Ognuno di noi entrerà in Paradiso con la varietà dei suoi doni e dei suoi carismi, ma tutti risplenderemo di Cristo, se avremo saputo infondere nei fratelli l’amore per l’autentica Sapienza, che spiega la terra con la Luce del Cielo
di Michele Brambilla
«In questa Solennità di Tutti i Santi, è una grande gioia inscrivere San John Henry Newman fra i Dottori della Chiesa e, al tempo stesso, in occasione del Giubileo del Mondo Educativo, nominarlo co-patrono, insieme a San Tommaso d’Aquino, di tutti i soggetti che partecipano al processo educativo», dice Papa Leone XIV all’inizio dell’omelia della Messa del 1° novembre in piazza S. Pietro. C’è davvero di che gioire: il più grande teologo dell’Ottocento entra in un gruppo di cui fanno parte i Padri che egli ha studiato a fondo, venendo da essi convertito al Cattolicesimo. Per di più, veglierà da ora in poi, assieme al più grande “collega” duecentesco, sull’operato di tutti quei cattolici che hanno a cuore la trasmissione della Sapienza autentica alle giovani generazioni.
«La vita dei santi ci testimonia, infatti, che è possibile vivere appassionatamente in mezzo alla complessità del presente, senza lasciare da parte il mandato apostolico: “Risplendete come astri nel mondo” (Fil 2,15)», prosegue il Pontefice, per il quale «il Giubileo è un pellegrinaggio nella speranza e voi tutti, nel grande campo dell’educazione, sapete bene quanto la speranza sia una semente indispensabile! Quando penso alle scuole e alle università, le penso come laboratori di profezia, dove la speranza viene vissuta e continuamente raccontata e riproposta».
Anche per Leone XIV «è compito dell’educazione offrire questa Luce Gentile a coloro che altrimenti potrebbero rimanere imprigionati dalle ombre particolarmente insidiose del pessimismo e della paura. Per questo vorrei dirvi: disarmiamo le false ragioni della rassegnazione e dell’impotenza, e facciamo circolare nel mondo contemporaneo le grandi ragioni della speranza. Contempliamo e indichiamo costellazioni che trasmettano luce e orientamento in questo presente oscurato da tante ingiustizie e incertezze. Perciò vi incoraggio a fare delle scuole, delle università e di ogni realtà educativa, anche informale e di strada, come le soglie di una civiltà di dialogo e di pace».
«Questo è anche il senso del Vangelo delle Beatitudini oggi proclamato. Le Beatitudini portano in sé una nuova interpretazione della realtà», antitetica ai falsi modelli mondani. Dobbiamo essere intimamente convinti del fatto che le Beatitudini «non sono un insegnamento in più: sono l’insegnamento per eccellenza. Allo stesso modo, il Signore Gesù non è uno dei tanti maestri, è il Maestro per eccellenza. Di più, è l’Educatore per eccellenza», come intuì magistralmente san John Henry Newman. Il Papa cita in proposito il suo immediato predecessore, Francesco, che nel suo discorso alla prima assemblea plenaria del Dicastero per la Cultura e l’Educazione scrisse che «dobbiamo lavorare insieme per liberare l’umanità dall’oscurità del nichilismo che la circonda, che è forse la malattia più pericolosa della cultura contemporanea, poiché minaccia di “cancellare” la speranza. [1] Il riferimento all’oscurità che ci circonda ci richiama uno dei testi più noti di San John Henry, l’inno Lead, kindly light (“Guidami, luce gentile”). In quella bellissima preghiera, ci accorgiamo di essere lontani da casa, di avere i piedi vacillanti, di non riuscire a decifrare con chiarezza l’orizzonte».
San John Henry Newman visse l’educazione come una vocazione nella vocazione a servire il Signore. Infatti «la vita si illumina non perché siamo ricchi o belli o potenti. Si illumina quando uno scopre dentro di sé questa verità: sono chiamato da Dio, ho una vocazione, ho una missione, la mia vita serve a qualcosa più grande di me stesso». In particolare, «l’educazione, nella prospettiva cristiana, aiuta tutti a diventare santi. Niente di meno. Papa Benedetto XVI, in occasione del Viaggio Apostolico in Gran Bretagna, nel settembre 2010, durante il quale beatificò John Henry Newman, invitò i giovani a diventare santi, con queste parole: “Ciò che Dio desidera più di ogni altra cosa per ciascuno di voi è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto possiate immaginare e vuole il meglio per voi”».
La chiamata universale alla santità è ricordata pure nella Lumen gentium del Concilio Vaticano II, anch’essa opportunamente citata dal Santo Padre. «Prego che l’educazione cattolica aiuti ciascuno a scoprire la propria chiamata alla santità. Sant’Agostino, che San John Henry Newman apprezzava tanto, disse una volta che noi siamo compagni di studio che hanno un solo Maestro, la cui scuola è sulla terra e la cui cattedra è in cielo (cfr Sermo 292,1)»: un’intuizione in grado di infondere una prospettiva trascendente anche ad una semplice ora di grammatica.
L’Angelus si apre con una doverosa menzione del recente incontro, nella Cappella Sistina, tra il Pontefice, il re Carlo III d’Inghilterra e l’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, a capo anche della delegazione anglicana presente in piazza S. Pietro per la proclamazione a Dottore della Chiesa dell’ex-anglicano Newman.
Riflettendo sulla solennità di Tutti i Santi, all’interno della quale si è celebrato il solenne rito appena terminato, il Papa sottolinea che «il mistero della comunione dei santi, che oggi respiriamo “a pieni polmoni”, ci ricorda qual è il destino finale dell’umanità: una grande festa in cui si gioisce insieme dell’amore di Dio, presente tutto in tutti, riconoscendo e ammirando la bellezza multiforme dei volti, tutti diversi e tutti somiglianti al Volto di Cristo». «Mentre pregustiamo questa realtà futura, sentiamo ancora più forte e doloroso il contrasto con i drammi che la famiglia umana sta soffrendo a causa delle ingiustizie e delle guerre», sentendo in maniera ancora più impellente «il dovere di essere costruttori di fraternità». Una fraternità autentica che si costruisce cuore a cuore, come insegnato dal Dott. Newman.
Domenica, 2 novembre 2025
