Andrea Morigi, Cristianità n. 397 (2019)
Presentazione al Messaggio pastorale «Conserviamo la Speranza!»
Visto dal Continente Nero, il fenomeno migratorio è una tragedia per coloro che partono per l’Occidente non meno che per quanti rimangono nei Paesi d’origine, depauperati di risorse umane e di energie vitali. A questo proposito i vescovi cattolici dell’Africa occidentale, nel documento dato a Ouagadogou, in Burkina Faso, il 19 maggio scorso, ne denunciano prima le cause — fra le quali il malgoverno, la mancanza di sicurezza, le disfunzioni del sistema educativo, la mancanza di opportunità di lavoro — poi gli effetti visibili sulla rotta verso l’Europa dove, «alla ricerca di migliori condizioni di vita», troppi giovani sono rimasti «vittime di rapitori, di mercanti di schiavi» e «molti sono morti in alto mare o nel deserto».
Quindi, raccomandano a quanti sono tentati dai viaggi della speranza alla ricerca del benessere: «non lasciatevi ingannare dalle false promesse che vi porteranno alla schiavitù e a un futuro illusorio! Con il duro lavoro e la perseveranza potrete avere successo in Africa e, cosa più importante, rendere questo continente una terra prospera».
Quanto alle nazioni di approdo, dove «migranti e rifugiati africani costituiscono capitale umano e ricche risorse spirituali», chiedono di assicurare il rispetto della loro «dignità» affinché possano dare il proprio contributo alla società e non siano utilizzati come manodopera a basso costo e senza tutele o, ancora peggio, come merce per turpi scambi.
L’intento dei vescovi di proteggere le loro comunità ecclesiali e nazionali si pone in corrispondenza con quanto affermato il 21 febbraio 2017 da Papa Francesco nel discorso ai partecipanti al Forum Internazionale Migrazioni e Pace, ai quali spiegava che «la promozione umana dei migranti e delle loro famiglie comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare, ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza».
Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest, Cristianità n. 397 (2019)
RECOWA. Regional Episcopal Conference of West Africa/CERAO. Conference Episcopale Regionale de l’Afrique de l’Ouest, Messaggio pastoraledei cardinali, arcivescovi e vescovi della Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest al Popolo di Dio così come alle persone di buona volontà, al termine della loro terza Assemblea Plenaria tenuta a Ouagadougou nel Burkina Faso, dal 13 al 20-5-2019. La traduzione e le inserzioni fra parentesi quadre sono redazionali.
«Conserviamo la Speranza!»
Cari fratelli nel sacerdozio ministeriale,
cari fratelli e sorelle della vita consacrata,
cari fedeli laici,
voi tutti, uomini e donne di buona volontà.
Nel momento della chiusura della nostra terza Assemblea Plenaria incentrata su «la nuova evangelizzazione e la promozione dello sviluppo umano integrale nella Chiesa-Famiglia di Dio in Africa Occidentale», siamo felici di rivolgervi questo messaggio di pace, d’incoraggiamento e di speranza.
In quest’anno in cui la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa celebra un duplice Giubileo — il Giubileo d’Argento della prima Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa e il Giubileo d’Oro del Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e del Madagascar (SCEAM) — rendiamo grazie al Signore che ci ha convenuti qui a Ouagadougou per pregare insieme, ascoltare la sua Parola, vivere un momento di fratellanza, e riflettere su alcune questioni urgenti che interrogano la nostra missione di Pastori.
Questo Paese che ci ha accolti per una settimana intera è un Paese straziato, i cui figli e figlie sono vivamente preoccupati dagli attentati e dagli attacchi terroristici che, da qualche tempo, seminano desolazione e sgomento fra le popolazioni, in particolare nelle comunità cristiane. Con il cuore pieno di emozione e tristezza, pensiamo ai nostri fratelli e sorelle che hanno pagato con la loro vita la loro fedeltà al Vangelo e la loro devozione alla Vergine Maria, in particolare i padri Antonio César Fernández [1946-2019], salesiano di Don Bosco [1815-1888], e Siméon Yampa [1985-2019] (sacerdote diocesano di Kaya) così come i fedeli laici della parrocchia di Dablo (Diocesi di Kaya) e di Bam (Diocesi di Ouahigouya). Non dimenticando gli appartenenti alle altre confessioni religiose che hanno conosciuto la stessa sorte.
Allo stesso modo, ai sacerdoti tuttora tenuti in ostaggio, Pier Luigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (SMA), in missione a Bomoanga nel Niger, e Joël Yougbaré, della Diocesi di Fada Ngourma, in missione a Djibo nel Burkina, esprimiamo il sostegno morale e spirituale di tutta la nostra comunità cristiana.
