La I domenica, escatologica, dell’Avvento e i suoi suggerimenti per la nostra quotidianità
di Michele Brambilla
Qualcuno ricorderà certamente lo slogan che ha accompagnato il “primo” lockdown: «andrà tutto bene». Il 28 novembre 2021 Papa Francesco, nell’introdurre l’Angelus della I domenica di Avvento, spiega che «Gesù annuncia eventi desolanti e tribolazioni, ma proprio a questo punto ci invita a non avere paura. Perché? Perché», dice richiamando proprio la frase che era esposta su molti balconi italiani nella fase più pesante della pandemia, «andrà tutto bene? No, ma perché Egli verrà», e Gesù è la migliore garanzia che qualsiasi cielo tempestoso volgerà al sereno. «Gesù tornerà, Gesù verrà, lo ha promesso. Dice così: “Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28). È bello», osserva il Pontefice, «ascoltare questa Parola di incoraggiamento: risollevarci e alzare il capo perché proprio nei momenti in cui tutto sembra finito il Signore viene a salvarci; attenderlo con gioia anche nel cuore delle tribolazioni, nelle crisi della vita e nei drammi della storia». Come si fa a mantenere intatta la speranza, anche nei meandri più drammatici? La ricetta del Vangelo, dice il Papa, è sempre la stessa: vegliare e pregare.
«“Vegliate”, la vigilanza. Fermiamoci su questo aspetto importante della vita cristiana. Dalle parole di Cristo vediamo che la vigilanza è legata all’attenzione: state attenti, vigilate, non distraetevi, cioè restate svegli! Vigilare», precisa Francesco, «significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. Fare attenzione perché si può essere “cristiani addormentati” – e noi sappiamo: ce ne sono tanti di cristiani addormentati, cristiani anestetizzati dalle mondanità spirituali – cristiani senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare – pregano come dei pappagalli – senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo», che invece deve raggiungere ogni angolo del pianeta e ogni persona.
Il Pontefice insiste: «abbiamo bisogno di vigilare per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire – dice Gesù – dagli affanni della vita», quelle preoccupazioni e quei timori, spesso inutili, che offuscano la nostra preghiera. Bisogna sempre chiedersi cosa ci impedisce di pregare con la necessaria serenità d’animo: «queste domande ci fanno bene, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia. Ma, padre, ci dica: cosa è l’accidia? È un grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana. L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare. È uno spirito negativo, è uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia». La si contrasta con la preghiera autentica: «Gesù infatti dice: “Vegliate in ogni momento pregando” (Lc 21,36). È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza», se non cediamo alle distrazioni o ci lasciamo prendere dallo scoraggiamento.
Allora, «in Avvento, abituarci a dire, ad esempio: “Vieni, Signore Gesù”. Soltanto questo, ma dirlo: “Vieni, Signore Gesù”. Questo tempo di preparazione al Natale è bello: pensiamo al presepio, pensiamo al Natale, e diciamo dal cuore: “Vieni, Signore Gesù, vieni”. Ripetiamo questa preghiera lungo tutta la giornata, e l’animo resterà vigile».
Lunedì, 29 novembre 2021