Di Ermes Antonucci da il Foglio del 13/09/2022
Roma. “Io vedo non solo nei magistrati, ma in buona parte della sinistra e massimamente nel Pd, un deficit di maturità democratica. Non riescono a capire che in democrazia l’avversario politico – se vince le elezioni – ha il diritto di governare, fare leggi, cambiare quelle esistenti, e pure modificare la Costituzione, secondo le procedure previste dalla Costituzione stessa. Finché la sinistra non accetterà questo, la democrazia italiana sarà incompiuta”. Ad affermarlo, intervistato dal Foglio, è Luca Ricolfi, sociologo e tra i fondatori della Fondazione Hume. Il riferimento ai magistrati nasce dal comunicato rilasciato domenica dalla corrente di Area, che insieme a Magistratura democratica compone la sinistra della magistratura associata. Secondo Area, infatti, con le prossime elezioni politiche “si profila il rischio concreto che si ponga presto mano alla riscrittura delle norme che disciplinano il sistema dell’accoglienza, che si riprenda la repressione e criminalizzazione nei confronti dei migranti, che vengano messe in discussione le faticose conquiste di civiltà frutto di lotte decennali: dall’affermazione di una gravidanza consapevole che abbia al centro la donna, alle unioni civili”. Parole che, oltre ad avere destinatari indiretti ben individuabili, costituiscono in maniera evidente un’indebita entrata a gamba tesa delle toghe nel dibattito politico. “Prima ancora che indebite – commenta Ricolfi – sono affermazioni rivelatrici, che mostrano crudamente quanto una parte della magistratura sia faziosa, e quindi pericolosa per i cittadini”.
L’impressione è di essere di fronte al preludio di ciò che potrebbe accadere in caso di vittoria alle elezioni del centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Come ci ricorda la storia recente, infatti, di fronte a ipotesi di riforma (anche costituzionali) proposte dal centrodestra, la sinistra ha sempre avuto la straordinaria capacità di mettere in campo settori come magistratura, università, sindacati e giornali, che seppur oggi possano apparire “spelacchiati”, messi insieme compongono un ostacolo non di poco conto per la realizzazione di qualsiasi riforma. Insomma, professor Ricolfi, ma non le sembra che in questo paese le riforme le possa fare solo la sinistra? “Sì, per la ragione che le ho appena esposto: la sinistra è immatura, prima ancora che presuntuosa e arrogante – risponde il sociologo – Se fosse matura accetterebbe una discussione pubblica civile sui temi controversi, anziché rifiutare ogni dialogo con l’avversario politico. E soprattutto non farebbe il processo alle intenzioni: l’accusa di voler cambiare le leggi sull’aborto e sulle unioni civili non ha alcun fondamento. Diverso il discorso sull’immigrazione: lì quasi sicuramente ci saranno cambiamenti, se vincerà la destra. Ma è difficile che la destra faccia cose troppo diverse da quelle che faceva, o intendeva fare, il ministro Pd Minniti. E, in ogni caso, cambiare la politica migratoria è pieno diritto di qualsiasi governo eletto”. “Però lei ha ragione sul ruolo del blocco conservatore – aggiunge Ricolfi – se la destra proverà a cambiare il paese, magistratura, università, giornali, sindacati, mondo della cultura scenderanno in campo per fermarla. E ci accorgeremo che sono meno ‘spelacchiati’ di quanto si pensa”.
Pochi giorni fa Calenda ha proposto di formare un “governo di larghe intese” con Meloni. Data l’esistenza del “blocco conservatore”, per il centrodestra non sarebbe meglio (paradossalmente) cercare una collaborazione con la sinistra per realizzare le proprie riforme, magari in forma meno radicale? “Ci aveva già provato Bossi sul federalismo, e il risultato fu l’affossamento della riforma federale. No, credo che per la destra l’abbraccio della sinistra sarebbe mortale, o meglio soporifero. Una maggioranza di pseudo-unità nazionale (tutti tranne Conte) porterebbe alla paralisi l’azione riformatrice della destra, senza peraltro spalancare la via alle riforme che piacerebbero alla sinistra”, replica Ricolfi, che aggiunge: “Dove invece vedrei bene una collaborazione è sul cambiamento della Costituzione, che la sinistra ha sempre imposto (titolo V) o tentato di imporre (referendum Renzi), ma sarebbe invece più saggio provare a concordare con l’opposizione o, più realisticamente, con una parte dell’opposizione”. “Il problema, anche qui, è l’immaturità della sinistra, che considera modificabile la Costituzione se a cambiarla è la sinistra stessa, ma fa scattare l’allarme democratico e il mantra della ‘difesa della Costituzione’ non appena si profila il rischio che a cambiarla sia qualcun altro”, conclude Ricolfi.