Dietro la morte di Raisi ci potrebbe essere l’ambizione del figlio di Ali Khamenei, Mojtaba Khamenei, che vedeva nel presidente un rivale
di Stefano Nitoglia
Il 19 maggio 2024 l’elicottero con a bordo il Presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Ebrahim Raisi (1960-2024), e altri alti funzionari del regime di Teheran, tra cui il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian (1964-2024), è stato coinvolto in un non meglio precisato incidente a causa delle avverse condizioni meteorologiche, nella regione dell’Azerbaigian orientale. Il convoglio presidenziale, composto da tre elicotteri e diretto a Tabriz, era di ritorno dall’inaugurazione di una diga a Khoda Afarin, al confine con l’Azerbaigian, cui aveva presenziato anche il presidente azero, Ilham Aliyev.
La morte di Raisi è stata annunciata dalla tv di Stato iraniana con un giorno di ritardo. L’elicottero è precipitato a terra durante una forte tempesta ed ha preso fuoco. Le autorità iraniane, dopo lunghe ore di dichiarazioni contraddittorie, hanno attribuito l’accaduto ad un incidente tecnico, dichiarando Raisi martire della causa, mentre Israele, nell’immediatezza del fatto, si è affrettata a dichiarare che nulla aveva a che fare con l’accaduto.
Raisi, che per il suo ruolo nel cosiddetto “comitato della morte” durante le esecuzioni dei prigionieri politici iraniani, nel 1988, divenne noto come il “Macellaio di Teheran” (gli sono state attribuite circa cinquemila esecuzioni) e si è particolarmente distinto nella durissima repressione delle numerose manifestazioni di protesta che hanno scosso l’Iran in questi ultimi anni, è stato onorato dalla Guida Suprema Ali Khamenei e della leadership iraniana con solenni funerali di Stato, ai quali hanno partecipato centinaia di migliaia di persone.
Sulle circostanze dell’“incidente”, però, esistono diverse incongruenze, che hanno fatto pensare ad alcuni, soprattutto negli ambienti della resistenza iraniana in esilio, che la narrazione dell’evento da parte delle autorità iraniane non fosse veritiera. Ci si è domandati, innanzitutto, come mai la tempesta abbia causato la caduta di uno solo dei tre elicotteri in volo, proprio quello di Raisi. Inoltre, alcuni hanno ricordato che recentemente Raisi aveva fatto, imprudentemente, alcune dichiarazioni che suonavano come una implicita condanna del regime teocratico iraniano e, in particolare, della sua Guida Suprema, il già citato Ali Khamenei. Il defunto presidente aveva infatti esaltato la figura di Mohammad Hosseini Beheshti (1929-1981), fondatore, subito dopo la Rivoluzione islamica, del Partito Islamico Repubblicano, a cui aderirono, in un ruolo secondario rispetto a Beheshti, Ruhollah Khomeini, Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e Ali Khamenei. A differenza di Khomeini, però, che, contro tutta la tradizione sciita, si era inventato la teoria del velāyat-e faqih (“tutela del giurisperito” o “potere politico carismatico del giurista-teologo”), che comportava l’intervento diretto dei religiosi nella politica, Beheshti desiderava, sì, un cambio di regime, ma con una netta differenziazione del ruolo dei religiosi rispetto a quello dei laici, i quali soli avrebbero dovuto guidare, secondo lui, la politica, mentre gli ayatollah, conformemente alla tradizione sciita, avrebbero dovuto continuare a ricoprire una funzione esclusivamente religiosa.
Nel 1981 Beheshti è rimasto ucciso, insieme ad altri 70 suoi seguaci, in un attacco terroristico quando, durante un congresso del nuovo partito iraniano, esplose una bomba. Da allora Khomeini ha avuto mano libera, imponendo la sua teoria e impadronendosi di tutti i gangli del potere iraniano.
A ciò si aggiunga che Mojtaba Khamenei, uno degli uomini più potenti del paese, con forti legami con gli apparati di sicurezza e figlio della Guida Suprema Ali Khamenei, ormai vecchio e malato, ambisce a sostituire il padre nella sua importantissima carica quando esso passerà a miglior vita. Per lui la figura di Raisi era un ostacolo evidente.
Queste circostanze hanno fatto sostenere a molti esponenti della resistenza iraniana e non solo (anche alcuni giornali, non solo italiani, hanno affacciato questa ipotesi) che nell’incidente ci fosse lo zampino del figlio di Khamenei. Alcuni sono andati anche oltre, sospettando una collaborazione nell’accaduto di Israele, basando la loro tesi sul fatto che l’Azerbaigian, ai cui confini Raisi si trovava al momento della sua partenza, è il luogo dove il Mossad, il servizio segreto israeliano per le operazioni all’estero, ha le sue più importanti e numerose basi, una delle quali proprio nelle vicinanze dello stazionamento e del decollo dei tre elicotteri. Nonché sulla stessa dichiarazione, da parte di Israele, di non avere nulla a che vedere con il fatto, applicando il noto proverbio latino excusatio non petita, accusatio manifesta. Ma questa tesi non sembra avere basi oggettive riscontrabili e gli stessi esponenti della diaspora iraniana tendono ad escluderla.
Quali saranno le conseguenze della morte di Raisi? Al momento non pare ve ne possano essere. Le elezioni presidenziali, fissate in tutta fretta per il 28 giugno, vedranno probabilmente la nomina di un esponente della corrente estremista al potere, la sola che sarà ammessa a parteciparvi secondo la complicata architettura costituzionale iraniana.
Martedì, 28 maggio 2024