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Conservatori del futuro. Il conservatorismo nella storia politica italiana. Roma, 3 maggio 2023

10 Giugno 2023 - Autore: Susanna Manzin

Susanna Manzin, Cristianità n. 421 (2023)

Mercoledì 3 maggio 2023, a Roma, nella Sala Capitolare della Biblioteca del Senato della Repubblica, organizzato da Alleanza Cattolica e dal network Ditelo sui Tetti si è svolto un seminario dal titolo Conservatori del futuro. Il conservatorismo nella storia politica italiana. I lavori sono stati introdotti dal sen. Marcello Pera, presidente della Commissione per la Biblioteca e per l’Archivio Storico, che ha spronato a non aver alcuna ritrosia a definirsi conservatori, considerando il grande valore di personaggi politici che si definivano tali e che hanno segnato profondamente la storia europea e statunitense, come Margareth Thatcher (1925-2013) e Ronald Reagan (1911-2004). Caratteristiche del politico conservatore sono quella di credere in una identità fondata sulla propria storia e su tradizioni che meritano di essere rispettate e quella di considerare inaccettabili quelle riforme politiche che vorrebbero estirpare ogni forma di tradizione, facendo tabula rasa del passato per costruire un uomo nuovo, privandolo della sua stessa identità, come hanno fatto sia la Rivoluzione francese del 1789, sia la Rivoluzione comunista del 1917. 

L’on. Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo ECR (European Conservatives and Reformists) al Parlamento Europeo, considera il conservatorismo un progetto vincente per il bene comune grazie al suo equilibrio, contrapposto all’eccesso di doveri senza diritti del socialismo e all’eccesso di diritti senza doveri dei liberali. Riconosce il ruolo centrale della cultura, senza la quale il progetto politico avrà inevitabilmente un orizzonte molto breve, e ricorda a questo proposito il contributo di san Benedetto da Norcia (480-547) nella costruzione dell’Europa. Un grande apporto al pensiero conservatore è stato fornito dal filosofo inglese Roger Scruton (1944-2020), in particolare a proposito del tema così attuale dell’ambiente, e proprio con una sua frase l’on. Procaccini conclude il proprio intervento: «L’ecologia è la quintessenza della causa conservatrice perché è l’esempio di quella alleanza che noi difendiamo tra i morti, i vivi e i non ancora nati». 

Domenico Menorello porge un breve saluto ai presenti a nome del network di associazioni Ditelo sui Tetti del quale è coordinatore, affermando che la cura delle cose e delle persone, in particolare la tutela della vita nella sua fragilità, è al centro del pensiero conservatore. Anche il tema della sussidiarietà, contro uno statalismo che vorrebbe dirigere le nostre vite, è caro ai conservatori: è urgente approfondire questi temi per scardinare una visione politica e culturale che va contro l’uomo e il bene comune. 

Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, nel corso del suo intervento dal titolo Il conservatorismo che non c’è stato. L’im­­postazione del problema, descrive un identikit del conservatore: un innamorato non del passato ma dell’eterno, un uomo che dalla riflessione sulla storia trae criteri di giudizio per il presente e in un mondo dominato dal relativismo prende la tradizione e la incarna nella situazione attuale. Per farlo ci vogliono princìpi forti: la tentazione da rigettare è pertanto quella del compromesso sui valori, frutto di un moderatismo ambiguo. Bisogna anche ricordare che il corpo sociale è gravemente ammalato, pertanto non si può ottenere tutto subito: le istituzioni sono fatte dagli uomini, sono loro i primi che devono cambiare. Bisogna essere conservatori missionari, che vogliono convincere il loro prossimo del valore di quei principi. 

Giovanni Orsina, professore di Storia contemporanea alla LUISS Guido Carli di Roma, nel corso del suo intervento sul tema La politica del «vistocogliocchi»: il conservatorismo nel XXI secolo, ricorda che in base alla cultura oggi dominante l’uomo vuole costruirsi da sé, è individualista, globalista, antitradizionalista ma dopo un’epoca di ottimismo progressista manifesta anche scontentezza e a tratti persino catastrofismo. La politica del «vistocogliocchi» è quella dell’uomo che, dopo il crollo delle ideologie, non si fida più del «sentito dire» ma crede a quello che vede. In questa situazione, il conservatorismo può contribuire alla ricostruzione di un mondo partendo da una antropologia realistica e l’Italia è un Paese che, per le sue caratteristiche storiche e culturali, può dare un contributo importante a questo ripensamento. 

