Datato 19 giugno 1988, è comparso in Econe 1988: Dossier sur les Consécrations Episcopales, Imprimerie Séminaire Saint Pie X, s.1. e s.d. ma Econe giugno 1988, pp. 3-4, con il titolo Pourquoi cet arret des colIoques par Mgr Lefebvre alors qu’un accord était signé le 5 mai 1988? La traduzione è redazionale.
Comunicato di mons. Marcel Lefebvre sulla interruzione dei colloqui
Di fatto, è difficile comprendere questa interruzione se non si situano i colloqui nel loro contesto storico.
Benché non avessimo mai voluto rompere le relazioni con la Roma Conciliare, neppure dopo che la prima visita di Roma l’11 novembre 1974 era stata seguita da misure settarie e nulle — la chiusura dell’opera il 6 maggio 1975 e la «sospensione» nel luglio del ’76 —, queste relazioni potevano svolgersi solamente in un clima di diffidenza.
Louis Veuillot dice che nessuno è più settario di un liberale; infatti, compromesso con l’errore e con la Rivoluzione, si sente condannato da quelli che rimangono nella Verità e quindi, se detiene il potere, li perseguita con accanimento. È il nostro caso e quello di tutti coloro che si sono opposti ai testi liberali e alle Riforme liberali del Concilio.
Vogliono assolutamente che nutriamo un complesso di colpa nei loro confronti, mentre sono loro a essere colpevoli di doppiezza.
Dunque, i rapporti con il Cardinale Seper e con il Cardinale Ratzinger si svolgevano fra l’anno ’76 e l’anno ‘87 in un clima sempre teso, benché cortese, ma anche con una certa speranza che, siccome l’autodemolizione della Chiesa si accelerava, si finisse per guardarci con benevolenza.
Fino a questo punto, per Roma, lo scopo dei rapporti era di farci accettare il Concilio e le Riforme e di farci riconoscere il nostro errore. La logica degli avvenimenti doveva portarmi a chiedere un successore, se non due o tre, per assicurare le ordinazioni e le cresime. Davanti al persistente rifiuto di Roma, il 29 giugno 1987 annunciavo la mia decisione di consacrare dei Vescovi.
Il 28 luglio, il Cardinale Ratzinger apriva nuovi orizzonti che potevano far legittimamente pensare che finalmente Roma ci guardava con un occhio più favorevole. Non si trattava più di firmare un documento dottrinale, non si trattava più di una richiesta di perdono, ma era finalmente annunciato un visitatore, la, società poteva essere riconosciuta, la Liturgia sarebbe stata quella di prima del Concilio, i seminaristi sarebbero rimasti nello stesso spirito!…
Abbiamo allora accettato di iniziare questo nuovo dialogo, ma a condizione che la nostra identità fosse adeguatamente protetta dalle influenze liberali con Vescovi presi nella Tradizione, e con una maggioranza di membri nella Commissione Romana per la Tradizione. Ebbene, dopo la visita del Cardinale Gagnon, di cui continuiamo a non sapere nulla, le delusioni si sono accumulate.
I colloqui che sono seguiti in aprile e in maggio ci hanno molto delusi. Ci viene consegnato un testo dottrinale, vi si aggiunge il nuovo Diritto Canonico, Roma si riserva 5 membri su 7 nella Commissione Romana, fra cui il Presidente (che sarà il Cardinale Ratzinger) e il Vicepresidente.
La questione del Vescovo è risolta a fatica: si insisteva per dimostrarci che non ne avevamo bisogno.
Il Cardinale ci fa allora sapere che si sarebbe dovuto lasciar celebrare una Messa nuova a S. Nicolas du Chardonnet. Insiste sull’unica Chiesa, quella del Vaticano II.
Malgrado queste delusioni, firmo il Protocollo il 5 maggio. Ma già la data della consacrazione episcopale costituisce un problema. Poi mi viene messo in mano un progetto di lettera di richiesta di perdono al Papa.
Mi vedo costretto a scrivere una lettera con la minaccia di fare le consacrazioni episcopali per giungere ad avere la data del 15 agosto per la consacrazione episcopale.
Il clima non è assolutamente di collaborazione fraterna e di un puro e semplice riconoscimento della Fraternità. Per Roma lo scopo dei colloqui è la riconciliazione, come dice il Cardinale Gagnon, in un ’intervista concessa al giornale italiano L‘Avvenire, cioè il ritorno della pecorella smarrita all’ovile. E quanto dico nella lettera al Papa del 2 giugno: «Lo scopo dei colloqui non è lo stesso per voi e per noi».
E quando pensiamo alla storia dei rapporti di Roma con i Tradizionalisti dal 1965 a oggi, siamo obbligati a constatare che si tratta di una persecuzione senza tregua e crudele per obbligarci alla sottomissione al Concilio. — L’ultimo esempio in ordine di tempo è costituito dal Seminario Mater Ecclesiae dei transfughi da Econe, che in meno di due anni sono stati messi al passo della Rivoluzione conciliare, contrariamente a tutte le promesse!
La Roma attuale conciliare e modernista non potrà mai tollerare l’esistenza di un ramo vigoroso della Chiesa cat- tolica che la condanna con la sua vitalità.
Indubbiamente bisognerà dunque aspettare ancora qualche anno perché Roma ritrovi la sua Tradizione bimillenaria. Da parte nostra, continuiamo a sperimentare, con la grazia di Dio, che questa Tradizione è la sola fonte di santificazione e di salvezza per le anime, e la sola possibilità di rinnovamento per la Chiesa.
+ Marcel Lefebvre
Econe, 19 giugno 1988