di Oscar Sanguinetti
Beato Evgheni Bossilkov C.P. martire (1900-1952)
1. La formazione umana e sacerdotale
Vincenzo Lividjov Bossilkov — il nome Evgheni verrà assunto al momento dell’ingresso in religione — nasce il 16 novembre 1900 a Belene, nella Bulgaria del Nord, sulle rive del Danubio. La famiglia, di ceto contadino, lo avvia agli studi presso la comunità passionista — la presenza in Bulgaria dell’ordine fondato da san Paolo della Croce (1694-1775) risaliva al 1781 —, che tradizionalmente assisteva la comunità cristiana della circoscrizione ecclesiastica settentrionale. Studia a Oresch e a Ruse, quindi in Belgio e in Olanda, da dove provengono molti passionisti inviati missionari in Bulgaria. In Olanda viene accolto da una famiglia di Sambeek, con la quale intratterrà per lungo tempo legami di amicizia e di affetto. Trascorre l’anno di noviziato a Ere, in Belgio, dove il 29 aprile 1920 emette la professione religiosa. Nel 1924 torna in patria, a Ruse, per completare gli studi di teologia e viene ordinato sacerdote il 25 luglio 1926. Dal 1927 al 1929 frequenta a Roma il Pontificio Istituto Orientale, conseguendo il baccellierato, la licenza e la specializzazione in diritto ecclesiastico delle comunità orientali. Si laurea in teologia nel 1932, discutendo una tesi sui rapporti fra Santa Sede e Bulgaria nel Medioevo.
Tornato in patria, viene avviato a una carriera ecclesiastica che si presume brillante, con la nomina a segretario del vescovo di Nicopoli, mons. Damiano van Theelen (1877-1946), e a parroco della chiesa cattedrale di Ruse, ma preferisce un impegno a più diretto contatto con il popolo cristiano ed è perciò inviato come parroco nel villaggio di Bardarski Gheran, creato da pochi decenni nel cuore della pianura danubiana da cattolici esuli nel Banato austro-ungarico e tornati in patria dopo la fine della dominazione ottomana. L’intensa attività di edificazione spirituale e materiale della comunità cattolica locale, la sua vasta cultura — conosce, fra l’altro, ben tredici lingue —, il suo dinamismo apostolico, l’apertura verso le altre comunità religiose e il rispetto per le autorità civili lo fanno presto apprezzare come uno degli esponenti migliori della Chiesa in Bulgaria. Apologeta e oratore di valore, il «dottor» Bossilkov collabora frequentemente alla rivista Istina, «Verità», organo della comunità cattolica bulgara. Profondamente impregnato di spiritualità mariana, il giovane sacerdote è particolarmente devoto a santa Teresa di Lisieux (1873 -1897), nonché al fondatore e al beniamino del suo ordine, rispettivamente san Paolo della Croce e san Gabriele dell’Addolorata (1838-1862), il «santo dei giovani».
2. La Chiesa cattolica in Bulgaria prima della seconda guerra mondiale
Alla vigilia del secondo conflitto mondiale la piccola comunità dei cristiani di Bulgaria è articolata in tre componenti principali: quella «ortodossa» autocefala — la più numerosa e antica —, quella cattolica — divisa nei riti bizantino e latino — e un insieme di congregazioni evangeliche riformate. I cattolici latini, circa sessantamila anime, discendono da nuclei di eretici dualisti pauliciani e bogomili — attivi rispettivamente dai secoli IX e X —, convertiti da francescani bosniaci penetrati in Bulgaria nel secolo XVII. La componente bizantino-slava risale invece alla metà del secolo XIX, quando, in coincidenza con il risveglio nazionale anti-ottomano, hanno luogo numerose conversioni dall’ortodossia nella prospettiva religiosa ed ecclesiale di una maggiore unità con l’Occidente e con Roma, da cui, in analogia con gli ucraini, il nome di «uniti» per questi cattolici.
L’organizzazione ecclesiastica cattolica si articola in un esarcato per il rito bizantino, con sede nella capitale, Sòfia; nella diocesi di Nicopoli, con sede a Ruse, al confine con la Romania, affidata ai padri passionisti; e nel vicariato apostolico di Sòfia-Filippopoli — l’attuale Plovdiv, al centro del paese —, affidata ai frati cappuccini. La Chiesa bulgara, in particolare di quella di rito orientale, ospiterà dal 1925 al 1934 come delegato apostolico l’arcivescovo Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963), il futuro Papa Giovanni XXIII (1958-1963).
Nella seconda guerra mondiale la Bulgaria, alleata alle potenze dell’Asse, sotto la guida di re Boris III di Sassonia Coburgo-Gotha (1894-1943), combatte dal 1941 la guerra contro l’Unione Sovietica (URSS), ma il Paese è invaso prima dai tedeschi, dopo una rottura fra il sovrano — che morirà misteriosamente poco dopo — e il Führer del nazionalsocialismo Adolf Hitler (1889-1945), quindi, nel settembre del 1944, dall’Armata Rossa.
