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Clemente Solaro della Margarita

27 Ottobre 2018 - Autore: Alleanza Cattolica

di Giacomo Roggeri Mermet

 

Clemente Solaro della Margarita (1792-1869)

 

1. La vita

Clemente Solaro nasce a Cuneo, nel Regno di Sardegna, il 21 novem­bre 1792 dal conte Vittorio Luigi Solaro della Margarita (1763-1849) — Margarita è un paese a pochi chilometri da Cuneo — e da Maria Gabriella Galleani d’Agliano (1771-1842). Nel 1803 viene inviato a studiare a Siena al collegio Tolomei, retto dai padri scolopi — appartenenti all’ordine dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie —, ma nel 1807, in seguito a un editto di Napo­leone Bonaparte (1769-1821), che intima il ritorno in patria ai sudditi residenti all’estero, rientra a Torino, dove continua gli studi sotto la guida del sacerdote nizzardo Pietro Ricordi (1729-1829), ex gesuita, poi, dal 1809 al 1812, all’ate­neo torinese, l’Acca­de­mia. Nel 1809, a soli sedici anni, si prodiga per far conoscere la bolla con cui Papa Pio VII (1800-1823) scomunica Napoleone; nel 1812, ven­tenne, fonda la Società Italiana per la Promozione della Cultura Italiana, scrivendo e dif­fon­dendo bollettini periodici. Nel 1814 pubblica Il giorno di liberazione del Piemonte; nel 1815 diviene applicato all’Uf­fi­cio del­l’Avvocato Generale e l’anno successivo, a venti­quat­tro anni, entra in diplomazia quale segretario della legazione Sar­da presso il Regno di Napoli a Napoli. Nel 1824 sposa Carolina de Quesada di San Sa­tur­nino (1808-1882) ed è, nello stesso anno, richiamato a Torino per essere nominato incaricato d’Affari a Madrid l’anno successivo. Nel 1826 è promosso ministro plenipotenziario. Ritornato a Torino nel 1834 gli viene affidata una missione segreta a Roma e a Napoli. Nel gennaio del 1835 è nominato ministro plenipotenziario a Vienna, ma il 3 febbraio, in procinto di par­tire, riceve la nomina, prima temporaneamente e dopo poche set­timane definitivamente, a segretario di Stato per gli Affari Esteri, carica che conserverà fino al 9 ottobre 1847, quando ne sarà esonerato da re Carlo Alberto di Savoia-Carignano (1798-1849).

Nel 1851 inizia una feconda stagione letteraria: in questo anno pubblica il Memorandum storico politico, nel 1853 Avvedimenti Politici e nel 1854 Questioni di Stato, quindi, nel 1856, Discorso alla Nazione e Discorso Se­condo alla Nazione. Nel 1860 dà alle stampe Opinione sul­l’an­nessione di alcuni Stati alla Monarchia e sulla cessione del­la Savoia e di Nizza alla Francia e Risposta all’opuscolo Il Papa ed il Con­gres­so, e nel 1863-1864 L’Uomo di Stato indirizzato al governo della cosa pubblica. Fra i suoi scritti si annoverano anche operette giovanili, opere ascetiche e di erudizio­ne. Muore il 12 novembre 1869, a settantasette anni.

2. L’età della Restaurazione

A partire dal 1814, con la Restaurazione che riporta sul trono del Regno di Sardegna re Vittorio Emanuele I di Savoia (1759-1824), la resistenza cattolica alla Rivoluzione esce dalla clandestinità: la Compagnia di Gesù, soppressa nel 1773, viene ristabilita, gli istituti religiosi vengono potenziati, mentre il cuneese vene­rabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830) nel 1817 fonda e dirige a Torino l’A­mi­cizia Cattolica, che continua l’opera dell’Amicizia Cristiana, na­ta verso il 1775, nella stessa capitale, con carattere di segretezza a opera del gesuita svizzero Nikolaus Joseph Albert von Dieβbach (1732-1798), ex ufficiale, calvinista convertito al cattolicesimo.

Intorno all’Amicizia Cattolica si raccolgono molti aristo­cratici piemontesi che hanno compreso l’importanza di un’azione re­stau­ratrice in opposizione ai princìpi rivoluzionari. Il più ce­le­bre è il torinese marchese Cesare Taparelli d’Azeglio (1763-1830), che diventa segretario del sodalizio. 

In campo politico, Solaro della Margarita, che incarna l’uomo politico cattolico operante con lo spirito del missionario, è certamente l’interprete principale della resistenza cat­to­li­ca. Egli si sforza di realizzare la verità cristiana negli atti politici e di ostacolare la Rivolu­zione nelle forme in cui si presenta nel suo tempo: difende i principi contrapponendoli alle ideo­logie che tri­on­feranno nel secolo XX portando con sé immani tragedie e persegue — secondo l’espressione del biellese con­te Emiliano Avogadro della Motta (1798-1865) — il «re­gresso», cioè il ritorno della società ai princìpi eterni e immutabili. Fra altri operanti in questa importante stagione contro-rivoluzionaria, oltre a questo aristocratico biellese, autore del famoso Saggio sul sociali­smo, si segnala il savoiardo conte Vittorio Amedeo Sallier de la Tour (1774-1858).