Si è svolta, quindi, una tavola rotonda, moderata da Francesco Pappalardo, di Alleanza Cattolica, responsabile della Biblioteca del Senato, che a rivolto ai partecipanti la domanda: «Che fare? Quali sono le strategie da mettere in atto per portare avanti una politica conservatrice?». 

Per l’on. Lorenzo Malagola, dopo gli ultimi decenni di crisi politica e di smarrimento anche nelle forze del centrodestra, il conservatorismo può essere una chiave per dar vita alla terza repubblica. Dobbiamo costruire un conservatorismo latino, mediterraneo, che attinga alla tradizione della nostra nazione, fondato su una visione della storia e dell’uomo che metta al centro l’idea di un popolo che ha un destino comune contro l’indivi­dualismo, difendendo la realtà contro l’ideologia, quindi opponendosi al gender e alla cancel culture. Infine, il lavoro e il diritto di proprietà devono tornare al centro delle politiche pubbliche, in opposizione all’ideologia statalista. 

L’on. Andrea Orsini rammenta che l’uso programmatico della parola «conservatore» in Italia è ancora oggetto di una sorta di damnatio memoriae, eppure le grandi tragedie del secolo XX sono state il contrario del conservatorismo, i grandi dittatori erano rivoluzionari che volevano ricreare l’uomo nuovo. Noi non siamo contrari al cambiamento, non difendiamo l’esistente in quanto tale ma riteniamo che il patrimonio di riti, tradizioni, abitudini, sia un valore e non un disvalore. Oggi abbiamo la grande opportunità di cambiare il paradigma culturale e le elezioni europee saranno un’occasione importante per costruire un’Europa soggetto politico consapevole del nostro patrimonio, della nostra storia, delle radici giudaico-cristiane, valorizzando la sacralità della persona. 

Il sen. Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia, risponde alla domanda «Che fare?» dicendo che bisogna difendere ciò che si ama, utilizzando i mezzi più idonei, mantenendo il senso di realtà, difendendo il diritto di proprietà, affrontando con equilibrio i temi ambientali, difendendo la libertà d’opinione contro il politicamente corretto e l’ideologia woke che vorrebbe impedirla o limitarla. Lo scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) affermava: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», ma qualcuno deve sguainare queste spade e accendere questi fuochi. 

Il sen. Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, sprona ad avere coraggio e ad essere organizzati. Per raggiungere l’obiettivo, questi convegni sono molto utili in quanto nella società di oggi sempre più individualista bisogna creare tante piccole comunità dove le persone si incontrano, parlano, si confrontano e tengono vive la loro cultura e la loro identità. 

Le conclusioni sono affidate a Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino e reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, che ringrazia tutti coloro che sono intervenuti perché hanno dimostrato l’esistenza di testimoni di una mentalità, di un pensiero che giudica il presente e si fa azione. Il conservatorismo si pone delle domande e il tempo non ammette più risposte parziali ma integrali, dobbiamo domandarci chi è l’uomo e quale è il suo fine, senza battaglie di retroguardia ma affrontando il tema antropologico. Se non difendiamo l’uomo non possiamo nemmeno trasmettere tradizione e cultura. Il conservatorismo non riguarda solo i politici ma concerne l’uomo e la società. È più che mai urgente la formazione dei capi che, come diceva san Giovanni Paolo II (1978-2005), non si improvvisano, soprattutto in tempi di crisi. 

Il sen. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, ha inviato un messaggio incentrato sull’i­dea della conservazione dei valori, insistendo soprattutto sulla difesa della famiglia e della natalità come programma prioritario del governo. L’iniziativa è stata trasmessa in diretta streaming sul sito del Senato della Repubblica e ha avuto ampia eco sui media e sulle agenzie di stampa.

