Giovanni Paolo II, Cristianità n. 305 (2001)
Messaggio al Card. Antonio María Javierre Ortas in occasione della seduta accademica dedicata al 1200° anniversario dell’incoronazione imperiale di Carlo Magno, del 14-12-2000, in L’Osservatore Romano, 17-12-2000. Traduzione del quotidiano vaticano e titolo redazionale.
La commemorazione dello storico evento [una seduta accademica dedicata al 1200° anniversario dell’incoronazione imperiale di Carlo Magno, compiuta dal Papa Leone III nel Natale dell’800] ci invita a volgere lo sguardo non soltanto al passato, ma anche all’avvenire. Essa, infatti, coincide con la fase decisiva della stesura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Questa fausta coincidenza invita a riflettere sul valore che anche oggi conserva la riforma culturale e religiosa promossa da Carlo Magno: il suo rilievo, infatti, è ben maggiore dell’opera da lui svolta per la materiale unificazione delle varie realtà politiche europee dell’epoca.
È la grandiosa sintesi tra la cultura dell’antichità classica, prevalentemente romana, e le culture dei popoli germanici e celtici, sintesi operata sulla base del Vangelo di Gesù Cristo, ciò che caratterizza il poderoso contributo offerto da Carlo Magno al formarsi del Continente. Infatti, l’Europa, che non costituiva una unità definita dal punto di vista geografico, soltanto attraverso l’accettazione della fede cristiana divenne un continente, che lungo i secoli riuscì a diffondere quei suoi valori in quasi tutte le altre parti della terra, per il bene dell’umanità. Al tempo stesso, non si può non rilevare come le ideologie, che hanno causato fiumi di lacrime e di sangue nel corso del XX secolo, siano uscite da un’Europa che aveva voluto dimenticare le sue fondamenta cristiane.
L’impegno che l’Unione Europea si è assunto di formulare una Carta dei diritti fondamentali costituisce un tentativo di sintetizzare nuovamente, all’inizio del nuovo millennio, i valori fondamentali ai quali deve ispirarsi la convivenza dei popoli europei. La Chiesa ha seguito con viva attenzione la vicenda dell’elaborazione di tale documento. Al riguardo, non posso nascondere la mia delusione per il fatto che non sia stato inserito nel testo della Carta neppure un riferimento a Dio, nel quale peraltro sta la fonte suprema della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Non si può dimenticare che fu la negazione di Dio e dei suoi comandamenti a creare, nel secolo passato, la tirannide degli idoli, espressa nella glorificazione di una razza, di una classe, dello stato, della nazione, del partito, in luogo del Dio vivo e vero. È proprio alla luce delle sventure riversatesi sul ventesimo secolo che si comprende come i diritti di Dio e dell’uomo s’affermino o cadano insieme.
Nonostante molti nobili sforzi, il testo elaborato per la Carta europea non ha soddisfatto le giuste attese di molti. Poteva, in particolare, risultare più coraggiosa la difesa dei diritti della persona e della famiglia. È infatti più che giustificata la preoccupazione per la tutela di tali diritti, non sempre adeguatamente compresi e rispettati. In molti Stati europei essi sono minacciati, ad esempio, dalla politica favorevole all’aborto, quasi dappertutto legalizzato, dall’atteggiamento sempre più possibilista nei confronti dell’eutanasia e, ultimamente, da certi progetti di legge in materia di tecnologia genetica non sufficientemente rispettosi della qualità umana dell’embrione. Non basta enfatizzare con grandi parole la dignità della persona, se essa viene poi gravemente violata nelle norme stesse dell’ordinamento giuridico.
La grande figura storica dell’imperatore Carlo Magno rievoca le radici cristiane dell’Europa, riportando quanti la studiano ad un’epoca che, nonostante i limiti umani sempre presenti, fu caratterizzata da un’imponente fioritura culturale in quasi tutti i campi dell’esperienza. Alla ricerca della sua identità, l’Europa non può prescindere da un energico sforzo di recupero del patrimonio culturale lasciato da Carlo Magno e conservato lungo più di un millennio. L’educazione nello spirito dell’umanesimo cristiano garantisce quella formazione intellettuale e morale che forma ed aiuta la gioventù ad affrontare i seri problemi sollevati dallo sviluppo scientifico-tecnico. In questo senso, anche lo studio delle lingue classiche nelle scuole può essere un valido aiuto per introdurre le nuove generazioni alla conoscenza di un patrimonio culturale di inestimabile ricchezza.