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Conservare e sviluppare sul piano socio-politico la tradizione e la cultura cristiana

7 Maggio 1998 - Autore: Alleanza Cattolica

GIOVANNI PAOLO II, Discorso al primo gruppo di Vescovi polacchi, del 16-1-1998, nn. 6-7, in L’Osservatore Romano, 17-1-1998. Titolo redazionale.

Cristianità, 277 (1998)

 

Occorre tenere sempre presente che il lato esteriore della vita della società terrena, della struttura dello Stato o il potere politico, appartengono alle cose di questo mondo, mutevoli e sempre soggette a miglioramenti. Le strutture che le società conferiscono a se stesse non possiedono mai un valore supremo; neppure possono da sole garantire tutti i beni desiderati dall’uomo. E, in particolare, esse non possono sostituire la voce della sua coscienza, né soddisfare la sua sete di verità e di assoluto. La Chiesa ha una chiara consapevolezza che l’accettazione del Vangelo della salvezza porta benefici effetti anche nella dimensione pubblica della vita delle società e degli individui ed è in grado di trasformare profondamente il volto di questa terra, rendendolo più umano. Anzi, la vocazione del cristiano è la professione pubblica della fede e una presenza attiva in tutti i settori della vita civile. Perciò la Chiesa, formata liberamente da coloro che credono in Cristo, esige, in ciò che riguarda la legislazione terrena, che venga garantito “in egual misura a tutti i cittadini il diritto di vivere in accordo con la loro coscienza e di non contraddire le norme dell’ordine morale naturale riconosciute dalla ragione” (Discorso al Parlamento Europeo, 11-10-1988).

In questo campo ai pastori della Chiesa spetta il ruolo molto importante ed insieme delicato di formare una retta coscienza, obbediente ai dettami del Vangelo e all’insegnamento della Chiesa; una coscienza capace di una sapiente e responsabile azione al servizio della società, così che l’impegno politico non divida, ma operi nella verità, nella giustizia, nell’amore e nel rispetto della dignità dell’uomo, tenendo presente un solo fine: l’accrescimento del bene comune. In questo campo un ruolo particolare hanno da svolgere i laici, in armonia con i carismi e i doni concessi loro dallo Spirito Santo per l’adempimento della loro missione. Nell’Esortazione Apostolica Christifideles laici ho scritto: “Per animare cristianamente l’ordine temporale nel senso di servire la persona e la società, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale e legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. Il loro urgente e responsabile compito è testimoniare valori umani ed evangelici” (cfr. n. 42).

[…] I compiti da me ricordati non sono nuovi. Sono tuttavia indispensabili affinché, nell’attuale situazione storica della nostra Nazione, il Vangelo possa più efficacemente influire nel complesso della vita della società e offrire il suo necessario contributo nella ricostruzione di un’integrale e globale visione dell’uomo e del mondo, che si contrapponga alla cultura della morte, della sfiducia e della laicizzazione della vita. Tutti vogliamo che il Vangelo eserciti un influsso salvifico e più che mai profondo sui modelli morali e sull’organizzazione della società polacca, conformemente alla sua millenaria tradizione cristiana. Dovremmo dunque far di tutto, affinché la verità del Vangelo si apra la strada nelle coscienze in modo corrispondente alla sua importanza, a null’altro paragonabile per l’uomo d’oggi.

Bisogna aiutare i laici affinché, in spirito di unità e mediante un servizio onesto e disinteressato, in collaborazione con tutti, sappiano conservare e sviluppare sul piano socio-politico la tradizione e la cultura cristiana. La dottrina sociale della Chiesa, con il suo patrimonio, i suoi contenuti essenziali e le sue conseguenze dovrebbe essere oggetto di una profonda riflessione, di studi e di insegnamento.

Giovanni Paolo II

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