Conservatori del futuro. Il conservatorismo nella storia politica italiana. Roma, 3 maggio 2023

Susanna Manzin, Cristianità n. 421 (2023)

Mercoledì 3 maggio 2023, a Roma, nella Sala Capitolare della Biblioteca del Senato della Repubblica, organizzato da Alleanza Cattolica e dal network Ditelo sui Tetti si è svolto un seminario dal titolo Conservatori del futuro. Il conservatorismo nella storia politica italiana. I lavori sono stati introdotti dal sen. Marcello Pera, presidente della Commissione per la Biblioteca e per l’Archivio Storico, che ha spronato a non aver alcuna ritrosia a definirsi conservatori, considerando il grande valore di personaggi politici che si definivano tali e che hanno segnato profondamente la storia europea e statunitense, come Margareth Thatcher (1925-2013) e Ronald Reagan (1911-2004). Caratteristiche del politico conservatore sono quella di credere in una identità fondata sulla propria storia e su tradizioni che meritano di essere rispettate e quella di considerare inaccettabili quelle riforme politiche che vorrebbero estirpare ogni forma di tradizione, facendo tabula rasa del passato per costruire un uomo nuovo, privandolo della sua stessa identità, come hanno fatto sia la Rivoluzione francese del 1789, sia la Rivoluzione comunista del 1917. 

L’on. Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo ECR (European Conservatives and Reformists) al Parlamento Europeo, considera il conservatorismo un progetto vincente per il bene comune grazie al suo equilibrio, contrapposto all’eccesso di doveri senza diritti del socialismo e all’eccesso di diritti senza doveri dei liberali. Riconosce il ruolo centrale della cultura, senza la quale il progetto politico avrà inevitabilmente un orizzonte molto breve, e ricorda a questo proposito il contributo di san Benedetto da Norcia (480-547) nella costruzione dell’Europa. Un grande apporto al pensiero conservatore è stato fornito dal filosofo inglese Roger Scruton (1944-2020), in particolare a proposito del tema così attuale dell’ambiente, e proprio con una sua frase l’on. Procaccini conclude il proprio intervento: «L’ecologia è la quintessenza della causa conservatrice perché è l’esempio di quella alleanza che noi difendiamo tra i morti, i vivi e i non ancora nati». 

Domenico Menorello porge un breve saluto ai presenti a nome del network di associazioni Ditelo sui Tetti del quale è coordinatore, affermando che la cura delle cose e delle persone, in particolare la tutela della vita nella sua fragilità, è al centro del pensiero conservatore. Anche il tema della sussidiarietà, contro uno statalismo che vorrebbe dirigere le nostre vite, è caro ai conservatori: è urgente approfondire questi temi per scardinare una visione politica e culturale che va contro l’uomo e il bene comune. 

Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, nel corso del suo intervento dal titolo Il conservatorismo che non c’è stato. L’im­­postazione del problema, descrive un identikit del conservatore: un innamorato non del passato ma dell’eterno, un uomo che dalla riflessione sulla storia trae criteri di giudizio per il presente e in un mondo dominato dal relativismo prende la tradizione e la incarna nella situazione attuale. Per farlo ci vogliono princìpi forti: la tentazione da rigettare è pertanto quella del compromesso sui valori, frutto di un moderatismo ambiguo. Bisogna anche ricordare che il corpo sociale è gravemente ammalato, pertanto non si può ottenere tutto subito: le istituzioni sono fatte dagli uomini, sono loro i primi che devono cambiare. Bisogna essere conservatori missionari, che vogliono convincere il loro prossimo del valore di quei principi. 

Giovanni Orsina, professore di Storia contemporanea alla LUISS Guido Carli di Roma, nel corso del suo intervento sul tema La politica del «vistocogliocchi»: il conservatorismo nel XXI secolo, ricorda che in base alla cultura oggi dominante l’uomo vuole costruirsi da sé, è individualista, globalista, antitradizionalista ma dopo un’epoca di ottimismo progressista manifesta anche scontentezza e a tratti persino catastrofismo. La politica del «vistocogliocchi» è quella dell’uomo che, dopo il crollo delle ideologie, non si fida più del «sentito dire» ma crede a quello che vede. In questa situazione, il conservatorismo può contribuire alla ricostruzione di un mondo partendo da una antropologia realistica e l’Italia è un Paese che, per le sue caratteristiche storiche e culturali, può dare un contributo importante a questo ripensamento. 

