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Armando Matteo, La Chiesa che manca. I giovani, le donne e i laici nell’Evangelii gaudium, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2018, pp. 144, € 12,00

29 Settembre 2025 - Autore: Michele Rinaldi

Ex libris
Michele Rinaldi, Cristianità n. 432 (2025)

«Non servono più neppure le indagini sociologiche per rendersi conto che alla chiesa italiana qualcosa manca […] mancano i giovani e le giovani; mancano le donne…mancano ancora quei laici che qui preferiamo indicare come adulti credenti» (p. 7). Questo è il punto di partenza da cui muove l’autore, oggi sottosegretario presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, per svolgere una coraggiosa diagnosi e per individuare linee di azione che possano modificare questo preoccupante quadro. Il primo suggerimento che viene dato è quello di riprendere e applicare le indicazioni dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium del 24 novembre 2013, nella quale Papa Francesco (2013-2025) all’esordio del suo pontificato ha indicato alcune vie da percorrere per dare corpo all’obiettivo della missione, oggi «nuova evangelizzazione» per i Paesi del mondo che furono in passato una civiltà cristiana. «Al cattolicesimo italiano […] manca […] una comunità che accetti la fine della cristianità, che sappia cogliere le grandi questioni umane oggi in gioco in questo cambio d’e­poca» (p. 13).

Nel primo capitolo, Senza giovani, senza donne, senza adulti credenti (pp. 17-53), viene descritto il sempre più difficile rapporto delle nuove generazioni con la fede. In particolare, viene evidenziato il fatto che siamo di fronte alla «prima o forse la seconda o addirittura la terza generazione incredula» (p. 29), ossia un mondo giovanile che in modo maggioritario «[…] sta imparando a vivere — a vivere da adulti — non contro ma senza il Dio del Vangelo e senza la Chiesa» (p. 30). Si tratta di una «rottura nella trasmissione generazionale della fede» (p. 32): in sostanza è venuta meno la tradizione, l’annuncio del Vangelo da parte degli adulti verso i bambini e verso i giovani, a prescindere dal fatto che alcuni adulti siano ancora praticanti.

Nel secondo capitolo, Quel che dice Papa Francesco (pp. 55-85), l’au­tore rilegge le criticità ecclesiali alla luce dell’Evangelii gaudium. Un aspetto sicuramente centrale è l’assenza di laici attivi e consapevoli di non essere «credenti di complemento» rispetto ai ministri ordinati. Questo problema viene poi collegato a una certa autoreferenzialità clericale per nulla conforme alle indicazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) in materia di vocazione laicale. Perciò la prima urgenza è «rievangelizzare […] gli adulti» (p. 68), superando «[…] quella disposizione, da parte dei ministri ordinati, a tenere al margine delle decisioni i laici: disposizione che ha provocato sia la mancata penetrazione dei valori cristiani nella società sia il sostanziale disallineamento della Chiesa italiana rispetto alla storia» (p. 69). In sostanza «il ruolo degli adulti degni di fede con cui entrare in positiva alleanza, è fondamentale in ogni percorso di maturazione umana di discernimento vocazionale. Servono credenti autorevoli, con una chiara identità umana, una solida appartenenza ecclesiale, una visibile qualità spirituale, una vigorosa passione educativa e una profonda capacità di discernimento». Il capitolo si conclude con l’affer­mazione che dobbiamo «[…] essere i primi ad uscire sulle strade del mondo, […] perché tanti nostri coetanei […] attendono che noi li raggiungiamo dove sono, non per accodarci al loro vagabondaggio, ma per portare l’annun­cio che il futuro dell’umano è l’incontro con Gesù» (p. 84).

Il terzo capitolo, La Chiesa che serve (pp. 87-113), presenta il modello di Chiesa promosso dal magistero di Papa Francesco. Il concetto centrale è che la missione deve tornare a essere il primo pensiero di tutti i cattolici, portare Gesù a tutti e tutti a Gesù, come dice l’autore in altri suoi testi. «Negli ultimi 150 anni [ossia dall’unità d’Italia] è accaduto un mutamento delle parole e del loro ordine […]. Esattamente tale mutazione provoca […] la rottura della cristianità, cioè di quell’unità tra cultura e fede, tra esistenza e preghiera, tra quotidiano e santo […]. Da qui pertanto origina quel cambiamento profondo delle strutture familiari e sociali, sulle quali sinora si è potuto far riferimento per l’esecuzione del compito fondamentale della trasmissione generazionale della fede» (p. 94-96). A fronte di questa constatazione è necessario «[…] fare propria la postura suggerita da papa Francesco in molti passaggi di Evangelii gaudium: la postura di chi accetta il tempo che gli tocca vivere senza risentimenti e senza cadere in depressione. Certamente si è più poveri, meno sostenuti dall’ambiente culturale, dalla lingua e dalla sensibilità diffuse, ma, se non si elabora il lutto […], il rischio è la chiusura, l’intro­versione, l’auto­commiserazione, il ridursi ad essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere (EG 96)» (p. 97). In sostanza vi è l’esigenza di promuovere un atteggiamento di educazione, ossia di formazione ai contenuti propri della nostra identità di cristiani. Infine, è necessario ritrovare la capacità di fare festa, ossia di annunciare la gioia di Cristo e di farne sperimentare la bellezza agli uomini del nostro tempo.

In appendice (pp. 115-121) viene proposto un Decalogo di pastorale giovanile vocazionale con qualche indicazione pratica. In questo decalogo viene sottolineata la necessità di avvicinare i giovani proponendo loro un percorso di crescita, insegnando loro a pregare e mostrando loro la gioia di essere cristiani.

*  *  *

L’itinerario che il libro propone evidenzia una rilevante convergenza con l’analisi propria della scuola cattolica contro-rivoluzionaria, pur partendo da premesse e da retroterra molto differenti, ma appoggiandosi sempre sulla base solida e imprescindibile del Magistero. L’autore abbozza inoltre ipotesi di apostolato particolarmente interessanti, che esplorano gli stessi ambiti nei quali si collocano, da almeno tre decenni, le attività di Alleanza Cattolica per giovani. In esse, a partire dai ritrovi e dai campeggi per ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori, per universitari e infine per le famiglie, viene dato ampio spazio alla cura del contesto e dello spirito di amicizia: lo scopo è quello di veicolare, in un clima di impegno, di gioia e di festa, la trasmissione della fede e la pratica della preghiera, in una prospettiva di discernimento ignaziano, perché l’obiettivo di ciascuno sia divenire adulto, sia nella fede sia nella vita, in modo che queste tornino a essere un’unità armoniosa e base di nuove famiglie che ripropongano in futuro la modalità naturale di trasmissione della fede, dai genitori ai figli.

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