Il filosofo francese Étienne Gilson (1884-1978) diede alle stampe, nel 1965, in occasione del Settecentesimo anniversario della nascita del Sommo Poeta, una raccolta di saggi dal suggestivo titolo, Dante e Beatrice. Questo volume ne è l’edizione italiana, che vede nel Settecentesimo anniversario della morte – 2021 – del più illustre fiorentino, la terza ristampa.
Tra i nove saggi – di cui l’ultimo inedito – emergono delle linee di assoluta originalità. Innanzitutto il fulcro della poesia di Dante Alighieri (1265-1321), infarcita della scienza, della filosofia e della teologia dell’epoca viene fatto emergere non semplicemente come una finzione letteraria meramente inventata, ma a partire da un incontro fondamentale, reale e stupefacente di Dante con la “bambina di Firenze”. Gilson sostiene, infatti, che tutta l’arte di Dante sia sostenuta, accompagnata, ispirata, spinta e realizzata grazie al suo reale sguardo d’amore per Beatrice.
La stessa Divina Commedia, secondo Gilson – la cui elaborazione è successiva alla morte di Beatrice e allo studio da parte del poeta fiorentino della filosofia e della teologia – è mossa dal desiderio di incontrare, nello spirito, Beatrice e tale incontro diventa un cammino ascetico di purificazione. Attraverso l’amore umano per giungere al vero Amore, tant’è che si potrebbe definire l’opera più famosa di Dante come una “trilogia per Beatrice”. Scrive Gilson: «il poeta della Divina Commedia è un innamorato che mantiene la promessa. Il nesso che lega le tre parti della trilogia è talmente diretto, evidente e giustificabile che gli spiriti critici non riescono a credervi» (p. 42).
Attorno a questo nesso, Gilson costruisce altri interventi di molto eruditi interrogandosi, ad esempio, sulla natura delle “ombre”, delle “anime”, dei “fantasmi” e delle “luci” presenti in maniera diversa nei tre regni dell’aldilà, cercando, con gli strumenti della filosofia medievale, di cui è fine conoscitore, di mettere in connessione la testimonianza dantesca con quanto soprattutto Aristotele (384-322 a.C.) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274) avevano insegnato e che era patrimonio culturale dello stesso poeta. Si svilupperà un intenso approfondimento, ad esempio, delle nozioni di forma e materia e un confronto tra la visione antropologica aristotelico-tomista e quella platonica.
In definitiva, suggerisce l’Autore dei saggi, che è significativo comprendere – al fine di capire la straordinarietà di Dante – il nesso tra teologia e poesia e le concessioni letterarie a cui un poeta può accedere per spiegare ancor meglio agli uomini – attraverso un approccio visivo e sensibile – il mistero. Cosa che la teologia fa attraverso concetti. Scrive Gilson: «I poeti usano metafore perché gli uomini non amano solo che si spieghino loro le cose, ma anche le se si facciano loro vedere. Il sensibile può rappresentare l’intelligibile solo seguendo la propria natura e le proprie leggi: è questo il giusto punto di vista per capire la Divina Commedia e persino la sua teologia. Il suo senso più profondo è tutt’uno con il potere della sua bellezza» (p. 122).
Gilson che non è certamente nuovo all’interesse per la figura e la poetica di Dante – basti pensare alla sua opera Dante e la filosofia, pubblicata nel 1939 – con questi saggi rinnova la sua profonda stima per il Sommo Poeta che fa emergere oltre tutto quale figura che ha incarnato e fondato – se così possiamo esprimerci – l’italianità.
Consigliato a quanti, anche incoraggiati o incuriositi dalle celebrazioni dell’anniversario della morte di Dante Alighieri, vogliono studiare e approfondire la poetica e la cultura del Sommo Poeta.
Categoria: Saggio
Autore: Étienne Gilson, a cura di Bianca Garavelli, tr. it. Anna Maria Brogli e Bianca Garavelli
Pagine: 189 pp
Prezzo: € 23
Anno: 2014
Editore: Medusa, Milano
EAN : 9788876983207