Di fronte a tale inquietante ondata di violenza che spira, non soltanto sul Burkina Faso ma anche sul Niger, il Mali e la Nigeria, esprimiamo la nostra più viva condanna e vogliamo assicurare ai nostri fratelli e sorelle afflitti la nostra solidarietà, la nostra comunione orante e la nostra compassione. Tenendo la nostra Assemblea qui nel Burkina, malgrado le informazioni poco rassicuranti che ci erano giunte, abbiamo voluto darvi un segno della nostra vicinanza effettiva e affettiva. Nel nome di tutta la nostra Chiesa-Famiglia di Dio in Africa Occidentale, vi offriamo la nostra sincera compassione, raccomandando alla misericordia di Dio le vittime innocenti di tali atti barbarici. Dinanzi alla violenza, abbiamo soltanto una risposta da dare, quella che ci ha insegnato il nostro Maestro e che è ispirata dalla nostra fede: la fiducia in Dio, il perdono e l’amore disinteressato. «Amate i vostri nemici. Fate del bene a coloro che vi odiano», ci chiede Gesù (Lc 6, 27).
La nostra missione alla sequela di Cristo
Siamo discepoli di Cristo e nulla ci impedirà di seguire il suo esempio. Inviato dal Padre «non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17), Gesù ci ha rivelato il volto misericordioso di questo Padre che, già nell’Esodo, si è fatto conoscere da Mosè come colui che ha visto la miseria del suo popolo, che ha udito il suo grido di sofferenza e che è disceso per salvarlo (cfr. Es 3,7-8).
Inaugurando la pienezza dei tempi e l’oggi della salvezza, Gesù si è presentato nella sinagoga di Nazareth come il Profeta inviato per piegarsi sulle miserie umane. A questo titolo, ha rivelato la propria identità e la propria missione come «consacrato dallo Spirito per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19; cfr. Is 61,1-2a).
Impegnato così a fianco degli uomini e delle donne nelle loro aspirazioni più profonde, Gesù ha offerto alla Chiesa e ai suoi pastori il modello del suo ministero a favore della promozione dello sviluppo integrale della persona umana. Ecco perché anche noi, proseguendo l’opera del nostro divino Maestro e signore, vogliamo rimanere accanto a tutte le persone che soffrono, facendo nostre le loro gioie e le loro speranze, le loro angosce e i loro dolori (cfr. Gaudium et spes, 1).
Le situazioni preoccupanti della nostra subregione
Con la determinazione e l’abnegazione dei suoi figli e figlie, il nostro continente africano ha iniziato a correggere agli occhi del mondo l’immagine secolare che si ha di essa come di quell’uomo che, scendendo da Gerusalemme a Gerico, cadde nelle mani dei banditi che lo spogliarono, lo percossero e lo lasciarono mezzo morto (cfr. Lc 10,30-37). Se l’Africa ha conosciuto soltanto, nel sistema di aiuti allo sviluppo, ipotetici «prossimi» poco interessati alla sua ripresa, essa ha potuto sperimentare da parecchi decenni, attraverso l’impegno missionario e caritativo della Chiesa, la vicinanza della figura divina del Buon Samaritano. Purtroppo, nel corso di questi ultimi anni, si vedono comparire minacce inattese, tragedie inedite e nuove catastrofi che cercano di annichilire tutti gli sforzi di sviluppo sociale e di promozione umana.
Quei drammi hanno numerose sfaccettature: epidemie che non si riescono a debellare, catastrofi ecologiche, nuovi focolai di tensioni sociali con violenze intracomunitarie e interreligiose che contrastano con le tradizioni secolari di tolleranza e ospitalità, elezioni organizzate in condizioni caotiche che sfociano in crisi mortali, attentati alla democrazia, riconciliazioni nazionali difficili da realizzare, nuove forme di terrorismo interne agli Stati o transfrontaliere che colpiscono alla cieca, il dramma della migrazione che tocca principalmente giovani africani attirati dalla sete di una vita migliore ma che si arresta bruscamente nei flutti del Mediterraneo o nel deserto libico, lo sviluppo di nuove forme di povertà e di miseria che toccano i più sfavoriti, nonostante le nostre ricchezze naturali e umane, la politicizzazione dello spazio scolastico e universitario.