3. L’inizio della persecuzione
Gli anni fino al 1948 vedono la graduale conquista del potere da parte del partito comunista — guidato da Georgij Dimitrov (1882-1949), uno dei più influenti esponenti del movimento comunista internazionale —, che, approfittando della presenza sul suolo patrio dell’esercito sovietico, procede alla liquidazione dell’apparato politico-militare del vecchio Stato con una grande «purga» che costerà circa 138mila vittime.
In seguito all’improvvisa morte di mons. van Theelen, il 6 agosto 1946 padre Bossilkov viene nominato prima amministratore apostolico della diocesi di Nicopoli, quindi, il 7 ottobre, successore a pieno titolo del presule defunto. Officiano la sua ordinazione episcopale l’altro vescovo di rito latino e, per la prima volta, due vescovi di rito orientale, nell’intento di realizzare una maggiore vicinanza fra le componenti del cattolicesimo bulgaro. Il 24 maggio 1948 — in occasione della festività dei santi Cirillo (827-869) e Metodio (815 ca.-885), apostoli della cristianizzazione dei popoli slavi — viene celebrata per la prima volta la liturgia eucaristica bizantino-slava cattolica di san Giovanni Crisostomo (344 ca.-407) nella cattedrale di Ruse. L’elezione di mons. Bossilkov, undicesimo vescovo passionista di Nicopoli e primo vescovo bulgaro dal 1804, è accolta con manifestazioni di giubilo dalle popolazioni cattoliche. Come primo atto del suo episcopato, per porre un argine alla propaganda comunista, il presule rilancia la grande missione popolare iniziata nella sua diocesi e avvia un confronto pacifico fra le organizzazioni cattoliche e gli attivisti del partito comunista, ancora in via di piena conquista del potere.
Nel dicembre del 1947, con l’approvazione della nuova Costituzione d’impronta sovietica, il partito comunista ottiene la piena egemonia sullo Stato bulgaro e intraprende una lotta implavabile contro le forze di opposizione presenti nella società. Nel 1948 mons. Bossilkov esce per l’ultima volta dal Paese — pedinato dalla polizia politica —, recandosi, fra l’altro, in Olanda, dove riabbraccia la famiglia che lo aveva ospitato in gioventù, e a Roma, dove il 17 settembre è ricevuto in affettuosa udienza dal venerabile Papa Pio XII (1939-1958). Un mese dopo riparte per la sua diocesi per affrontare a fianco del suo gregge i gravi problemi creati dalla progressiva comunistizzazione e, quindi, dalla conseguente ateizzazione della Bulgaria.
Sia la Costituzione, sia la legge speciale sulle confessioni religiose, approvata il 24 febbraio 1949, offrono nuovi strumenti alla politica religiosa del regime, che «normalizza» e assoggetta la Chiesa Ortodossa maggioritaria; attacca quindi i protestanti, infliggendo pesanti condanne per spionaggio a quindici pastori evangelici, e rivolge infine le sue «attenzioni» ai cattolici. Mons. Bossilkov intravede subito il calvario che si profila davanti alla Chiesa cattolica in Bulgaria e a lui stesso. In una lettera scriverà: «[…] sta scritto: Ego praedixi vobis. Se deve avvenire, che avvenga! Io per conto mio non esito un attimo e mi preparo al peggio. Per questo dico continuamente: “Pregare… pregare… sempre!”. E se un giorno vi giungeranno le notizie peggiori, pregate ancora. Il nostro sangue aprirà la strada verso un futuro splendido, e se noi non lo vedremo, altri mieteranno ciò che noi abbiamo seminato nel dolore. […] Il mysterium iniquitatis è anche l’Onnipotenza di Dio. Perciò avanti con fiducia!». Presto, infatti, il potere comunista scatenerà un’ondata di terrore legale contro la cristianità bulgara. Le congregazioni religiose vengono sciolte; le scuole cattoliche, frequentate da migliaia di studenti, devono chiudere i battenti; le opere di assistenza cessano l’attività; i seminari sono chiusi; le attività culturali e di formazione religiose vietate; i catechismi e i libri di spiritualità confiscati; la proprietà ecclesiastica espropriata. I missionari stranieri — ovvero la maggioranza del clero bulgaro —, fra i quali i passionisti, vengono espulsi. Altrettanto avviene al delegato apostolico, monsignor Francesco Galloni (1890-1976), al quale viene negato il visto d’ingresso. Istina, l’unica testata cattolica a livello nazionale, viene soppressa nel 1950.
