I legami e le relazioni fra gli uomini stanno scomparendo, anche in seguito alla pandemia. C’è chi subisce e chi auspica questo cambiamento. Non si tratta di un complotto, ma di un fatto.
di Marco Invernizzi
Alcune settimane fa, durante una corsa in taxi a Roma, ho assistito alla vendita della licenza del tassista, il quale è rimasto al telefono per circa mezz’ora, il tempo della durata della corsa. Arrivato in stazione, prima di lasciarmi, mi ha spiegato che ha accettato un lavoro da mille euro al mese in una grande impresa di pulizie perché ormai i taxi, tra un lockdown e l’altro, non permettono di sopravvivere, fra assenza di turisti e di professionisti che si spostano in Italia. E la cosa è destinata a peggiorare. Inoltre, basta fare due chiacchiere con qualche negoziante di prodotti non alimentari per rendersi conto che non potranno resistere a lungo.
Non è difficile osservare come questi cambiamenti sociali, in corso a causa della diffusione del virus, producono delle vittime, ma ci sono anche delle realtà che ne beneficeranno. Se chiudono negozi, commercianti, artigiani, piccole imprese familiari, i loro clienti saranno costretti a servirsi di strutture più grandi, iper e supermercati, e chi rimarrà senza lavoro, se sarà fortunato, dovrà cercarsi un impiego presso le grandi aziende sopravvissute. In sostanza, il paese cambierà l’assetto sociale: meno proprietari e più dipendenti, meno piccole imprese e più multinazionali, minore diffusione della proprietà e maggiore concentrazione di ricchezza e potere in poche mani.
Ogni volta che qualcuno fa questo ragionamento viene sospettato di essere un complottista, o peggio un negazionista del Covid. Questa è una grande sciocchezza. E se qualcheduno fa notare che in Cina ci sono stati 5.000 morti a causa del virus (156.439 nel Sudest asiatico, dati OMS) contro centinaia di migliaia in Europa (359.452 per la precisione, secondo dati OMS) e Stati Uniti (686.129 dati OMS), cioè in Occidente, questo non significa attribuire alla Cina la responsabilità di tutti i mali del mondo, ma riconoscere un fatto, che non si deve rimuovere.
La “teoria del complotto” secondo la quale ci sarebbe una setta di cospiratori che cerca di dominare il mondo sembra essere stata inventata per screditare coloro che si sforzano di ragionare e individuare quelle forze culturali e politiche che cercano di influenzare o “comprare” il mondo, anche legalmente. E che la Cina stia conquistando potere e influenza nel mondo è un altro dato di fatto, così come rimane una constatazione che il relativismo che domina e divide il mondo occidentale gli impedisce di contrastare efficacemente questa ascesa preoccupante, perché non dimentichiamo che la Cina rimane ancora un paese in mano a un partito comunista, dove esistono campi di concentramento e di lavoro, un paese nel quale chi si vuole liberare dalla presa totalitaria è costretto a pagare con la vita o con la reclusione, come sta dimostrando quanto accade a Hong Kong.
Credo che il messaggio da comunicare sia semplice e diretto: guardate che la pandemia sta cambiando il mondo, e non sarà un mondo migliore. E ancora: ci sarà chi porterà i segni drammatici di questo cambiamento, ma anche chi se ne approfitterà per aumentare il proprio guadagno e il proprio potere. Un complotto? Non credo proprio, ma certo una radicale trasformazione delle società, soprattutto di quelle occidentali.
Provate a prendere una mattina di vacanza per girare nel vostro quartiere e guardare come si svolge la vita relazionale: non dico in un piccolo paese, dove le relazioni sopravvivono nonostante tutto e potrebbero resistere ancora a lungo, ma in una città come Milano. I piccoli negozi sono ancora occasione di relazioni costanti fra le persone, dal lattaio al cartolaio, fino al negozio di vestiti o di giocattoli per i pochi bambini che ancora nascono. Provate a togliere tutto questo: rimarranno solo grandi magazzini dove si compra tutto nel più rigoroso anonimato. La vita relazionale verrà progressivamente abolita. Se poi aggiungete la chiusura delle chiese (grazie a Dio non in Italia, in questa seconda ondata del virus, ma in Francia sì, per esempio), degli stadi, dei cinema e dei teatri, per quanto temporanea, non possiamo non renderci conto che siamo di fronte a un cambiamento radicale del nostro modo di vivere.
È un complotto? Credo che l’unico vero e grande complotto sia stato sconfitto con il sacrificio della Croce e la Resurrezione di Cristo. Tuttavia, la Chiesa insegna che Satana opera nella storia e può mettere a dura prova la libertà degli uomini. Per questo l’antica sapienza cristiana insegna a essere vigilanti. Spesso ho l’impressione che la retorica del complotto sia stata inventata da chi ha qualcosa da nascondere e non vuole che si mostrino le opere di coloro che attentano alla libertà e alla dignità degli uomini, inventando strane teorie complottiste per screditare chi denuncia il male che opera veramente nella storia.
No, non siamo di fronte a un complotto, ma a una rivoluzione ambientale, nel senso che un ambiente, cioè un modo di vivere, verrà sostituito con un altro modo di vivere, all’insegna di quell’individualismo che il Pontefice condanna nell’enciclica Fratelli tutti. E cambiare ambiente significa cambiare modo di vivere, cosa che ha un’influenza importante sulla vita degli uomini, perché «dalla forma data alla società può dipendere la salvezza delle anime», come diceva molti anni fa Papa Pio XII (1 giugno 1941).
Venerdì, 20 novembre 2020