie dello stesso sesso. I diritti e doveri fondamentali cui si riferisce questa giurisprudenza sono quelli che consentono ai conviventi l’assi­stenza reciproca in ospedale e in carcere, il subentro nei contratti di locazione e altri diritti consimili di natura individuale e patrimoniale. Questi diritti sono già riconosciuti dalle leggi italiane. Se si interpreta la giurisprudenza della Corte Europea nel senso che l’Italia deve approntare strumenti che ne facilitino l’esercizio, uno strumento adeguato è stato proposto al Parlamento nella forma del testo unico Sacconi-Pagano, che elenca in un unico testo i diritti già garantiti dalle leggi in vigore. L’adozione di questo testo, o di un testo analogo, sarebbe una risposta giuridica adeguata alle indicazioni della Corte Europea. È invece semplicemente falso che per rispondere alle sollecitazioni di quella Corte sia necessario introdurre le unioni civili, che — come più volte affermato dagli stessi promotori della legge — sono semplicemente un «matrimonio» presentato con un nome diverso per tenere buoni gli oppositori. È invece vero che la Corte Europea ha stabilito che, una volta inserito nell’ordinamento un istituto sostanzialmente uguale al matrimonio, anche se lo si chiama «unione civile», diventa obbligatorio introdurre anche le adozioni per evitare discriminazioni.

Siamo in un momento molto delicato. Grazie al popolo del 30 gennaio la gioiosa macchina da guerra della legge sulle unioni civili si è inceppata. Rischiano di rimetterla in modo, malgrado le eventuali buone intenzioni di chi li propone, da una parte equivoci giuridici su che cosa veramente ha chiesto all’I­talia la Corte Europea, dall’altra il massimalismo di chi vorrebbe negare alle persone omosessuali conviventi anche i diritti fondamentali di cui in Italia già godono. Ci auguriamo che i cattolici e le persone di qualunque fede convinte che la famiglia sia solo quella formata da un uomo e da una donna, e che ogni bambino abbia diritto a una mamma e un papà, sappiamo tenersi lontani dai minimalismi come dai massimalismi, dicendo un «no» chiaro e senza riserve alle unioni civili della legge Cirinnà, anche eventualmente separate dalle adozioni, ribadendo nel contempo che i diritti fondamentali dei conviventi omosessuali di cui ha parlato la Corte Europea sono già garantiti dal nostro ordinamento e che semplici provvedimenti per facilitarne l’esercizio, tali da soddisfare le indicazioni europee, potrebbero essere approvati in poche ore e con un vasto consenso, consentendo così al Parlamento di dedicare proficuamente il suo tempo ai veri problemi delle famiglie e del Paese.

Roma, 19 febbraio 2016
Alleanza Cattolica

 

«Difendiamo i nostri figli»

Voglio fare un richiamo a un sano realismo. Non sono qui per eccitare, sono qui per far riflettere su un’affermazione che nel 1987, badate alla data, san Giovanni Paolo II fece davanti alla cattedrale di Spira. E disse: di fronte a queste «[…] grandi e importanti sfide del nostro tempo […] cosa posso farci io, da solo? […] E io vi rispondo: Sì, tu, da solo, puoi mettere qualche cosa in movimento, perché ogni buona risoluzione, ogni pronta assunzione di un compito comincia sempre nell’uomo singolo. […] resta il fatto che il «sì» di una singola persona, dato con generosità e mantenuto nel proprio ambiente, può veramente innescare e promuovere efficacemente profondi cambiamenti per il bene sul piano sia ecclesiale che sociale».

Era il sogno di un utopista? Due anni dopo, nel 1989, l’ascolto dato a quest’appello, il sì pronunciato da popoli interi provocò il crollo, senza colpo ferire, senza una goccia di sangue che sia stata sparsa, del più grande e potente impero che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto. Ecco, io vi voglio richiamare a questo realismo, concreto realismo. Il nostro sì deve essere dato con generosità, con allegria, perché è un sì che può cambiare effettivamente la storia del mondo come avvenne nel 1989. Grazie.

Attilio Tamburrini
Intervento al “Family day” del 30 gennaio 2016

 

Io vorrei dirvi solo una cosa, esprimendo così il grande onore di essere qui in mezzo al «popolo della famiglia». Quando tornerete a casa vi diranno in molti che siete anacronistici, che siete retrogradi. Non credeteci, perché voi siete l’alba di un mondo che sta nascendo! Un mondo che sta nascendo dentro un mondo che muore sotto i suoi vizi e sotto il suo peccato. Perché? Perché noi i figli li amiamo, noi i figli li desideriamo, noi i bambini vorremmo che fossero protetti dalle leggi dello Stato. E noi, soprattutto, i figli li facciamo! Per questo vinceremo! E la civiltà ritornerà a risplendere in Italia, e dall’Italia in tutta l’Europa. Grazie, viva la famiglia, viva l’Italia!

Marco Invernizzi
Intervento al “Family day” del 30 gennaio 2016

 

 

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