di Caio Xavier da Silveira
Per una felice coincidenza l’anno scorso abbiamo celebrato il centenario della nascita del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, e quest’anno festeggiamo il cinquantesimo della pubblicazione del suo capolavoro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.
La causa è sempre superiore all’effetto. L’autore trascende la sua opera intellettuale. In ciò che concerne Plinio Corrêa de Oliveira, il suo pensiero va molto oltre il suo capolavoro. Esso si svolge in un numero impressionante di conferenze, interventi in commissioni di studio, riunioni di lavoro, conversazioni, articoli di giornali, manifesti e via dicendo, che spaziano più di sessant’anni. Senza dimenticare i consigli, sempre pieni di lucidità e di saggezza, che egli impartiva in privato a coloro che si affidavano alla sua guida spirituale.
Questi insegnamenti costituiscono un oceano di sapienza che, nonostante le sue notevoli dimensioni, non esaurisce affatto la grandezza della vocazione di Plinio Corrêa de Oliveira. Tuttavia, in quell’oceano di sapienza Rivoluzione e Contro-Rivoluzione occupa un posto di rilievo, tanto che egli ha voluto essere seppellito con un esemplare sotto il capo.
Il libro della vita
Perché questo rilievo?
Più che una sintesi del suo pensiero, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è una sintesi dell’ideale al quale Plinio Corrêa de Oliveira ha dedicato la vita. Una sintesi che funge anche da cardine per le schiere dei discepoli che vogliono accompagnarlo nella lotta contra la Rivoluzione e per l’instaurazione del Regno di Maria sulla terra.
Nella sua lunga vita, il dott. Plinio ha concesso centinaia di interviste a giornalisti non solo del Brasile ma di ogni parte del mondo. Infallibilmente, una delle prime domande che gli facevano era: qual è stato il libro determinante nella sua vita? In altre parole: da quale libro lei ha tratto le sue idee?
La risposta li lasciava sempre allibiti: “Per me il libro più importante è stato quello della vita”.
Non fu leggendo libri astratti che Plinio Corrêa de Oliveira elaborò il suo pensiero, ma leggendo il libro della vita. “Invece di leggere la dottrina nei libri, salvo poi applicarla ai fatti — egli spiegherà più tardi — io dovette prendere precocemente posizione di fronte ai fatti, salvo poi discernere la dottrina che essi contenevano”.
I primi lineamenti di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione nacquero istintivamente nella testa del giovane Plinio dal contrasto fra il clima agitato, volgare ed ugualitario predominante nei giovani che egli dovette frequentare nel collegio, e l’ambiente invece solenne, raccolto e degno che regnava nel focolare materno, e che egli associava all’atmosfera pia e distinta delle Messe domenicali nella parrocchia del Sacro Cuore.
Così, dall’età di 12 anni i due mondi erano già perfettamente delineati nella sua mente: da una parte quello del laicismo, dell’immoralità e dell’ugualitarismo, e d’altra parte quello della Religione, dello spirito di gerarchia e della castità.
Egli capì, inoltre, che questa non era una situazione appena da osservare, ma esigeva da lui una presa di posizione, subito fatta senza la minima esitazione: “Qualunque cosa mi possa accadere io sarò contro questo mondo. Questo mondo ed io siamo nemici inconciliabili. Difenderò la purezza, difenderò la Chiesa, difenderò la gerarchia politica e sociale; sarò in favore della dignità e del decoro! Questi valori si identificano con la mia vita, tanto che resterei loro fedele anche se dovessi rimanere l’ultimo tra gli uomini, calpestato, stritolato, distrutto!”
Avido lettore di storia sin dalla più tenera età, il giovane Plinio non tardò molto a percepire i risvolti storici di questa situazione. Leggendo le notizie sulla Rivoluzione russa, egli vi ravvisò lo stesso odio ugualitario dei giacobini francesi. Risalendo i secoli egli presto si rese conto che l’urto fra i due universi antitetici che egli subiva in prima persona non era che l’attuazione contemporanea di un più vasto processo che affondava le radici nel passato. Pur non afferrando tutte le vicissitudini del processo, i due poli erano per lui assai nitidi: da una parte la società cattolica sacrale e gerarchica, come quella che fiorì nel Medioevo (inizialmente rappresentato dalla figura di Carlo Magno, che egli conobbi ai 6-7 anni), e d’altra parte la società atea e ugualitaria della Russia comunista e della Rivoluzione francese.
Un problema morale
All’epoca della Facoltà di giurisprudenza, Plinio approfondì le sue osservazioni sulla crisi contemporanea, avvertendo che il problema del comunismo e delle rivoluzioni sociali non era una questione meramente politica, bensì morale. Si il polo del bene si nutre delle virtù cristiane, il polo del male trova il suo dinamismo nelle passioni sregolate, in rivolta contro l’ordine dell’universo. In un articolo del 1930 (egli aveva 21 anni), spiegando la ribellione dell’uomo contro la verità, Plinio Corrêa de Oliveira scrisse: “Principalmente è a causa dell’orgoglio e del disordine dei sensi, ribelli ad ogni freno ed ad ogni legge” (O Legionário, 24-08-30).
