La “buona battaglia” contro l’aborto continua
Da Alleanza Cattolica ad Alleanza Per la Vita
La molteplice e costante attività di Alleanza Cattolica – contro l’omicidio-aborto, contro il tradimento democristiano che ne ha voluto la «legalizzazione», per l’abrogazione della infame «legge» n. 194 – non è stata senza frutti. Ha infatti contribuito: 1. a diffondere la consapevolezza della barbarie dell’omicidio-aborto; 2. a denunciare una delle principali cause della sua «legalizzazione», cioè il tradimento democristiano; 3. a stimolare le forze cattoliche ufficiali e ufficiose al superamento della colpevole inerzia con cui da diciotto mesi si trascura il doveroso ricorso al referendum abrogativo; 4. a svigorire, presso l’opinione cattolica, l’ingiusta attrattiva esercitata da false «mobilitazioni» e da falsi «avvocati» della vita. La costituzione di Alleanza Per la Vita – che intende anche raccogliere e organizzare tali risultati – apre il periodo della concreta preparazione del referendum abrogativo. Adesioni internazionali ne sostengono l’opera, ispirata a principi programmatici coerenti con l’etica e il diritto naturale e cristiano.
L’attività molteplice che, tra altri gruppi e organismi, ma con una specificità sua propria, Alleanza Cattolica svolge ormai da cinque anni contro l’omicidio-aborto e la sua «legalizzazione», suscitando consensi crescenti, come pure affrontando ostilità provenienti non solo da parte abortista, non è stata e non è senza frutti.
1. L’infame «legge» abortista: tradimento democristiano e sconfitta della cristianità italiana
Tra i frutti, vi è anzitutto quello, principale, di avere contribuito e di contribuire a «illustrare – in nome dei fondamentali princìpi della legge naturale, recepiti e confermati dal magistero della Chiesa – i reali termini scientifici, morali, sociali e giuridici della questione dell’aborto» e della «barbarie […] di una “legalizzazione” o di una depenalizzazione dell’aborto volontario e diretto» che altro non sono «che una “legalizzazione” o depenalizzazione […] dell’assassinio e, in radice, la mortale lesione del diritto alla vita di tutto un popolo» (1).
Ma un altro frutto – di importanza estrema, in una reale «strategia per la vita» – può essere indicato: sempre più noto è infatti, presso le popolazioni cattoliche, il tradimento democristiano, grazie al quale l’infame «legge» abortista è stata approvata, è entrata in vigore (2), e già ora «produce» almeno 150 mila assassinî l’anno, per toccare presto i 200 mila (3) e andare poi oltre, di anno in anno (4).
Sempre più agevole è dunque, per le popolazioni cattoliche, riconoscere almeno i principali responsabili del tradimento democristiano – a patto, naturalmente, che gli organi di stampa solitamente considerati cattolici li indichino capillarmente ed efficacemente (5) – per negare loro ogni ulteriore mandato elettorale e tutelare la cristianità italiana da ulteriori tradimenti a danno del bene comune e dei diritti inviolabili dei singoli, delle famiglie, dei corpi sociali, della Chiesa.
Il tradimento poteva essere impedito. Beneficiò invece di un generale e benevolo silenzio, sia da parte degli organismi cattolici ufficiali e ufficiosi, sia da parte della stampa cattolica. L’impunità del tradimento moltiplicò e incoraggiò, ovviamente, i traditori (ogni volta felicemente rieletti!): fino alla promulgazione della «legge» abortista da parte di un governo composto tutto e solo di democristiani, e fino alla attuale difesa democristiana, di fronte alla Corte Costituzionale, della perfetta costituzionalità di tale «legge».
Analogamente, una volta approvata, l’infame «legge» poteva essere abrogata: facendo concreto appello alle associazioni e agli organismi cattolici ufficiali e ufficiosi perché promuovessero fin da subito, dal giugno 1978, il doveroso referendum abrogativo (se ciò fosse stato fatto, già da 6 mesi le norme abortiste della «legge» 194 – tanto sterilmente deplorate – avrebbero potuto essere abrogate!); o almeno, trascorsi nell’inerzia tutti i mesi utili del 1978, fin dall’inizio del 1979; o almeno in uno dei mesi di quest’anno – un solo mese sarebbe stato ampiamente sufficiente per la raccolta delle firme necessarie (6) – che precedettero le elezioni del 3 giugno 1979.
