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Cancellare il Natale? No, grazie.

30 Novembre 2021 - Autore: Aurelio Carloni

Piccola nota su una circolare interna dei Palazzi di Bruxelles, che illustra bene il grado di follia raggiunto dagli alfieri del politicamente corretto

di Aurelio Carloni

In questi giorni i media hanno reso nota la comunicazione “interna” della Commissione UE, di 32 pagine, rivolta ai propri funzionari, intitolata Guidelines for Inclusive Communication. Tra le raccomandazioni di queste Linee guida per una comunicazione inclusiva della neolingua tecnocratica compare quella di non usare la parola Natale nei propri auguri.

Le motivazioni di questa decisione? «Evitare di considerare che chiunque sia cristiano» ed essere «così sensibili al fatto che persone abbiano differenti tradizioni religiose». Quindi non più “Buon Natale”, ma “Buone feste d’inverno”, o semplicemente “buone feste”. Così nessuno si offende.

Giovanni Cantoni, fondatore di Alleanza Cattolica morto due anni fa, diceva spesso che «c’è chi sega il ramo dell’albero su cui è seduto». Immaginiamo un uomo, gambe penzoloni nel vuoto, che inizia lentamente, ma inesorabilmente, a segare il ramo dalla parte del tronco. Alla fine della sua opera, nel momento in cui considererà con soddisfazione e orgoglio il risultato del suo sforzo, cadrà inevitabilmente nel vuoto.

È quanto accade nell’Occidente un tempo cristiano sull’onda del politicamente corretto e, più di recente, della conseguente “cancel culture”, che è insieme cultura della cancellazione delle proprie radici e cancellazione della cultura stessa. Cancellare il Santo Natale vuol dire cancellare 2000 anni di civiltà, e quindi rendere impossibile la comprensione anche di quanto si vede guardandosi intorno in una qualsiasi delle città europee che abbia un centro storico risalente al Medio Evo o anche successivo. Che senso hanno ad esempio le “Madonnelle” che ad ogni angolo delle vie del centro di Roma proteggevano, e continuano a proteggere almeno a parere di chi scrive, i “viandanti” senza discriminazione alcuna, perché per la Santa Vergine ognuno di noi è figlio per il quale impetrare grazie a partire da quella della salvezza eterna?

E con la fede vogliamo cancellare anche le università e gli ospedali “inventati” nel Medio Evo da santi e cattolici sapienti, spinti dalla curiosità della ragione e dalla voglia di chinarsi sui più fragili per prendersene cura e per assisterli nella malattia e nel bisogno?

Quello cui assistiamo, e la comunicazione dell’UE ne è solo la testimonianza ulteriore (di certo non l’ultima), evidenzia la volontà rivoluzionaria dell’Occidente di abbandonare Dio, per lasciarsi cadere dal ramo solido della ragione bene utilizzata e finire nel baratro del nulla, disperato e disperante, del nichilismo e del relativismo, divenuto un vero regime totalitario.

Belle le pagine che il sociologo delle religioni Rodney Stark dedica a La vittoria della ragione, per dimostrare che tutto il progresso dell’umanità nei due millenni che seguono la nascita, il Natale, di Gesù Bambino sono in gran parte riconducibili a quella sete di sapere e di aiutare che ogni buon cattolico aveva e continua ad avere. Davvero vogliamo che i nostri figli e i nostri nipoti perdano lo spirito del Natale? Quello spirito che Gilbert Keith Chesterton, alla sua maniera, descriveva in una sua splendida poesia:

«(…) Di notte presso una capanna all’aperto

giungeranno infine tutti gli uomini,

in un luogo che è più antico dell’Eden

e che alto si leva oltre la grandezza di Roma.

Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,

fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,

fino al luogo dove Dio fu senza tetto» (da Tempi, traduzione di Annalisa Teggi)

La risposta è no, grazie. Non ci sottrarranno il Natale e il luogo rappresentato dal presepe «dove Dio fu senza tetto».

Mentre andiamo “in stampa” online apprendiamo che la comunicazione sarebbe stata ritirata dalla Commissione UE. Se confermata, la notizia testimonierebbe in ultima analisi che, seppur residualmente, nelle Istituzioni c’è ancora qualcuno che ascolta e che nella società c’è chi ancora si mette in gioco per difendere la propria fede. Ma rimane inquietante, e molto preoccupante per il futuro, anche soltanto il fatto che ci abbiano provato.

Martedì, 30 novembre 2021

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