L’aborto non è mai la soluzione, attenzione ai programmi delle agenzie non governative, cristiani di ieri e di oggi nella penisola arabica
di Luca Bucca
– Ha destato comprensibile stupore la notizia della madre piemontese in vacanza in Calabria che a metà agosto ha partorito prematuramente in spiaggia e, come aveva già deciso, ha rinunciato al riconoscimento della figlia, permettendone l’adozione. Si tratta di un esempio di come esiste sempre un’alternativa all’aborto, in questo caso grazie alla legge italiana che permette il parto in anonimato, versione “normata” dell’antica “ruota degli esposti”, ancora presente in Italia grazie alla meritoria iniziativa delle culle per la vita, nel rispetto della libertà della donna e della nuova vita che porta in grembo.
– Due recenti analisi dell’istituto di ricerca statunitense Center for Family and Human Rights hanno messo in evidenza come il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) impieghi parte delle proprie risorse per diffondere anche tra i bambini e i giovani materiale che tratta i temi della sessualità in maniera ritenuta non appropriata all’età, mentre la Partnership for Maternal, Newborn & Child Health (PMNCH), ospitata dall’organizzazione Mondiale della Sanità, nelle linee strategiche 2026-2030, presentate lo scorso luglio, promuove di fatto l’aborto e pratiche di controllo delle nascite. Ovviamente il tutto viene celato dietro intenti apparentemente condivisibili, come la tutela dell’infanzia e della maternità, e utilizzando “parole talismano”, come ad esempio “salute” (riproduttiva, materna, neonatale), che rendono difficile individuare con semplicità gli aspetti moralmente inaccettabili, come accade anche nei programmi di tante altre agenzie internazionali.
– Nel sito archeologico di Sir Bani Yas, isola degli Emirati Arabi Uniti nel Golfo Persico, è stato recentemente ritrovata una croce in gesso del VII secolo d. C., che testimonia l’antica presenza cristiana nella penisola arabica, risalente già al periodo apostolico e spazzata via con la forza dall’islam proprio nel secolo in cui fu realizzato il reperto emerso dagli scavi. Oggi in quei luoghi i cristiani non hanno quindi un collegamento diretto con quelli dei primi secoli, ma sono per la quasi totalità lavoratori immigrati, una minoranza che alcuni Stati arabi tollerano, con la concessione di libertà di culto a determinate condizioni, mentre in altri è ancora sottoposta a significative discriminazioni. Sono fratelli nella fede, che vivono spesso in situazioni difficili e che non vanno dimenticati, non solo nelle nostre preghiere.
Mercoledì 27 agosto 2025