Nuova evangelizzazione e sviluppo
In tale contesto, noi, vescovi dello spazio RECOWA/CERAO, riuniti nello spirito della collegialità episcopale e della Chiesa-Famiglia di Dio in Africa, riaffermiamo che il nostro compito principale è «annunziare al mondo la speranza, a partire dalla predicazione del Vangelo di Gesù Cristo: la speranza non soltanto per ciò che riguarda le cose penultime, ma anche e soprattutto la speranza escatologica, quella che attende il tesoro della gloria di Dio, che supera tutto ciò che è mai entrato nel cuore dell’uomo e a cui non possono essere paragonate le sofferenze del tempo presente» (Pastores Gregis, 3).
Davanti al contrasto sorprendente del nostro continente così indebolito ma tuttavia così provvisto dal Creatore di ricchezze naturali, ci uniamo alla preghiera di Papa Francesco, in questo mese di maggio, «mediante l’impegno dei propri membri, la Chiesa in Africa sia fermento di unità fra i popoli, segno di speranza per questo continente». Rinnovando la nostra missione di profeti, testimoni e servitori della speranza, accogliendo già i frutti dello spirito promessi dal Risorto ed effusi sui suoi discepoli a Pentecoste, vogliamo unirci fraternamente a ciascuno e ciascuna di voi, fratelli e sorelle. Abbiamo, infatti, per voi, un messaggio da parte di Cristo e della sua Chiesa: la Buona Novella.
Ai sacerdoti e alle persone consacrate
La nuova evangelizzazione ci chiama a scelte e atteggiamenti nuovi. Nella situazione che attualmente il nostro continente attraversa, la Chiesa deve essere un segno di speranza, un luogo di unità della famiglia umana voluta da Dio Padre e riunita dal sangue prezioso di suo Figlio Gesù Cristo. Per fare questo, essa ha bisogno di pastori credibili, di testimoni che annunciano il Vangelo non soltanto a parole, ma anche e soprattutto mediante la testimonianza della loro vita. La Chiesa in Africa non potrebbe essere un segno di speranza se coloro che ne animano la vita e le danno un volto non sono credibili. Facciamo appello a una presa di coscienza di ciò che i pastori sono chiamati a essere alla luce della fiducia che Cristo ha posto in loro, «sale della terra […] e luce del mondo» (cf. Mt 5 13-14).
In modo particolare, vi esortiamo ad accordare ai giovani il posto che spetta loro nella Chiesa e nella società. Sappiamoci mettere a loro disposizione per ascoltarli, accompagnarli coltivando in essi l’amore del nostro continente e il senso del compiere bene il proprio dovere. Sensibilizziamoli maggiormente sui pericoli dell’immigrazione irregolare. Aiutiamoli a credere in se stessi e nella loro capacità di riuscire in Africa. Accogliamoli quando sono in una situazione di precarietà e offriamo loro accompagnamento pastorale e spirituale. Aiutiamoli a trovare opportunità per guadagnarsi da vivere. Per tutti coloro che tornano da un’esperienza sfortunata di emigrazione, operiamo affinché possano sempre trovare nella Chiesa uno spazio pastorale e spirituale accogliente che consenta loro di reinserirsi nel loro Paese e nella loro comunità ecclesiale per vivere pienamente la loro fede.
A tutti gli altri leader religiosi
A voi tutti, leader religiosi che confessate la fede in Dio, il nostro saluto fraterno! Un compito urgente per l’Africa ci interpella tutti, con lo sviluppo di nuove forme di integralismo, fonti di violenza cieca, che seminano il terrore e destabilizzano le nostre nazioni. Dobbiamo alzarci insieme a denunciare ogni strumentalizzazione della religione, in particolare gli omicidi perpetrati nel nome di Dio. Il nostro Dio è un Dio d’amore e dobbiamo servirlo amando e non uccidendo degl’innocenti nel suo nome. Coloro che lo fanno desiderano senza dubbio proiettarci in una guerra interreligiosa o interetnica. Non cederemo mai alle loro manovre e rimarremo fermi nella nostra determinazione di coltivare il dialogo interreligioso e la convivenza, nell’accettazione e nell’accoglienza reciproche.
Ai nostri giovani: forze vive dei nostri Paesi
Voi rappresentate il presente e il futuro dell’Africa che deve lottare con tutte le sue risorse per la dignità e la felicità dei suoi figli e figlie. In questo quadro, non possiamo tacere davanti al fenomeno della vostra migrazione, in particolare verso l’Europa. I nostri cuori di pastori e di padri soffrono davanti allo spettacolo di quelle imbarcazioni sovraccariche di giovani, di donne e di bambini che s’inabissano nei flutti del Mediterraneo. Certo, comprendiamo la vostra sete di felicità e di un maggiore benessere che i vostri Paesi non vi offrono. La disoccupazione, la miseria, la povertà rimangono mali che umiliano e indignano. Tuttavia, non devono condurvi a sacrificare la vostra vita intraprendendo strade così pericolose e verso destinazioni incerte. Non lasciatevi ingannare da false promesse che vi condurranno alla schiavitù e a un futuro illusorio! Con il duro lavoro e la perseveranza potrete riuscire in Africa e, soprattutto, fare di questo continente una terra prospera.
