Di fronte alla risicata vittoria ottenuta, che ha comportato un margine di manovra molto ridotto in parlamento, e in seguito alle proteste successive alla sua elezione, che continuano, Lula sembra voler assumere un approccio moderato e pragmatico. Lo manterrà fino alla fine del mandato?
di Stefano Nitoglia
L’approccio morbido, centrista e pragmatico di Lula nel cammino verso l’investitura ufficiale del suo terzo mandato come presidente del Brasile (v. post del 1° novembre, Lula: vittoria di Pirro?), che avverrà il 1° gennaio 2023, è confermato dalle voci che girano nel Paese sudamericano circa la nomina a ministro dell’Economia di Henrique Meirelles, ex-presidente della Banca centrale brasiliana, che aveva ricoperto lo stesso incarico sotto le precedenti presidenze di Lula.
Questo perché, secondo quanto riferito alla CNN Brasile il 3 novembre scorso, «i membri dell’alleanza di partito che ha eletto Luiz Inácio Lula da Silva hanno ricevuto consigli affinché il futuro presidente indichi un nome tecnico e non politico per la conduzione della politica economica nazionale» (cfr. CNN Brasil, 3 novembre 2022). La CNN non specifica chi le avrebbe riferito la circostanza e chi avrebbe dato questi consigli, ma non è difficile capirlo.
Meirelles, iscritto alla União Brasil (União), partito liberal-conservatore di centro-destra, è stato dirigente di importanti istituti finanziari, sia brasiliani che internazionali: presidente internazionale di Bank Boston; presidente della Banca Centrale del Brasile (BCB) dal 2003 al 2011, durante la presidenza Lula; presidente di Lazard Americas, una banca di investimento con sede a New York; consulente senior presso Kolberg, Kravis and Roberts (KKR), una società di investimento globale; membro del Board dei Lloyd’s di Londra, una compagnia assicurativa globale; membro del comitato consultivo di J&F Investimentos; membro del Consiglio di Amministrazione di Azul Linhas Aéreas Brasileiras; componente del consiglio globale dell’exchange di criptovalute Binance. Rappresenta al contempo una conferma delle simpatie della finanza internazionale supercapitalista verso la sinistra.
Oltre a Meirelles, altri due nomi circolano negli ambienti politici brasiliani per la strategica carica di ministro delle Finanze, entrambi con il suo stesso profilo: Josué Cristiano Gomes da Silva e Roberto Carvalho de Azevedo.
Josué Cristiano Gomes da Silva è presidente della Fiesp (Federazione delle industrie dello Stato di San Paolo), presidente e CEO della Companhia de Tecidos Norte de Minas-Coteminas, il più grande gruppo tessile dell’America Latina, con industrie in diversi paesi del Nord America. Roberto Carvalho de Azevedo, diplomatico brasiliano, è stato direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).
Sempre secondo CNN Brasil, «membri di un’ala pragmatica del PT e analisti dei mercati finanziari ritengono che il risultato delle elezioni di questa domenica, con la vittoria di misura di Lula contro Bolsonaro, il presidente eletto deve portare il suo governo più al centro» (CNN Brasil, 31.10.2022). L’emittente brasiliana sottolinea che nel suo primo discorso poco dopo l’annuncio dei risultati della votazione, Lula ha affermato che il suo successo non rappresenta una vittoria per il PT, ma per quello che ha definito un «immenso movimento democratico».
La spaccatura del Paese in due, le proteste, un po’ ingenue e imprudenti, che ancora agitano il Paese, con l’invocazione dell’intervento dell’esercito per impedire la presa di possesso da parte di Lula, cortei animati dagli ambienti evangelici pro-Bolsonaro, il Parlamento e i Governatori federali in mano all’opposizione consigliano a Lula un approccio prudente, moderato e pragmatico.
Anche se è ancora presto per dirlo, la vicenda di Lula parrebbe rievocare quella di un altro esponente della sinistra internazionale, François Mitterrand. L’analogia potrebbe sembrare azzardata, come tutte le analogie, ma si ricordi che Mitterrand, eletto presidente della Repubblica francese il 10 maggio 1981 con il 51,8% dei voti, battendo il presidente uscente Valéry Giscard d’Estaing, lanciò, all’inizio del suo mandato, un programma fortemente rivoluzionario, il cosiddetto “socialismo autogestionario”. La carica decisamente rivoluzionaria e dirompente del programma mitterrandiano venne denunciata dal leader cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, in un manifesto intitolato Il socialismo autogestionario: rispetto al comunismo una barriera o una testa di ponte?. Il manifesto fu pubblicato su Cristianità (n. 82-83, anno 1982) e sui giornali di 55 Paesi, con una tiratura complessiva di 33,5 milioni di copie, ed ebbe una vasta risonanza.
Mitterrand affidò il primo governo del suo mandato a Pierre Mauroy, un socialista “moderato”, il quale inserì 4 ministri comunisti e diede corso ad un programma di nazionalizzazioni, ma la risicata maggioranza con il quale il presidente era stato eletto e le reazioni suscitate nel Paese dalle riforme socialiste autogestionarie lo costrinsero ad una svolta moderata già nel 1984, affidando il governo a Laurent Fabius. Le elezioni politiche del 1986 videro la sconfitta dei socialisti e la vittoria dello schieramento di centro-destra, che costrisero Mitterrand a nominare primo ministro il suo principale avversario politico, il presidente del Raggruppamento per la Repubblica (RPR) Jacques Chirac. Iniziò così il primo governo di “coabitazione”, che, tra attriti e polemiche di ogni genere, durerà per due anni. Il socialismo autogestionario fu così dimenticato, nonostante i due mandati di Mitterrand, rieletto nel 1988.
Questo è un po’ il destino della sinistra “avanzata”, descritto dal filosofo cattolico Augusto Del Noce nel suo libro Il suicidio della Rivoluzione: di fronte alle reazioni che suscita la sua carica rivoluzionaria, è sempre costretta ad ammorbidirla, fin quasi ad annientarla. Lula, approssimandosi al suo terzo mandato, sembra ripercorrere la stessa strada, puntando, per ora, solo sulla rivoluzione “verde” ed ecologista dell’Amazzonia. Anche se, va detto, pure nel suo primo mandato all’inizio assunse una posizione “moderata”, per poi spingere sul pedale dell’acceleratore delle “riforme”.
Vedremo cosa farà questa volta.
Lunedì, 7 novembre 2022