Quando sentiamo parlare di martiri il pensiero corre automaticamente ai martiri dei primi secoli. Ma tutta la storia della Chiesa è accompagnata dalle persecuzioni e quindi arricchita dal sangue dei martiri. Perché essa è sposa di Cristo e della sua croce, oltre che dei suoi trionfi. Come provò sulla sua carne il beato Sotelo. Nato a Siviglia nel 1571, mentre studiava a Salamanca rispose alla chiamata divina facendosi frate francescano e missionario. Ottenuto di recarsi nelle Filippine (1600), fu incaricato di occuparsi della guida spirituale di Giapponesi ivi stabiliti. Donde il suo desiderio di passare in Giappone, dove si recò nel 1603 favorendo lo sviluppo delle relazioni tra quel paese e la Spagna. Ma dopo dieci anni gli Olandesi, protestanti e gelosi delle posizioni spagnole, gli misero contro il nuovo shogun e lo fecero imprigionare. Liberato ed inviato in Europa, tornò poi nelle Filippine, dove passò qualche anno in ritiro. Ma la sua anima anelava al Giappone, tanto più che ivi si era scatenata una violenta persecuzione anticristiana. Così vi tornò clandestinamente, ma, tradito, venne tenuto in carcere per due anni e poi bruciato vivo a fuoco lento insieme ad altri due martiri il 25 agosto 1624. A lui vogliamo chiedere un’intercessione perché nella Chiesa venga letta, studiata, compresa, amata, applicata l’enciclica Redemptoris Missio che conferma l’essenzialità ecclesiale della missione presso le genti, a dispetto di troppi cristiani che tendono a considerarla superata dai tempi se non nei suoi puri aspetti umanitari. Quasi che il Signore non avesse dato ai suoi apostoli l’ordine di andare ovunque, predicando tutti i suoi insegnamenti e battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 22-23
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