
Lo decide il Comune di Capaci, che nel frattempo censura la libertà d’espressione.
E’ quanto accaduto ad Alleanza Cattolica e all’ “Associazione Family Day – Difendiamo i nostri figli” a Capaci. E’ stato censurato un convegno, in programma il 25 settembre, dal titolo “Contrappunti di bioetica”, oggetto dell’incontro? Una “conversazione” sulla proposta di legge Zan e sulla pillola RU486.
La motivazione?Perché “l’evento appare in contrasto con la Carta Europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella vita locale”, documento al quale il predetto Comune ha aderito “impegnandosi a garantire il diritto delle donne di essere ascoltate prima che venga presa qualsiasi decisione o vengano trattati temi che possano avere incidenza negativa sulla società”.
Tale richiamo alla Carta Europea, elaborata dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa del 2006, risulta, a dire il meno, forzato. Sia perché, come è evidente, si trattava di una “conversazione” e non di un “consesso pubblico chiamato a prendere decisioni”; e sia perché l’art. 7 della Carta invita, testualmente, a rispettare “il diritto di essere ascoltate/i prima che venga presa qualsiasi decisione che li riguardi e che possa avere un’incidenza negativa”, sempre riferendosi all’“Amministrazione” (così recita il titolo dell’art. 7). L’incidenza “sulla società” è, dunque, un profilo del tutto estraneo al testo della Carta e l’aggiunta – introdotta a mano dal Comune di Capaci – sembra, invece, smascherare l’intenzione propriamente censoria degli estensori del provvedimento.
Inoltre, viene attribuita un’ulteriore “colpa” agli organizzatori: “Dalla scaletta dell’evento –sentenzia il Comune – si evince che, sebbene l’oggetto del dibattito riguardi la salute e il corpo della donna, la figura femminile compare solo marginalmente nel ruolo della moderatrice”. Invero troppo frettolosi per notare che le donne previste erano due ed entrambe in un ruolo rilevante ai fini della conduzione della conversazione.
Quale la sanzione? “Rimodulare la richiesta tenuto conto delle motivazioni indicate”. Il tutto (excusatio non petita?), “nel voler sostenere la libertà di espressione”. Decide il Comune cosa voglia dire libertà di espressione e non si accorge di toglierla.
E’ del tutto evidente come la vera motivazione a sostegno del rigetto siano gli argomenti e i protagonisti della conversazione. La verità, non censurabile, è che a Capaci è stato impedito di conversare liberamente di questioni che incidono e senza dubbio negativamente sulla vita e sulla libertà di tutti, senza distinzione di sesso. E tutto ciò avviene ancor prima che sia stata approvata una proposta di legge come quella cosiddetta “Zan” che, a detta di una percentuale sicuramente non trascurabile di giuristi (donne e uomini), è pericolosamente liberticida. Prendiamo atto che siamo stati censurati. Domani – Dio non voglia – potremmo essere denunciati e arrestati. Colpevoli di essere Contrappunti di libertà.
Domenica, 27 settembre 2020