3. L’uomo di Stato

Dal 1835 al 1847 Solaro della Margarita regge la se­greteria di Stato per gli Affari Esteri e di questa permanenza è testimonianza la sua opera più conosciuta, il Memorandum storico po­li­tico, un diario-testamento, dove si può cogliere la perfetta coerenza tra la fede professata e l’impegno politico. Egli inizia la sua attività avendo come programma quello di con­trastare con tutti i mezzi offerti dalla sua carica la Rivolu­zione italiana e di consigliare il re nello stesso senso. Così, all’inizio del suo ministero, entra subito in contrasto con i liberali nelle discussioni relative al Codice Alberti­no circa il matrimonio, difendendo la permanenza alla Chiesa degli atti dello Stato civile. Quindi polemizza ancora con i liberali non condividendo la loro avversione nei confronti del­l’impero asburgico e la loro idea d’ingrandire il Regno di Sardegna in direzione del fiume Ticino, cosa che considera «fra le meno probabili» da rag­giun­ger­si a seguito di trattati e possibile solo «dopo sanguinose guerre»: perciò auspica una e­span­sio­ne in altre direzioni.

Nel 1836 è a fianco di re Carlo Alberto che — nonostante le proteste del Regno di Francia e del Regno Unito — sostiene don Carlos di Borbone (1788-1855), fratello e legittimo successore di re Ferdinando VII (1784-1833) sul trono spagnolo, nella guerra contro la regina Isabella II, pure di Borbone (1830-1904); l’anno seguente è impegnato a ri­spon­dere al governo in­glese in merito a uno strumentale attacco sulla que­stione dei valdesi in Piemonte.

Nel 1839 ristabilisce la nunziatura apostolica nel regno, sospesa nel 1751 da Carlo Ema­nuele III di Savoia (1701-1773), e negli anni successivi sostiene, contro il pensiero dei rivo­lu­zio­na­ri, che i concordati e le convenzioni con la Santa Sede hanno la stessa forza dei trattati conclusi con altre potenze.

Nel 1845 promette aiuto e appoggio diplomatico ai Cantoni cattolici svizzeri che si uniscono nel Sonderbund, una «Lega separata», in difesa delle loro tra­di­zio­ni contro il governo federale in mano ai laicisti radicali. Con il 1846 iniziano ininterrotti gli attacchi all’opera di Solaro della Margarita da parte dei liberali, sempre più alimenta­ti dallo spirito rivoluzionario, soprattutto dopo l’occu­pa­zione della piazzaforte di Ferrara da parte dell’impero asburgico.

Re Carlo Alberto lo eso­nera dall’incarico l’11 ottobre 1847.

Solaro della Margarita torna alla politica attiva nel 1854, quan­do viene eletto deputato al parlamento nel collegio di San Quirico, oggi nel Vercellese, un collegio poi smembrato dal torinese conte Ca­millo Benso di Ca­vour (1810-1861) onde impedirne la rielezio­ne nel 1860.

4. Il pensatore

Lasciato il ministero e dopo la pubbli­cazione del Memorandum storico-politico, dà alle stampe Avvedimenti politici, in cui, a completamento dell’opera precedente, espone i princìpi della sana politica, cioè il «pensiero forte» di un cattolico vocato alla vita pubblica, con tratti talora assai polemici nei confronti delle moderne dottri­ne sul tema.

