Sulla scia dei Predecessori, Papa Francesco sottolinea l’importanza e la fecondità di conoscere gli insegnamenti dell’Aquinate e di imitarne l’esempio
di Daniele Fazio
Ricevendo i partecipanti al Congresso Tomistico Internazionale, promosso dalla Pontifica Accademia di San Tommaso d’Aquino, il Santo Padre ha consegnato un Discorso in cui, commentando le parole contenute nell’orazione colletta della Messa della memoria liturgica del santo teologo, ha sottolineato alcuni aspetti, sia generali che particolari, che rendono fondamentale, anche nel contesto contemporaneo, la conoscenza della dottrina e del metodo di Tommaso d’Aquino (1225-1274). La colletta della celebrazione liturgica, infatti, vuole che si invochi Dio, che ha reso grande san Tommaso d’Aquino per la ricerca della santità di vita e la passione per la sacra dottrina, affinché doni a tutti i credenti di comprendere i suoi insegnamenti e di imitare i suoi esempi («O Dio, che in san Tommaso d’Aquino hai dato alla tua Chiesa un modello sublime di santità e di dottrina, donaci la luce per comprendere i suoi insegnamenti e la forza per imitare i suoi esempi»).
Ragion per cui, Papa Francesco invita in primis a considerare che Tommaso è un santo, ossia un «fedele discepolo della Sapienza incarnata» e dunque va seguito e imitato su questa strada, che per lui particolarmente si è declinata come ricerca appassionata della verità, tanto che sin da bambino – come riporta il suo biografo – si è posta la domanda profonda sulla natura di Dio.
Da qui si è sviluppato un itinerario intellettuale, generato e sospinto dall’amore, che lo ha reso maestro e Dottore Comune. Ne deriva – sottolinea Francesco – che «perseguire umilmente, sotto la guida dello Spirito Santo, l’ intellectus fidei non è opzionale per il credente, ma è parte del dinamismo stesso della sua fede. Bisogna che la Parola di Dio, già accolta nel cuore, raggiunga l’intelligenza per “rinnovare il nostro modo di pensare” (cfr Rm 12,2), affinché valutiamo tutte le cose alla luce della Sapienza eterna». La fede, dunque, non può che essere feconda per la ragione e quindi non può che diventare cultura, ossia mentalità che guida i credenti ad analizzare quanto accade nella loro vita e nella storia alla luce delle verità naturali e soprannaturali.
Così nasce – secondo importante punto del Discorso pontificio – l’attenzione di Tommaso a non disgiungere fede e ragione, ma ad operare una sintesi felice tra le due istanze: ali indispensabili all’uomo per innalzarlo verso le alte vette dello Spirito e dunque verso la conoscenza della Verità. Tommaso non nega il mondo con fughe spiritualistiche, ma tutto ordina secondo Dio: distingue per unire e non per separare. Ragion per cui, ricorda Francesco, «il cristiano [..] non teme di avviare un dialogo razionale sincero con la cultura del proprio tempo» perché sa che quanto c’è di buono viene da Dio.
La comprensione degli insegnamenti dell’Aquinate, perciò, raccomanda il Papa quale terzo punto, non deve ridursi a contemplazione di un’attività museale, ma il tomismo è vivente se lo si considera a partire da «un doppio movimento vitale di “sistole e diastole”. Sistole, perché bisogna prima concentrarsi sullo studio dell’opera di San Tommaso nel suo contesto storico-culturale, per individuarne i principi strutturanti e coglierne l’originalità. Dopo, però, viene la diastole: rivolgersi nel dialogo al mondo odierno, per assimilare criticamente ciò che di vero e giusto c’è nella cultura del tempo».
In tale ottica, Francesco ha subito offerto un esempio che lega la dottrina di san Tommaso sulla creazione all’impianto dell’enciclica Laudato si’. Il cuore dell’ecologia integrale sta proprio nella considerazione tommasiana del creato quale «primissima manifestazione della stupenda generosità di Dio, anzi, della sua gratuita misericordia». Esso, infatti, «forma un ordine, un tutto, in cui tutte le creature sono legate perché tutte vengono da Dio e vanno a Dio, e perché esse agiscono le une sulle altre creando così una fitta rete di relazioni». Ogni creatura, dunque, è importante se la si considera alla luce del posto in cui Dio la vuole all’interno dell’ordine che Egli ha impresso al mondo. Le creature rappresentano gradi della sua perfezione: dagli enti, e in qualche modo grazie ad essi, l’uomo si può innalzare fino alla contemplazione dell’Essere stesso, Dio.
L’attenzione al santo teologo d’Aquino si spera sia ulteriormente sospinta dalla prossima celebrazione del settimo centenario della sua canonizzazione, avvenuta nel 1323 ad Avignone.
Lunedì, 3 ottobre 2022