«Amare come ama Gesù», dice il Papa, «significa mettersi al servizio» dei fratelli, come insegna anche il beato Rosario Livatino
di Michele Brambilla
«Nel Vangelo di questa domenica (Gv 15,9-17)», afferma Papa Francesco introducendo il Regina Coeli del 9 maggio, «Gesù, dopo aver paragonato Sé stesso alla vite e noi ai tralci, spiega qual è il frutto che portano coloro che rimangono uniti a Lui: questo frutto è l’amore», una parola molto abusata nella nostra epoca. «Ci chiediamo: qual è questo amore in cui Gesù ci dice di rimanere per avere la sua gioia», e la risposta certamente «è l’amore che ha origine nel Padre, perché “Dio è amore” (1 Gv 4,8). Questo amore di Dio, del Padre, come un fiume scorre nel Figlio Gesù e attraverso di Lui arriva a noi sue creature. Egli dice infatti: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi” (Gv 15,9)» fino a dare la vita sulla croce.
Come si fa a rimanere nell’amore teologale? «Dice Gesù: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore” (Gv 15,10). I suoi comandamenti Gesù li ha riassunti in uno solo, questo: “Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). Amare come ama Gesù significa mettersi al servizio, al servizio dei fratelli, così come ha fatto Lui nel lavare i piedi ai discepoli», spiega ancora il Pontefice. «Significa anche uscire da sé», ovvero superare l’egoismo e l’egocentrismo inoculati dal peccato originale.
I cattolici hanno davanti l’esempio dei santi, uomini come noi afferrati dall’amore di Dio. Francesco ricorda in particolare che «oggi, ad Agrigento, è stato beatificato Rosario Angelo Livatino, martire della giustizia e della fede. Nel suo servizio alla collettività come giudice integerrimo, che non si è lasciato mai corrompere, si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre “sotto la tutela di Dio”; per questo è diventato testimone del Vangelo fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo ad essere leali difensori della legalità e della libertà» autentica, che rispetta la legge divina e naturale. Il pensiero del Papa va anche agli scontri tra palestinesi e israeliani a Gerusalemme e a quelli in Colombia. «Sono tanti i colombiani qui» in piazza S. Pietro, «preghiamo per la vostra patria», senza dimenticare un vile attentato islamico a Kabul, che ha colpito una scuola femminile.
Alla luce di tutto ciò, è facile constatare come «amare come Cristo significa dire di no ad altri “amori” che il mondo ci propone: amore per il denaro – chi ama il denaro non ama come ama Gesù –, amore per il successo, la vanità, per il potere…. Queste strade ingannevoli di “amore” ci allontanano dall’amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti, prepotenti. E la prepotenza conduce a una degenerazione dell’amore, ad abusare degli altri, a far soffrire la persona amata». Molto meglio seguire Gesù: «dove ci conduce? Ce lo ha detto Gesù: “Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). E la gioia che il Signore possiede, perché è in totale comunione col Padre, vuole che sia anche in noi in quanto uniti a Lui. La gioia di saperci amati da Dio nonostante le nostre infedeltà ci fa affrontare con fede le prove della vita, ci fa attraversare le crisi per uscirne migliori. È nel vivere questa gioia che consiste il nostro essere veri testimoni, perché la gioia è il segno distintivo del vero cristiano».
Lunedì, 10 maggio 2021