4. Il martirio
Poco dopo, nel 1950, iniziano gli arresti e i processi di membri del clero e di religiosi, fra i quali due cappuccini, il direttore di Istina, padre Damian Chiulov, superiore del suo ordine a Sòfia, condannato a dodici anni, e, pochi mesi dopo, padre Robert Prustov, suo successore come parroco della chiesa di San Giuseppe a Sòfia, condannato a vent’anni. Nel loro tentativo di staccare i cattolici bulgari da Roma — secondo il consueto schema politico-ecclesiastico adottato in tutti i paesi soggiogati —, i comunisti offrono ingannevolmente la guida di una erigenda Chiesa Nazionale staccata da Roma a mons. Bossilkov, che però rifiuta.
Il 16 luglio 1952 viene arrestato nella sua casa di campagna nei pressi di Sòfia, accusato di spionaggio e di terrorismo e sottoposto a un processo-farsa, insieme a ventisei sacerdoti, a due suore e ad alcuni laici. Con la violenza — egli parlerà di «torture sataniche» per indurlo a dichiarare il falso —, il regime tenta di fargli confessare crimini mai commessi. Il 3 ottobre viene condannato a morte insieme ad altri tre religiosi, gli assunzionisti Kamen Vicev Ionkov (1893-1952), Pavel Iozov Dgidgiov (1919-1952) e Iosafat Andreev Sciskov (1884-1952). Anche l’altro vescovo latino, mons. Giuseppe Romanov (1878-1953), è arrestato e muore in carcere poco dopo, in condizioni dubbie. Altrettanto accade a padre Fortunat Bakalski (1916-1952), superiore dei cappuccini di Sòfia e parroco — dopo i due confratelli menzionati — della locale chiesa di San Giuseppe. Anche l’esarca bizantino mons. Giovanni Garufalov (1887-1951) muore e a lui succede mons. Cirillo Kurtev (1891-1971), che rappresenterà la Chiesa di Bulgaria al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). Dopo il processo mons. Bossilkov viene fucilato — sembra ormai accertato — alle 23 e 30 dell’11 ottobre 1952, insieme ai tre padri assunzionisti, ma alle esecuzioni non viene data pubblicità alcuna per non creare martiri. In assenza di notizie molti ritengono che le condanne a morte siano state commutate nel carcere — per esempio il Libro Rosso della Chiesa perseguitata, aggiornato al 1954, lo dà per ricoverato in ospedale psichiatrico —, e pensano che il vescovo cattolico sia ancora in vita, sì che figurerà nell’Annuario Pontificio fino al 1975. La condanna di mons. Bossilkov e dei suoi tre compagni verrà ricordata ad nominem da Papa Pio XII nell’enciclica Orientales Ecclesias, del 15 dicembre 1952.
Dopo un breve processo canonico, iniziato nel 1985 e terminato nel 1994, mons. Bossilkov è proclamato beato — il primo della Chiesa in Bulgaria — da Papa san Giovanni Paolo II (1978-2005) il 15 marzo 1998. Alla cerimonia era presente il suo successore sulla cattedra di Nicopoli, mons. Petko Jordanov Christov, che nel 1992, anno cinquantenario del martirio, aveva ricordato, in occasione della visita ad limina dei vescovi bulgari, le sofferenze e la tragica e gloriosa fine del confratello nell’episcopato.
Oscar Sanguinetti
18 ottobre 2018
Per approfondire: vedi le vicende della persecuzione comunista in Maria Teresa Carloni, Il silenzio della Chiesa bulgara, a cura della Commissione Diocesana per la Chiesa del Silenzio, STIBU, Urbania (Pesaro e Urbino) s. d.; e Alberto Galter (pseud. di mons. ALberto Giovannetti; 1913-1989), Libro rosso della Chiesa perseguitata. Pubblicato sotto gli auspici della commissione per la Chiesa perseguitata istituita dalle organizzazioni internazionali cattoliche, trad. it., Àncora, Milano 1956. Sul beato e martire, vedi padre Ivan Sofranov C.P., Mons. Eugenio Bossilkov c.p. Vescovo di Nicopoli (Bulgaria) Martire per la fede cattolica (1900-1952). In occasione del XXX anniversario del martirio (1952-1983), a cura della Commissione per la Chiesa del Silenzio, Bramante, Urbania (Pesaro e Urbino) 1983; Idem e don Sergio Mercanzin, Il servo di Dio Eugenio Bossilkov. Vescovo bulgaro, martire cattolico (1900-1952), con una prefazione di mons. Paolo Hnilica S.J. (1921-2006), 2a ed. ampliata, a cura di Pro Fratribus-Fondazione Bossilkov, Tip. SGS, Roma 1986; e Maria Carosio, Martirio e santità nel Novecento. Il caso bulgaro: Eugenio Bossilkov, tesi di laurea, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Dottorato di ricerca in storia del cristianesimo e delle chiese, XVIII ciclo, a.a. 2005-2006, 2 voll., Roma 2006.