Cosa hanno in comune la sospensione di un corso di Dostoevskij durante la guerra in Ucraina, la proposta di abolizione del Columbus Day e la rimozione, lo sfregio o l’imbrattamento di molte statue di personaggi storici del passato?
Sono tutti frutto di quella che viene definita “cancel culture”, cancellazione della cultura.
Un tema di attualità che si cercherà di approfondire nel convegno organizzato da Alleanza Cattolica, in programma a Genova, presso Palazzo Ducale, sabato 19 marzo.
I lavori saranno aperti dal Sindaco Marco Bucci.
Interverranno personalità del mondo accademico come Peter Gregory Boghossian, già professore di filosofia all’Università statale di Portland; Lorenzo Cantoni, professore all’Università della Svizzera italiana di Lugano; Giovanni Orsina, professore di Storia contemporanea alla LUISS Guido Carli di Roma; Luca Ricolfi, sociologo e professore all’Università degli Studi di Torino, Presidente della Fondazione David Hume.
Animeranno il dibattito anche Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio; Paola Mastrocola, scrittrice, già docente di italiano e latino nei licei; Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica; Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino, reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica; Laura Boccenti, già docente di storia e filosofia e dirigente scolastico nei licei.
I lavori inizieranno con un’introduzione su cosa è la “cancel culture”, la fase terminale di un processo plurisecolare che ha avuto come obiettivo la distruzione della civiltà costruita in Europa dalla prima evangelizzazione cristiana (IV-XIV secolo). Una civiltà particolarmente visibile attraverso il patrimonio artistico del Bel Paese, ma anche percepibile nelle relazioni, nelle istituzioni, nei costumi. Realtà che nei secoli più recenti sono state progressivamente emarginate dalla vita pubblica.
Rispetto al ’68, il cui scopo era cambiare l’uomo, entrando nel cuore delle persone e recidendo ogni legame naturale e sociale, la “cancel culture” fa un passo in avanti. Vuole infatti imporre una radicale cancellazione del passato, come se non fosse mai esistito. Una totale rimozione della memoria delle proprie radici. Nulla di meno.
Insomma uno gnosticismo moderno, secondo l’intuizione di Eric Voegelin, in cui l’”uomo nuovo” prende possesso di tutta la realtà, anche del passato. Con modalità spesso violente.
Il fenomeno per ora è più evidente negli USA ma anche in Italia, pur senza arrivare ad alcuni eccessi statunitensi, sembra che il clima culturale stia assorbendo rapidamente le influenze che arrivano da oltreoceano.
Ecco perché è compito di un’associazione che svolge un apostolato culturale come Alleanza Cattolica denunciare il pericolo, anzitutto descrivendolo e quindi cercando d’indicare delle vie di uscita dalla crisi – non semplici da trovare – nella quale si trova il mondo occidentale.
È doveroso provarci, continuando a coltivare l’esigua forma di vita che sopravvive nel corpo devastato dalla malattia e che sta morendo, perché da essa possa nascere una nuova esistenza, robusta e duratura. Un mondo che nasce dentro un mondo che muore.
Tre sono i percorsi di “recupero” che il convegno presenterà brevemente.
Il primo riflette sul ritorno a una discussione sulla verità e sul senso delle istituzioni universitarie, anche come esito di un itinerario che rischia di degradarle a mera formazione professionale o luogo di vacuo esercizio retorico.
Il secondo vede nelle lingue, e nelle reazioni a certi sforzi di modificarne le strutture per ragioni ideologiche, un luogo di “resistenza” e ancoraggio al bene comune che esse rappresentano e promuovono.
Il terzo percorso è una via pulchritudinis (“via della bellezza”): un rinnovato interesse per l’arte e la bellezza possono aiutarci a riconsiderare le culture e la loro storia in un modo più adeguato e tale da riconoscere la bellezza come elemento d’incontro con il senso della realtà e della vita.
A partire da questi tre percorsi, due conclusioni sono offerte.
Anzitutto un recupero dell’essenziale nelle pratiche educative, che riprenda la traiettoria del Trivio individuata al termine dell’impero romano, in un’epoca di grandi incertezze e profonde trasformazioni, per molti aspetti simile alla nostra. Il Trivio infatti sottolineava che una persona ben formata dovesse saper pensare bene (Dialettica/Logica), saper comunicare in modo comprensibile agli altri (Grammatica), e in modo tale da esser loro gradito (Retorica).
La seconda conclusione richiama a un antico libro della Bibbia, il Libro di Neemia, in cui si racconta di come gli ebrei, tornati dall’esilio babilonese, ricostruirono le mura di Gerusalemme (circa 445-432 a.C.): “Quelli che costruivano le mura e quelli che portavano o caricavano i pesi, con una mano lavoravano e con l’altra tenevano la loro arma; tutti i costruttori, lavorando, portavano ciascuno la spada cinta ai fianchi” (Neemia 4, 10-12). Questo racconto ricorda come tutti noi abbiamo il compito sia di denunciare le derive anti-umane di certe ideologie, sia di lavorare per costruire un mondo migliore.
L’evento sarà trasmesso in streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube dell’Associazione.
Giovedì, 17 marzo 2022