Di Ettore Gotti Tedeschi da La Libertà quotidiano di Piacenza del 21/01/2020
L’ultima volta che vidi Giovanni Cantoni fu nella struttura sanitaria ove veniva curato. Mi sussurrò: “Noi, che temiamo la morte e la sofferenza, ma siamo ancor più preoccupati di non essserci adeguatamente preparati al Giudizio, siamo abituati a pregare: a subitanea morte, libera nos Domine (da morte improvvisa, liberaci Signore). Io non “benificerò”, certo, di morte improvvisa-disse poi, accennando un sorriso serenamente-ho tutto il tempo per offrire al Signore, con gioia, tutto quanto sto soffrendo.
Giovanni Cantoni è stato uno dei maggiori filosofi cattolici degli ultimi cinquant’anni, ma non si è limitato a studiare, pensare, scrivere e far vivere Alleanza Cattolica. Grazie a tutto questo, il suo “mestiere” era diventato quello di cambiare la vita del prossimo, aiutandolo a trovare e dare senso (soprannaturale) alla propria vita. Se una persona dovesse essere valutata, in terra, sui suoi risultati, potrei azzardare che Giovanni ha concorso a influenzare (migliorandola), direttamente e inderettamente, una buona parte di umanità.
Quando muore una persona, che ha avuto una parte importante nella propria vita, si è forzati a riflettere su cosa sarebbe stata detta propria vita senza l’incontro con detta persona. Ho preferito neppure immaginarlo, perciò ho scritto questa mia memoria di gratitudine a Giovanni Cantoni. Forse a Piacenza, non tutti sanno che è scomparso un suo grandissimo figlio.