Alleanza Cattolica si unisce alla preghiera del S. Padre e di tutti i fedeli del mondo per p. Jacques Hamel, il cui personale sacrificio si è unito al Sacrificio che aveva appena terminato di celebrare nella chiesa dedicata a Santo Stefano, il primo martire cristiano.
1. Il ricordo dell’anziano sacerdote francese si affianca al ricordo dei tanti sacerdoti e religiosi, e dei tanti fedeli in Cristo, ogni anno uccisi selvaggiamente solo perché cristiani in ogni luogo del mondo: non è possibile accorgersi della persecuzione quando avviene a casa nostra o nelle immediate vicinanze. Se oggi essa è arrivata senza ostacoli nel cuore dell’Europa con modalità così simbolicamente crudeli è anche perché ha potuto agire nella quasi totale indifferenza dell’Europa e dell’Occidente quando si è scatenata inSiria, in Iraq, in Nigeria, in Pakistan, in Cina… Insieme con la preghiera, il primo serio antidoto all’aggressione terroristica che raggiunge gli altari delle Chiese, dopo aver colpito innocenti nelle strade e sulle piazze, è dedicare a ogni cristiano privato della casa e dei beni, ferito o ucciso nel più remoto angolo del mondo la medesima attenzione giustamente avuta verso p. Jacques.
2. In coerenza con l’insegnamento di Papa Francesco, siamo ben consapevoli che leggere quanto accade oggi usando la categoria della guerra fra religioni è fuorviante: non solo perché riconosce la qualifica religiosa a una serie di atti criminali che ne sono la tragica antitesi, ma perché si inserisce nello schema teorizzato dai proclami dell’IS, secondo cui quest’ultimo guida la ricomposizione del “Califfato” contro i c.d. crociati, inserendo in tale denominazione tutti gli occidentali. Siamo ben consapevoli che la guerra in atto non è tra fedeli dell’Islam e “crociati“, e che l’ultimo errore da compiere è assecondare una propaganda che invece attrae e aggrega proprio fondandosi su questa divaricazione, spingendo poi a compiere attentati chi condivide questa contrapposizione.
2. In coerenza con l’insegnamento di Papa Francesco, siamo ben consapevoli che leggere quanto accade oggi usando la categoria della guerra fra religioni è fuorviante: non solo perché riconosce la qualifica religiosa a una serie di atti criminali che ne sono la tragica antitesi, ma perché si inserisce nello schema teorizzato dai proclami dell’IS, secondo cui quest’ultimo guida la ricomposizione del “Califfato” contro i c.d. crociati, inserendo in tale denominazione tutti gli occidentali. Siamo ben consapevoli che la guerra in atto non è tra fedeli dell’Islam e “crociati“, e che l’ultimo errore da compiere è assecondare una propaganda che invece attrae e aggrega proprio fondandosi su questa divaricazione, spingendo poi a compiere attentati chi condivide questa contrapposizione.
3. Siamo altrettanto consapevoli che un conto è la dimensione del martirio per la fede, che attiene alla persona, non si sceglie né si programma ma si affronta affidandosi al Signore, un conto è la doverosa difesa di sé stessi e della propria comunità di fronte all’aggressione ingiusta, soprattutto quando si manifesta in modo così deciso, mirato e coordinato. Doverosa, come ricorda – col costante Magistero pontificio – il Catechismo della Chiesa cattolica allorché, a proposito della legittima difesa, parla del “grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile“, e della esigenza “che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere“, anche attraverso il legittimo uso delle armi (§§ 2265-2266). Garantire condizioni di sicurezza e di ordine pubblico è parte del lavoro per il bene comune, al quale esorta da sempre la Dottrina sociale cristiana.
4. La devozione per i martiri della fede non è in antitesi con la necessità di garantire alla fede le condizioni per essere praticata senza aggressioni – nel mondo, nei luoghi di più cruenta persecuzione, in Europa e in Italia -, nel momento in cui le esplicite affermazioni dei capi IS individuano gli obiettivi da raggiungere anche fra i luoghi e fra i ministri di culto. Né è in antitesi con la necessità di esigere in concreto dai responsabili delle comunità islamiche presenti in Europa e in Italia lealtà e trasparenza, insieme con la più fattiva collaborazione. Perché se va rifiutata la categoria della guerra fra religioni, è impossibile negare che gli attacchi terroristici muovono da richiami e proclami dell’ultrafondamentalismo islamico: è interesse di tutti – in primis delle comunità musulmane – isolarli e renderli marginali. Ed è dovere dello Stato fare in modo che sia così.
Festa di Santa Marta di Betania
Roma, 29 luglio 2016