Un’analisi della lettera dedicata al “Dantedì”
Di Lorenzo Cantoni
Lo scorso 25 marzo, solennità dell’Incarnazione, Papa Francesco ha promulgato la Lettera apostolica Candor lucis aeternae, nel VII° centenario della morte di Dante Alighieri (1265-1321). Si tratta di un documento di grande importanza, per tre ragioni principali.
Anzitutto, Papa Francesco riprende e prosegue l’attenzione dedicata dai Pontefici precedenti verso la figura del sommo poeta. Nel primo paragrafo – intitolato «Le parole dei Pontefici Romani dell’ultimo secolo su Dante Alighieri» – ripercorre i documenti dell’ultimo secolo, a partire dalla lettera enciclica In praeclara summorum di Papa Benedetto XV del 1821, in cui rivendicava l’appartenenza del poeta alla Chiesa e sottolineava «quanto sia falso che l’ossequio della mente e del cuore a Dio tarpi le ali dell’ingegno, mentre lo sprona e lo innalza» (n. 1). Non si tratta solo di un costante riferimento nei testi pontifici, ma anche di gesti particolarmente significativi, come quando san Paolo VI «Il 14 novembre [1965] inviò a Firenze, affinché fosse incastonata nel Battistero di San Giovanni, un’aurea corona d’alloro. Infine, alla conclusione dei lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, volle donare ai Padri Conciliari un’artistica edizione della Divina Commedia» (n. 1).
In secondo luogo, Papa Francesco presenta la vita e l’opera di Dante come esemplari e paradigmatiche rispetto all’esistenza umana, di ogni uomo e di ogni donna. «Dante, riflettendo profondamente sulla sua personale situazione di esilio, di incertezza radicale, di fragilità, di mobilità continua, la trasforma, sublimandola, in un paradigma della condizione umana, la quale si presenta come un cammino, interiore prima che esteriore, che mai si arresta finché non giunge alla meta. Ci imbattiamo, così, in due temi fondamentali di tutta l’opera dantesca: il punto di partenza di ogni itinerario esistenziale, il desiderio, insito nell’animo umano, e il punto di arrivo, la felicità, data dalla visione dell’Amore che è Dio» (n. 2).
Il poeta fiorentino è poeta di speranza (n. 3) e cantore del desiderio umano (n. 4). La sua opera celebra sia l’infinita misericordia di Dio sia la libertà umana: «l’essere umano può sempre scegliere, con la sua libertà, quale via seguire e quale sorte meritare» (n. 5). Non è un caso che la lettera venga promulgata il 25 di marzo: «Il mistero dell’Incarnazione, che oggi celebriamo, è il vero centro ispiratore e il nucleo essenziale di tutto il poema. In esso si realizza quello che i Padri della Chiesa chiamavano ‘divinizzazione’, l’admirabile commercium, il prodigioso scambio per cui, mentre Dio entra nella nostra storia facendosi carne, l’essere umano, con la sua carne, può entrare nella realtà divina» (n. 6).
Maria, che ha accolto il Figlio di Dio nel suo grembo, è al centro della Divina Commedia: «Nell’opera di Dante troviamo un bel trattato di mariologia: con accenti lirici altissimi, particolarmente nella preghiera pronunciata da San Bernardo, egli sintetizza tutta la riflessione teologica su Maria e sulla sua partecipazione al mistero di Dio» (n. 7).
Papa Francesco accosta il percorso esistenziale paradigmatico del poeta a quello di san Francesco, cui Dante dedica il canto XI del Paradiso: «C’è una profonda sintonia tra San Francesco e Dante: il primo, insieme ai suoi, uscì dal chiostro, andò tra la gente, per le vie di borghi e città, predicando al popolo, fermandosi nelle case; il secondo fece la scelta, incomprensibile all’epoca, di usare per il grande poema dell’aldilà la lingua di tutti e popolando il suo racconto di personaggi noti e meno noti, ma del tutto uguali in dignità ai potenti della terra. Un altro tratto accomuna i due personaggi: l’apertura alla bellezza e al valore del mondo creaturale, specchio e ‘vestigio’ del suo Creatore» (n. 8).
In terzo luogo,Papa Francesco indica le modalità attraverso le quali anche noi, oggi, possiamo attingere all’opera di Dante Alighieri, «una miniera quasi infinita di conoscenze, di esperienze, di considerazioni in ogni ambito della ricerca umana» (n. 9).
Si tratta di ascoltarlo e di imitarlo, di «farci suoi compagni di viaggio, perché anche oggi egli vuole mostrarci quale sia l’itinerario verso la felicità, la via retta per vivere pienamente la nostra umanità, superando le selve oscure in cui perdiamo l’orientamento e la dignità» (n. 9).
Il Papa invita insegnanti, comunità cristiane, istituzioni accademiche e artisti a unirsi in questa celebrazione: «In questo particolare momento storico, segnato da molte ombre, da situazioni che degradano l’umanità, da una mancanza di fiducia e di prospettive per il futuro, la figura di Dante, profeta di speranza e testimone del desiderio umano di felicità, può ancora donarci parole ed esempi che danno slancio al nostro cammino. Può aiutarci ad avanzare con serenità e coraggio nel pellegrinaggio della vita e della fede che tutti siamo chiamati a compiere, finché il nostro cuore non avrà trovato la vera pace e la vera gioia, finché non arriveremo alla meta ultima di tutta l’umanità, “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Par. XXXIII, 145)» (n. 9).
Papa Francesco esorta anche «le associazioni e i movimenti culturali, a promuovere iniziative volte alla conoscenza e alla diffusione del messaggio dantesco nella sua pienezza» (n. 9), un appello a cui Alleanza Cattolica desidera corrispondere con generosità, attraverso incontri e interventi sul sito e sulla rivista Cristianità.
Lo farà anche attraverso un corso online, che aiuterà a rendere l’opera dantesca «accessibile e attraente non solo a studenti e studiosi, ma anche a tutti coloro che, ansiosi di rispondere alle domande interiori, desiderosi di realizzare in pienezza la propria esistenza, vogliono vivere il proprio itinerario di vita e di fede in maniera consapevole, accogliendo e vivendo con gratitudine il dono e l’impegno della libertà» (n. 9).
Lunedì, 29 marzo 2021