Ai governanti e agli uomini politici
Nel nome di Cristo, rendiamo rispettoso omaggio al vostro impegno e alla vostra missione al servizio dei nostri popoli in un contesto internazionale fra i più delicati e complessi. Per le vostre funzioni politiche, siete in modo particolare i guardiani dei vostri fratelli e sorelle e delle vostre nazioni. Nella loro aspirazione allo sviluppo, nel loro desiderio profondo di un maggior benessere, nella loro lotta per condizioni di vita migliori, nella loro aspirazione alla pace, all’educazione, alla felicità, gli sguardi dei vostri popoli sono rivolti verso di voi.
In questo periodo particolarmente delicato del cammino del nostro continente di fronte alle sfide della globalizzazione, è chiamata in causa la vostra responsabilità e la vostra missione è divenuta più esigente, tant’è vero che le vostre scelte politiche condizionano il presente e il futuro di milioni di persone di cui voi siete responsabili. Le numerose e multiformi sfide di fronte alle quali si trovano i nostri Paesi in termini di sviluppo, di salvaguardia dell’ambiente e del pianeta, di creazione di opportunità per i giovani, di formazione adeguata dei cittadini, di riconciliazione, di giustizia e di pace, esigono da voi un impegno senza riserve. Dio ha benedetto l’Africa e l’ha dotata di tante ricchezze umane e naturali da consentirle di offrire a tutti i suoi figli quanto loro necessita.
Con voi e per voi, preghiamo affinché i privilegi e gl’interessi personali non prendano il sopravvento nei vostri cuori, ma che assolviate il vostro compito dando una priorità assoluta al bene comune, in spirito di servizio, alla maniera di Gesù Cristo, che è «venuto non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45). In questo senso, vi esortiamo a combattere tutto ciò che mette in pericolo il bene comune e vìola la dignità della persona umana: la corruzione, la cattiva gestione e il traffico degli esseri umani in tutte le sue forme. Inoltre, non dover mai far cessare i vostri sforzi per assicurare la sicurezza della vita e dei beni dei vostri concittadini. questo è il vostro primo dovere. Siamo consapevoli che questa grande sfida dalla quale dipende la riuscita di diversi piani strategici di sviluppo dei nostri Paesi non è semplice da affrontare. Vi incoraggiamo a mettere insieme le vostre forze nella subregione (servizi d’informazione e difesa) per affrontare questo nemico comune del benessere degli Africani.
Senza volerci sostituire a voi, nelle vostre responsabilità politiche, la Chiesa, la cui missione è completamente diversa, rimane al vostro fianco. Con voi, essa vuole operare per nazioni pacifiche e comunità più unite attorno ai valori nuovi del Regno di Dio, che trascendono le barriere etniche, religiose e geografiche. Con voi, la Chiesa vuole collaborare per promuovere il buon governo, lo stato di diritto democratico, le elezioni trasparenti, giuste e credibili, il rispetto delle costituzioni nazionali, il verdetto delle urne e l’alternanza democratica.
Noi facciamo appello a un ordine internazionale più giusto affinché il nostro continente non sia continuamente saccheggiato a vantaggio di una minoranza. Noi peroriamo la causa di una migliore ripartizione delle ricchezze del mondo, di una remunerazione più giusta degli sforzi di ognuno, di una reale giustizia sociale tanto all’interno dei nostri Stati che nelle relazioni internazionali.
Ringraziamenti e preghiera
Al termine della nostra Assemblea, autentico momento di grazia, ci preme esprimere la nostra sincera gratitudine a Dio così come alla Chiesa-Famiglia di Dio nel Burkina-Niger, alle massime Autorità politiche, civili e amministrative, in particolare al Presidente del Faso, alle Forze di Difesa e di Sicurezza, a tutto il comitato organizzativo, ai partner, agli uomini e alle donne dei mezzi di comunicazione e a voi tutti che ci avete accompagnato con le vostre preghiere e i vostri servizi.
Appoggiandoci alla promessa di Cristo che rimane con noi fino alla fine dei tempi (cfr. Mt 28,20), vi invitiamo a conservare la speranza. Con tutto il cuore, vi benediciamo e vi affidiamo alla protezione materna di Maria Nostra Signora d’Africa.
Dato a Ouagadougou, il 19 maggio 2019.
I vescovi della RECOWA-CERAO