Scrivendo nel 1938 a proposito del carnevale di Rio di Janeiro, egli elabora la nozione — fondamentale in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione — del nesso fra le passioni sregolate e le rivoluzioni:
“Per il 90% dei brasiliani non v’è nessun nesso fra il carnevale e il comunismo. (…) Eppure, per un osservatore mediamente avveduto questo nesso è molto chiaro e anche facile da dimostrare.
“Dopo tre giorni di baccanale, dove tutte le trasgressioni della morale individuale sono praticate e applaudite, dove la dignità personale è calpestata, dove il tessuto familiare è distrutto, quale può essere l’ardore, l’entusiasmo, l’impegno di un saltimbanco da carnevale per combattere il comunismo e l’amore libero, per difendere l’integrità della famiglia? (…)
“La proprietà e la famiglia sono due cose inseparabili. Perfino un filosofo o un sociologo di seconda classe non potrà contestare questa verità. Chi è a favore dell’amore libero sarà necessariamente opposto alla proprietà privata, e viceversa. Distruggendo la famiglia, il carnevale mina implicitamente la proprietà” (O Legionário, 27-02-38).
Il processo rivoluzionario
Già da allora — prima quindi che egli avessi letto gli autori contro-rivoluzionari — la nozione del processo rivoluzionario gli era molto chiara. Commentando nel 1931 l’adesione di un pastore protestante al Partito comunista tedesco egli scrisse:
“Il libero esame protestante ebbe una conseguenza immediata: a fianco alle confessioni riformate, fece nascere una forte corrente razionalista che, attraverso il deismo di Voltaire, sfociò nell’ateismo di Rousseau. Questi escogitò le applicazioni pratiche di tali principi al campo politico e sociale, il ché determinò l’esplosione sanguinosa del 1789.
“Con questa rivoluzione trionfano le idee ugualitarie, che eliminavano totalmente le gerarchie dal campo politico e le minavano seriamente nel campo sociale. Subito nacque un movimento che cercò di applicare questi principi ugualitari alle questioni economiche: ecco il sorgere del comunismo” (O Legionário, 22-11-31).
Il ruolo delle tendenze e degli ambienti
Uno degli aspetti più originali del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira, che egli ha maturato a poco a poco, è l’importanza che attribuiva al ruolo delle tendenze e degli ambienti nel processo rivoluzionario.
Dai suoi scritti giovanili si desume chiaramente che egli era oltremodo sensibile agli ambienti, e che percepiva con notevole acutezza l’influenza che essi esercitavano sulle persone. Come reazione al razionalismo, il giovane Plinio si interessò molto all’opera del romanziere francese Marcel Proust, figura criticabile dal punto di vista morale, ma che brillava precisamente per le sue descrizioni degli ambienti.
Più tardi, egli si entusiasmò per l’opera di J.K. Huysmans, uno scrittore franco-fiammingo convertitosi dal satanismo al cattolicesimo, e che eccelleva nell’arte di descrivere gli imponderabili che emanavano gli ambienti di Chiesa. Con lungimiranza, Plinio Corrêa de Oliveira vi ravvisò i lineamenti d’una nuova apologetica centrata sulla bellezza. Ecco un brano di un suo articolo del 1932:
“Dal punto di vista strettamente religioso, il nuovo genere di apologetica che Huysmans ha cercato di inaugurare è molto interessante. (…) Huysmans fa della Chiesa una descrizione materialmente oggettiva, attraverso la quale egli cerca di rilevare, con una abilità inimitabile, i bagliori di soprannaturale che vi si sprigionano. Egli descrive, per esempio, una magnifica liturgia, arricchita di un simbolismo appassionante, un canto gregoriano che estasia” (O Legionário, 21-02-32).
La Contro-Rivoluzione
Parallelamente al approfondimento sulla Rivoluzione, Plinio Corrêa de Oliveira sviluppava anche le sue riflessioni sulla Contro-Rivoluzione, a cominciare dalla sua forza motrice, che egli identificava con la grazia divina distribuita dalla Chiesa. Di conseguenza, egli riteneva che nessuna azione politica sarebbe possibile senza una conversione religiosa.
“Comunismo o cattolicesimo, ecco il dilemma al quale non possiamo scappare — scriveva nel 1931 — O la dissoluzione attuale prosegue il suo corso e ci conduce al comunismo, con la rovina di ogni organizzazione politica e sociale, oppure torniamo indietro e, riprendendo la scia del cattolicesimo, che in passato ha già salvato una civiltà che crollava, mettiamo Dio nelle scuole, nelle Costituzioni, nei focolari, nei club e principalmente nelle persone” (O Legionário, 10-05-31).