Ma dal ricorso al referendum le forze abortiste (e i responsabili del tradimento democristiano) hanno con tragico successo distolto finora le forze cattoliche ufficiali e ufficiose, facendo balenare – con improvvisa e singolare sollecitudine «per il bene del cattolicesimo» – l’eventualità e il «pericolo» di «una grave sconfitta per il cattolicesimo» (e suggerendo indirettamente, come evidente «vittoria»!, il perdurare sia dell’inerzia sia del benevolo silenzio circa il tradimento democristiano). No. La vera, tragica sconfitta della cristianità italiana è l’inerzia con cui si permette da anni il sempre più grave tradimento democristiano, grazie al quale anche la nostra nazione subisce oggi la barbarie della «legalizzazione» dell’assassinio; la vera, tragica sconfitta è l’inerzia con cui da 18 mesi si permette a tale barbarie di perdurare.
2. L’appello ai vescovi e la richiesta di referendum
Il 15 marzo 1979 Alleanza Cattolica – data la perdurante e colpevole inerzia delle associazioni e degli organismi cattolici ufficiali e ufficiosi, l’esiguità dei tempi tecnici a disposizione, e la gravità del problema – inviava un appello, e una memoria giuridica allegata, a tutti e singoli i vescovi italiani, in cui: si indicavano il danno, il pericolo e lo scandalo costituiti da una perdurante inerzia; si specificavano e si motivavano i criteri di una opportuna e urgente richiesta di referendum abrogativo parziale; si chiedeva ai vescovi di farsi solleciti assertori e propugnatori del ricorso al referendum, da svolgersi a opera di forze – e non si può immaginare che manchino – in cui fosse loro possibile riporre fondata fiducia; si segnalava infine che, in mancanza di altri e più autorevoli interventi a ciò concretamente ordinati e pubblicamente rilevabili, Alleanza Cattolica stessa avrebbe avviato l’iniziativa di referendum.
Il 21 aprile 1979 Alleanza Cattolica depositava presso la Corte di Cassazione l’iniziativa di referendum abrogativo parziale della «legge» 22 maggio 1978, n. 194.
Il 22 aprile 1979, in buona parte delle diocesi d’Italia, militanti di Alleanza Cattolica e propagandisti di Cristianità diffondevano 100 mila copie di un pieghevole in cui si rendevano noti sia l’appello rivolto ai vescovi sia la deposizione di iniziativa di referendum, «iniziativa […] a disposizione di quanti intendano svolgere una reale e concreta azione antiabortista, e quindi, anzitutto, dei presuli preposti alle singole diocesi d’Italia»; iniziativa di abrogazione «la cui attuazione è ovviamente condizionata dalla benevolenza operosa dei vescovi italiani, con la quale è indubbiamente ancora possibile – in poco più di un mese, da ora al 2 giugno prossimo – condurla a compimento; senza la quale non sarà certo nostra la responsabilità di avere preferito differire di un altro anno il ricorso al mezzo accessibile e lecito capace di arrestare la lugubre cadenza di omicidi, che pure periodicamente si deplora» (7).
Il 2 giugno, alla vigilia della consultazione elettorale, Alleanza Cattolica diffondeva un comunicato stampa in cui – non certo per propria responsabilità – rendeva «nota la scadenza deserta del termine utile» e rinnovava «il proprio impegno […] perché si rafforzi e si organizzi, in modo sempre più efficace, la opinione antiabortista e perché vengano utilizzate realmente e inderogabilmente le prossime scadenze giuridicamente opportune per la promozione del referendum abrogativo» (8).
Tale proposito si è venuto rapidamente a concretare, dando frutti: sia di accresciuta consapevolezza, presso l’opinione cattolica più vigile; sia di concreta proiezione operativa, con la costituzione di Alleanza Per la Vita.
