In occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri (1265-1321), è stata pubblicata la terza ristampa in lingua italiana del testo più sostanzioso del filosofo francese Étienne Gilson (1884-1978) sul Sommo Poeta. Come Gilson si sia accostato allo studio di Dante non è dato saperlo, ma tale interesse ha caratterizzato una costante in tutta la sua vita, dal momento che non poteva certamente eluderlo dal mondo medievale, la cui filosofia egli andava a studiare.
Pur ribadendo che Dante non è un filosofo,ma un letterato, Gilson si occupa di comprendere che ruolo ha avuto la filosofia nell’universo poetico dantesco e da questa visuale scopre la prospettiva sostanzialmente morale e pedagogica offerta da Dante stesso, attraverso una disamina articolata ed erudita del Convivio, della Monarchia e della Commedia. Il volume così si articola in quattro capitoli e cinque appendici che approfondiscono alcuni aspetti specifici.
Emerge, innanzitutto, che il filosofo francese accosta i testi di Dante attraverso una visione realista, scartando l’estremo simbolismo o l’idealismo con cui molti critici cercano di etichettare la produzione dantesca. Egli vuole comprendere e non classificare.
In questa prospettiva, Dante offre un universo formato da tre ordini coesistenti e dipendenti da Dio, ma tra loro separati: quello della filosofia, quello temporale e quello religioso. Nel primo, il riferimento massimo è Aristotele e soprattutto la sua dottrina morale esposta nell’Etica Nicomachea; nel secondo a regnare è l’Imperatore, mentre nel terzo l’apice è il papa. Il tradimento, quale massimo peccato, è violare tali autorità nella loro autonomia, ossia quando l’appartenente ad un ordine vuole invadere l’altro.
Pertanto, l’ordine temporale ha un proprio fine che è illustrato in maniera perfetta dalla morale aristotelica. Questa dottrina deve servire all’Imperatore, ossia all’autorità politica, per guidare i popoli a raggiungere il fine della felicità terrena. Mentre l’ordine spirituale deve aiutare l’uomo nel raggiungere il proprio fine spirituale, ossia la salvezza eterna. La gerarchia di dignità che pur sussiste tra i vari ordini, non dà vita ad una gerarchia di giurisdizione. Ogni ordine ha sopra di sé un’unica autorità: la Provvidenza divina.
Da questo ne consegue che Dante ha una concezione propria della filosofia e valorizza le autorità filosofiche e teologiche per ciò che esse significano nella loro espressione massima. Dante non è dunque un tomista, pur riconoscendo in Tommaso d’Aquino (1225-1274) la massima autorità della teologia speculativa, non è riconducibile neanche all’averroismo pur collocando nel Paradiso della Divina Commedia, accanto a Tommaso, Sigieri di Brabante (1240-1280) quale rappresentante della filosofia pura. Il “Dante” di Gilson è infine un intellettuale originale, anche per ciò che riguarda l’aspetto filosofico con tratti assolutamente singolari e unici.
Consigliato a quanti, anche incoraggiati o incuriositi dalle celebrazioni dell’anniversario della morte di Dante Alighieri, vogliono studiare e approfondire la poetica e la cultura del Sommo Poeta.
Categoria: Saggio
Autore: Étienne Gilson, editoriale di Costante Marabelli, tr. it. Sergio Cristaldi
Pagine: 328 pp
Prezzo: € 22,00
Anno: 2021
Editore: Jaca Book, Milano
EAN: 9788816401938