Un secondo ponto fermo è che questa Contro-Rivoluzione dev’essere radicale:
“Il mondo non potrà essere salvato da forme diluite di Cristianesimo, oppure da sistemi di pigre accomodazioni nel cammino di restaurazione della Cristianità. Il nostro leitmotiv dev’essere l’idea che, per l’ordine temporale dell’Occidente, fuori dalla Chiesa non v’è salvezza. Ciò che dobbiamo desiderare è una Civiltà totalmente, assolutamente, minuziosamente cattolica, apostolica, romana. Il fallimento degli ideali politici, sociali e culturali intermediari è evidente. Non ci si ferma sul cammino di ritorno a Dio: fermarsi è indietreggiare, fermarsi è fare il gioco della confusione. Noi vogliamo appena una cosa: il Cattolicesimo integrale” (O Legionário, 13-05-45).
Come nacque Rivoluzione e Contro-Rivoluzione
Avendo spiegato per somi capi alcuni lontani antecedenti dottrinali del libro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, credo che vi piacerebbe conoscere anche come è stato scritto.
Il libro non fu scritto nell’alto del Sinai, fra lampi e tuoni. Ciò sarebbe stato contrario al modo in cui la Provvidenza normalmente trattava il dott. Plinio. Il libro fu scritto, modestamente, allo scopo di venire incontro ad alcune esigenze concrete dell’apostolato contro-rivoluzionario.
Il libro è collegato a due viaggi che il dott. Plinio fece in Europa, nel 1950 e 1952. Durante questi viaggi, egli prese contatto con diversi movimenti e personaggi più o meno contro-rivoluzionari. Egli percepì che tutti questi movimenti — sia quelli di natura religiosa che reagivano contro il modernismo, sia quelli di natura socio-politica che reagivano contro il comunismo e il socialismo — avevano una visione parziale e incompleta della Rivoluzione, spesso anche deformata dagli errori di ciò che egli più tardi chiamerà “falsa destra”.
D’altronde, il dott. Plinio avvertiva che i suoi interlocutori europei lo guardavano un po’ dall’alto. Loro rappresentavano il Vecchio Mondo e potevano vantare una genealogia che risaliva agli ultramontani del secolo XIX. Egli invece veniva dal Nuovo Mondo e il suo piccolo movimento brasiliano sembrava spuntato con l’ultima pioggia… Per vincere le loro reticenze al fine di poter collaborare in un’impressa comune gli serviva, oltre che alla sua condizione di Ordinario di Storia nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo, anche un “biglietto da visita” prestigioso.
Un primo passo fu la fondazione nel 1951, sotto l’egida di mons. Antonio de Castro Mayer, del mensile Catolicismo, che egli cominciò a inviare ai suoi contatti europei. Frutto di questo sforzo propagandistico fu l’invito, alla fine del 1958, di scrivere un saggio sul suo pensiero per Cruzado Español, organo della corrente monarchica in Spagna.
Plinio Corrêa de Oliveira si mise quindi a stendere la bozza di questo saggio, al quale per la verità non attribuiva grande importanza. Ma, a misura che andava avanti, sentiva crescere una particolare azione della grazia divina: le idee fluivano agevolmente, i grandi panorami diventavano sempre più chiari, la penna sembrava scorrere da sola…
Io mi ricordo benissimo di aver incontrato il dott. Plinio in tre occasioni mentre scriveva questo saggio. Una prima volta, egli prese l’iniziativa di dirmi che era molto contento dell’andamento del lavoro. Dalla sua gioia capì che qualcosa di speciale stava accadendo. Qualche giorno dopo lo incontrai uscendo dal lavoro. Era raggiante. Mi disse che il saggio aveva ormai oltrepassato di molto lo scopo originale, diventando un vero e proprio libro. E aggiunse: “Scriverò un’altro articolo per Cruzado Español”.
Un paio di settimane dopo lo incontrai per la terza volta: era letteralmente fuori da sé di contentamento. In quaranta anni di stretto convivio con lui, fino alla sua morte, non l’ho mai visto così allegro. Sereno, come al solito, egli tuttavia esultava. Mi disse allora che era molto soddisfatto perché era riuscito a esplicitare la sintesi perfetta del suo pensiero riguardo al problema della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione.
Qualche giorno dopo, infatti, il libro era pronto ed egli partì alla volta di Campinas, per farne la revisione insieme al compianto dott. José Carlos Castilho de Andrade, pregiato avvocato, giornalista e discepolo al quale egli affidava solitamente la revisione dei suoi scritti.
Per una felice coincidenza, il saggio fu pubblicato sul numero 100 di Catolicismo, del aprile 1959. Più che un “biglietto da visita” per gli europei, il libro era un monumento del pensiero cattolico contemporaneo, che ebbe come immediato risultato la fondazione della TFP brasiliana nel 1960. E, se pensiamo al futuro, sono sicuro che Rivoluzione e Contro-Rivoluzione sarà un punto di riferimento per i contro-rivoluzionari fino alla fine del mondo, nonché fondamento intellettuale della Cristianità finalmente restaurata.