3. Alleanza Per la Vita – Comitato Italiano Promotore del Referendum Antiabortista
Tra i frutti ulteriori va dunque segnalato, in primo luogo, quello per cui via via maggiori sono le forze, soprattutto cattoliche, che – riconoscendo il carattere sostanzialmente fittizio di «strategie» e di periodiche «mobilitazioni» che realmente non sembrano destinate ad altro che a immobilizzare la reattività morale delle popolazioni cattoliche – acquisiscono la consapevolezza della assoluta urgenza e necessità di liberarsi di ogni pastoia e di dissipare ogni inganno: per procedere, dunque, alla più sollecita abrogazione, mediante il referendum, di ogni e qualsiasi norma abortista della «legge» n. 194; per cancellare così le misure che negano radicalmente l’«assoluto e santo rispetto [dovuto] per il carattere sacro della vita umana fin dal primo momento del suo concepimento» e rifiutano ogni più doverosa «difesa dell’assoluta inviolabilità della vita non nata», così da «minare l’intero ordine morale che è il vero custode del benessere dell’uomo» (9); per premere quindi verso l’adozione di una legislazione positiva che sia realmente e integralmente conforme ai principi dell’etica naturale e cristiana; per rovesciare la sconfitta che il tradimento democristiano ha voluto infliggere alla cristianità italiana.
Non ultimo tra i frutti, infine – a coronamento di una azione pluriennale contro l’omicidio-aborto e per la promozione dell’assoluto rispetto dovuto all’inviolabile diritto di ogni uomo, fin dal concepimento, alla vita, e in risposta all’appello lanciato reiteratamente da Alleanza Cattolica, come anche grazie all’opera di alcuni suoi militanti -, si è costituita Alleanza Per la Vita – Comitato Italiano Promotore del Referendum Antiabortista.
Il nuovo organismo, sorto per la difesa senza compromessi del diritto alla vita e per l’abrogazione di ognuna delle norme abortiste della «legge» n. 194, è lieto – e grato – di aver potuto e di poter contare anche sulla piena collaborazione dei militanti di Alleanza Cattolica e sulla fattiva simpatia degli amici di Cristianità.
Sollecite e significative adesioni internazionali già sostengono Alleanza Per la Vita, adesioni provenienti da persone che vivono in nazioni il cui ordinamento giuridico non prevede ancora l’istituto del referendum abrogativo, e che dunque, «invidiando» per questo – ma solo per questo! – gli antiabortisti italiani, non si capacitano, e a ragione, del perché tale lecito strumento non sia stato tempestivamente e sollecitamente utilizzato e l’azione possibile sia stata invece singolarmente e continuamente «aggiornata», con una inerzia sempre più chiaramente colpevole.
Fra le prime adesioni giunte a illustrare il Comitato Internazionale di Patronato, spiccano, tra gli altri, i nomi dei francesi Michel de Penfentenyo, segretario e delegato generale del Centre d’Études pour une Politique de la Vie; del prof. Jean Daujat, filosofo, direttore del Centre d’Études Religieuses; del dr. Henri Lafont, presidente della Association des Médecins pour le Respect de la Vie; del dr. Paul Chauchard, presidente di Laissez-les vivre; del dr. Emmanuel Tremblay, presidente di Europa Pro Vita, associazione degli organismi europei per la difesa della vita, e del Cartel français pour le respect de la vie; di Geneviève Poullot, responsabile nazionale di S.O.S. futures mères e segretaria nazionale di Laissez-les vivre. Quelli dei belgi dr. Charles Convent, giurista, segretario generale di Europa Pro Vita; del dr. avv. Pieter Huys, segretario del Colloquium interparlamentaire pour la famille et le droit à la vie; dell’ing. Paul Guérin, già presidente della Centrale Nationale des Employées, membro del Comité de la Confédération des Syndicats Chrétiens; di Ghislain Van Houtte, fondatore dell’associazione belga Pro Vita. Quelli del giurista spagnolo e filosofo del diritto Juan Vallet de Goytisolo; della polacca dr. Wanda Poltawska, psichiatra, direttrice dell’Istituto di Teologia della Famiglia della diocesi di Cracovia; dell’olandese dr. Karel Gunning, presidente della World Federation of Doctor who Respect Human Life e della Nederlands Artsen Verbond; della inglese Ann O’Donnell, presidente di The Labour Campaign for Life.