L’Uomo di Stato indirizzato al governo della cosa pubbli­ca, scritto negli ultimi anni della vita, è diviso in quattro libri: nel pri­mo tratta delle qualità persona­li necessarie al­l’uo­mo di Stato, nel secondo di quelle dell’uomo di Sta­to in azione e negli ultimi due illustra con ampiezza e con profondità i princìpi sociali necessari per amministrare. Così Solaro della Margarita scrive che la politica è «materia d’altissima importanza, principalissima scienza» fondata su massime fisse, su princìpi che sono certi, e che l’uomo di Stato — «[…] che non si trova come una pianta in ogni giardino» — deve possedere, fra le altre, una qualità indispensabile: la scienza politica, «[…] da cui s’impara­no quali siano i diritti, le condizioni di una società ben ordi­nata, quale sia il modo di mantenere la sua indipendenza e di ben indirizzare le sue relazioni cogli Stati esteri». L’au­tore prende in esame anche i rapporti fra la politica e la religione: ri­cor­da che «[…] senza religione non v’è salute per la cosa pubblica», si dichiara timoroso di funeste conseguenze per quegli uomini di Stato che osteggiano le pratiche religiose e li ammonisce affermando che «[…] quegli uomini cui essi hanno tolta la religione, toglieranno loro l’autorità». Se nel pensiero di Solaro della Margarita non vi è spazio per la separa­zione fra fede e politica, fra Chiesa e Stato, non vi è nemmeno per la loro confusione. Egli non vuole «[…] convertir gli uomini di Stato in ferventi cenobiti», ma è convinto che, facendo il loro dovere di credenti, servendo lo Stato, «[…] faranno forse più, e non certo meno, di quel che può farsi a pro della religione nei chiostri». La scienza politica non deve porsi in opposizione all’au­torità divina: se molti non cattolici sono encomiabili perché seguono i buoni principi nella politica, non per ubbidienza alla Chiesa ma per la naturale rettitudine del loro cuore, tanto più è primario dovere per i cattolici camminare per la via retta vivendo nel grembo della Chiesa, che sola è maestra di morale evangelica e quindi sola vera interprete della sana politica. Se la scienza politica, ancora, è la principale scienza di un uomo di Stato, la religione ne è la principale virtù: questa non deve mancare all’uomo di Stato, al quale tocca riconoscere che l’autorità ha origine divina — «Per me reges regnant» (Prov. 8, 15) — e non risiede nel popolo. Se i reggitori dei popoli regnano per volere di Dio, re­gnano per compiere la volontà di Dio, che a tal scopo li delega, e non perché possano fare quanto a loro piace. La sovranità non risiede nel popolo, perché altrimenti si cadrebbe nel­l’as­surdo del popolo sovrano e suddito nello stesso tempo. Quando una nazione è felice? Quando persegue il suo fine che non può essere diverso da quello dei singoli, cioè Dio, dal momento che la nazione è «riunione […] d’uomini». Solaro della Margarita ricorda che, come per il singolo il raggiungimento del fine richiede la con­servazione della vita e dei beni della famiglia, così per la società necessita di «[…] provvedere a quanto conviene per mantenerla in fiore», «[…] di camminare nella via della virtù onde corrispondere ai disegni del Creatore che non vuole disordini, vizi e delitti nel mondo, nè negli individui, e nemmeno nella massa del popolo». Si devia invece dal fine, se si curano solo gli interessi materiali. Nell’opera il politico cattolico tratta poi di finanze, di istruzione, di industria e commercio, di agricoltura, di problemi militari e di altri argomenti ancora, rivelando una mente di ampie prospettive e di vasti interessi; né manca d’inter­venire su argomenti che oggi si direbbero ecologici, quasi prevedendo certe catastrofi naturali come conseguenze di uno smoda­to desiderio di ricchezza delle generazioni a lui contemporanee che, dimenti­che dell’importanza delle foreste, le abbattono senza freno.

5. Attualità di Clemente Solaro della Margarita

Il conte Clemente Solaro della Margarita, cattolico esemplare e fine politico, combatte la Rivoluzione così come al suo tem­po si presenta: questa concretezza è la sua grande lezione, unita alla sapienza che, straordinaria, riluce nelle sue opere e nel suo operato. Grazie a questa sapienza e a questa concretezza egli prevede le logiche conseguenze dei gravi errori politici del suo tempo: a lui, agli uomini di buona volontà del suo tempo come a quelli delle età seguenti, rimane solo — scrive in L’U­o­mo di Stato indirizzato al governo della cosa pubbli­ca — il compito di «[…] radunare i materiali che servir possano a riedificare allorchè a Dio piacerà che si restauri il retto sentire della ragione umana».

Giacomo Roggeri Mermet
24 ottobre 2018

 

Per approfondire: Clemente Solaro della Margarita, Avvedimenti poli­tici, 3a ed. accresciuta con la ristampa di tre opuscoli di argomento politico, Fiaccadori, Parma 1867 (nel sito web <http­s://archive.org/details/avvedim­entipoli00marg­goog/page/­n­2­0­>); Idem, L’uomo di Sta­­to indirizzato al governo della cosa pubblica, 2 voll., Speirani, Torino 1864 (nel sito web <https://archive.org/details/­luo­mo­d­i­statoind01marggoog/­page­/­n­5­> (vol. I); <https://­ar­chi­ve.­org/­de­tai­ls/luomodi­statoind00mar­ggoog/­page/n6> (­v­o­l­. II)); Idem, Memorandum storico politico, F.lli Bocca, Torino 1930 (nel sito web <https://­archi­v­e­.­o­r­g­/­d­e­t­a­i­l­s/bub_gb_pNPYJVFwLNwC/page/n7>); Idem, Lezioni di politica (antologia di scritti), Il Pensiero, Catanzaro 2018. Su di lui, Michele Monaco, Clemente Solaro del­la Margarita. Pensiero ed azione di un cattolico di fronte al Risorgimento italiano, Marietti, Torino 1955: Carlo Lovera e Ilario Rinieri S.J., Clemente Solaro della Margarita, 3 voll., Bocca, Torino 1931; Alessandro Augusto Monti della Corte, I grandi atleti del Trono e del­l’Al­ta­re, Gatti, Brescia 1929, pp. 138-152; Isabella Rauti, I paladini della reazione. Il pensiero antirisorgimentale in Ita­lia nella prima metà dell’Ottocento, Settimo Sigillo, Roma 1987, pp. 45-54; e Nicola Del Corno, Gli «scritti sani». Dottrina e pro­pa­ganda della reazione italiana dalla Restaurazione al­l’Unità, Franco Angeli, Milano 1992, pp. 178-258.

 

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