Si è svolta, quindi, una tavola rotonda, moderata da Francesco Pappalardo, di Alleanza Cattolica, responsabile della Biblioteca del Senato, che a rivolto ai partecipanti la domanda: «Che fare? Quali sono le strategie da mettere in atto per portare avanti una politica conservatrice?». 

Per l’on. Lorenzo Malagola, dopo gli ultimi decenni di crisi politica e di smarrimento anche nelle forze del centrodestra, il conservatorismo può essere una chiave per dar vita alla terza repubblica. Dobbiamo costruire un conservatorismo latino, mediterraneo, che attinga alla tradizione della nostra nazione, fondato su una visione della storia e dell’uomo che metta al centro l’idea di un popolo che ha un destino comune contro l’indivi­dualismo, difendendo la realtà contro l’ideologia, quindi opponendosi al gender e alla cancel culture. Infine, il lavoro e il diritto di proprietà devono tornare al centro delle politiche pubbliche, in opposizione all’ideologia statalista. 

L’on. Andrea Orsini rammenta che l’uso programmatico della parola «conservatore» in Italia è ancora oggetto di una sorta di damnatio memoriae, eppure le grandi tragedie del secolo XX sono state il contrario del conservatorismo, i grandi dittatori erano rivoluzionari che volevano ricreare l’uomo nuovo. Noi non siamo contrari al cambiamento, non difendiamo l’esistente in quanto tale ma riteniamo che il patrimonio di riti, tradizioni, abitudini, sia un valore e non un disvalore. Oggi abbiamo la grande opportunità di cambiare il paradigma culturale e le elezioni europee saranno un’occasione importante per costruire un’Europa soggetto politico consapevole del nostro patrimonio, della nostra storia, delle radici giudaico-cristiane, valorizzando la sacralità della persona. 

Il sen. Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia, risponde alla domanda «Che fare?» dicendo che bisogna difendere ciò che si ama, utilizzando i mezzi più idonei, mantenendo il senso di realtà, difendendo il diritto di proprietà, affrontando con equilibrio i temi ambientali, difendendo la libertà d’opinione contro il politicamente corretto e l’ideologia woke che vorrebbe impedirla o limitarla. Lo scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) affermava: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», ma qualcuno deve sguainare queste spade e accendere questi fuochi. 

Il sen. Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, sprona ad avere coraggio e ad essere organizzati. Per raggiungere l’obiettivo, questi convegni sono molto utili in quanto nella società di oggi sempre più individualista bisogna creare tante piccole comunità dove le persone si incontrano, parlano, si confrontano e tengono vive la loro cultura e la loro identità. 

Le conclusioni sono affidate a Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino e reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, che ringrazia tutti coloro che sono intervenuti perché hanno dimostrato l’esistenza di testimoni di una mentalità, di un pensiero che giudica il presente e si fa azione. Il conservatorismo si pone delle domande e il tempo non ammette più risposte parziali ma integrali, dobbiamo domandarci chi è l’uomo e quale è il suo fine, senza battaglie di retroguardia ma affrontando il tema antropologico. Se non difendiamo l’uomo non possiamo nemmeno trasmettere tradizione e cultura. Il conservatorismo non riguarda solo i politici ma concerne l’uomo e la società. È più che mai urgente la formazione dei capi che, come diceva san Giovanni Paolo II (1978-2005), non si improvvisano, soprattutto in tempi di crisi. 

Il sen. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, ha inviato un messaggio incentrato sull’i­dea della conservazione dei valori, insistendo soprattutto sulla difesa della famiglia e della natalità come programma prioritario del governo. L’iniziativa è stata trasmessa in diretta streaming sul sito del Senato della Repubblica e ha avuto ampia eco sui media e sulle agenzie di stampa.

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