Della lettera che accompagnò la prima di tali adesioni, riproduciamo il corpo, grati anche per il caloroso auspicio che Michel de Penfentenyo vi esprime: «Abbiamo appreso con il più vivo interesse che preparate il referendum per abrogare le norme abortiste attualmente in vigore in Italia, e ci avete messi a parte della costituzione di un Comitato Internazionale di Patronato di tale iniziativa.
Comprendiamo, evidentemente, che nell’ora in cui i legami di solidarietà tra le nostre nazioni si moltiplicano, il patronato che potrebbero recare alla vostra iniziativa personalità autorevoli nei diversi settori della vita professionale o culturale, civile o religiosa, sarebbe tale da favorire grandemente il successo della vostra iniziativa.
Formuliamo calorosamente l’auspicio che si moltiplichino le generosità di coloro che accetteranno di farsi patroni dell’abrogazione delle norme che si oppongono all’etica e al diritto naturale».
All’auspicio di Michel de Penfentenyo, aggiungiamo il
nostro: che il tema della difesa – da restaurare – dell’inviolabilità della vita umana, accomuni ogni energia retta, ogni buona volontà, ogni singolo, come ogni organismo cattolico, ogni laico e ogni pastore.
* * *
La buona battaglia è solo agli inizi.
Non sono assenti, nel corpo della cristianità italiana, le energie che possono condurla al suo vittorioso compimento.
Energie che forse necessitano soltanto di essere liberate dalle illusioni e dai tradimenti che le opprimono, per poter riprendere a dare – nella cultura, nel costume, nelle istituzioni – la concreta testimonianza dei beni di cui anche nel tempo la vera religione è feconda.
Roma, 8 dicembre 1979
Festa della Immacolata Concezione
Il Consiglio Direttivo
di ALLEANZA PER LA VITA
Note:
(1) Dal testo della dichiarazione – in cui «Il Consiglio dell’Unione Giuristi Cattolici di Napoli esprime il proprio vivo apprezzamento e la propria stima per l’opera coraggiosa e assidua che anche in Campania viene svolta da Alleanza Cattolica» – resa pubblica dall’Unione Giuristi Cattolici di Napoli (cfr. Roma, 10-6-1978; e Cristianità, anno VI, n. 40-41, agosto-settembre 1978).
(2) Per una prima indicazione e documentazione dei principali episodi del tradimento democristiano, cfr. ALLEANZA CATTOLICA, l’aborto è omicidio, pieghevole del febbraio 1976; e GIOVANNI CANTONI, I falsi «avvocati» della vita, in Cristianità, anno VII, n. 49, maggio 1979, pp. 9-11.
(3) Cfr. Famiglia cristiana, anno 49, n. 47, 2-12-1979, p. 45.
(4) «Nel solo comune di Stoccolma si osserva, per i primi tre trimestri del 1979, un incremento [degli aborti] del 10% rispetto al 1978» (Le Monde, 1-12-1979).
(5) Alleanza Cattolica chiese pubblicamente e insistentemente che ciò fosse fatto (cfr. GIOVANNI CANTONI, art. cit.), almeno nell’imminenza dell’ultima consultazione elettorale, almeno dai quotidiano Avvenire (diretto dal candidato democristiano, oggi onorevole democristiano, dr. Angelo Narducci) e dai mensile Sì alla vita (diretto dal candidato democristiano, e redattore di Avvenire, dr. Piero Pirovano). Ma ciò che pure si loda se fatto all’estero (cfr. Famiglia cristiana, cit., p. 35), fu purtroppo ancora una volta omesso, singolarmente, in Italia. Vi è forse, in Italia, chi giudica che non sia pastoralmente prudente che il gregge sappia chi sono i lupi?
(6) Cfr. L’Osservatore Romano, 9/10-1-1978; e Cristianità, anno VII, n. 49, cit., pp. 1 e 9.
(7) Dal pieghevole Contro l’aborto. Contro ogni colpevole inerzia. I testi dell’appello ai vescovi, della memoria giuridica allegata, del quesito di referendum e del pieghevole, sono riprodotti integralmente in Cristianità, anno VII n. 49, cit.
(8) Cfr. il testo completo del comunicato stampa in Cristianità, anno VII, n. 50-51, giugno-luglio 1979, p. 2.
(9) GIOVANNI PAOLO II, Discorso di Limerick, del 1º-10-1979, in L’Osservatore Romano, 1/2-10-1979.