A chiusura del ciclo di articoli sulla musica contemporanea proponiamo una breve sintesi della riflessione di Hans Sedlmayr sulla frattura dell’arte col passato e sui mutamenti spirituali sottostanti a tale frattura. La “perdita del centro” si manifesta anche nella musica con la ricerca della“musica assoluta” di Arnold Schönberg, sciolta dalla totalità dell’uomo e della sua realtà, e, per molti aspetti, con la sperimentazione ritmica di Olivier Messiaen.
di Stefano Chiappalone
È un fatto che da un certo punto in poi, a far data all’incirca dal periodo a cavallo tra XVIII e XIX (e con differenti velocità anche nelle singole arti), in determinate e dominanti tendenze artistiche si manifesta una «rivoluzione», per dirla con lo studioso austriaco Hans Sedlmayr (1896-1994), e non puramente stilistica, ma che riflette dei mutamenti spirituali: «Anche senza approfondire l’essenza, si vede subito che essa significa una frattura non solo con tutto il passato europeo, ma anche con tutto quanto il passato dell’arte in generale» (La rivoluzione dell’arte moderna, Cantagalli, Siena 2006, p. 137). Un «nuovo […] compreso e frainteso. E non sono sempre i sostenitori dell’arte moderna quelli che la comprendono meglio» (ibid., p. 17).
A tal fine, Sedlmayr va a scavare in cerca dei fenomeni spirituali che sottostanno a queste tendenze, identificando di volta in volta: l’aspirazione alla purezza, il dominio della geometria e della tecnica (fino a costruire edifici per uomini il cui modello è la macchina, l’ingranaggio), il culto del caos e dell’irrazionale (“follia deliberata” e il ritorno alle origini, a quella che definisce “ingenuità consapevole”). In tutte sembra manifestarsi quella “perdita del centro” che Sedlmayr identifica come cifra del nostro tempo, foriera di scissioni esteriori e interiori: il meccanico senza l’organico, la razionalità senza l’umanità, l’irrazionalità senza la logica… Verrebbe facile aggiungere: la ragione senza la fede.
Poiché esaminare ciascuna singolarmente meriterebbe una trattazione troppo ampia (meglio ancora: la lettura dei testi di Sedlmayr, cui volentieri rimandiamo il lettore), conviene qui accennare qualcosa in più sulla prima caratteristica ovvero l’arte, e ciascuna delle singole arti, che finisce per eliminare tutto ciò che è proprio delle altre: la linea senza il colore (ovvero il disegno senza la pittura), il colore senza volume (ovvero la pittura senza la scultura) e via togliendo, in una sorta di autoreferenzialità spinta al massimo in cerca di una impossibile purezza assoluta. Talora persino l’artista cede al richiamo non solo dell’arte per l’arte, ma pure dell’artista per l’artista, in cui riecheggia «la hybris dell’uomo autonomo che ignora tutto e tutti, senso e misura, forma e colore, è espressa dalle parole di Le Corbusier [pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris,1887-1965]: “L’arte è vitale soltanto per l’élite che deve radunarsi per poter fare da guida. L’essenza dell’arte è l’orgoglio arrogante”. Più di tutto, l’uomo autonomo ignora gli uomini come immagine di Dio: Franz Mark [1880-1916] dichiara: “Da tempo avverto l’uomo come cattivo”. Barlach [Ernst, 1870-1938] lo esprime così: “L’uomo è un esperimento fallito della natura». E Grosz [George, 1893-1959] infine proclama: “L’uomo è una bestia”»: è lo studioso tedesco Hans Graf Huyn (1930-2011) a tessere questo florilegio nel suo Ihr werdet sein wie Gott. Der Irrtum des modernen Menschen von der Französischen Revolution bis heute (Sarete come Dio. L’errore dell’uomo moderno dalla Rivoluzione Francese ad oggi, Universitas Verlag, Monaco 1988, p. 130).
In ambito musicale, «il vero analogo della pittura “assoluta”», per Sedlmayr, «è la musica dodecafonica» (La rivoluzione dell’arte moderna, cit., p. 67), che «tende ad una musica in sé, sciolta dalla totalità dell’uomo e dalla sua realtà» (ibid., p. 68), articolata in suoni talmente atomizzati e “distillati” da indirizzarsi «in ultima analisi, “verso l’assurdo”» (ibid., p. 69). Riguardo alla “musica assoluta” Sedlmayr cita il filosofo e musicologo tedesco Theodor W. Adorno (1903-1969), per il quale «la prevalenza di elementi atomistici fa sì che si dissolva il concetto del nesso musicale, senza il quale non si può parlare di musica» (ibidem).
A questo punto lasciamo proseguire il discorso agli addetti ai lavori poiché l’unico elemento che comprendiamo sulla partitura è il tacet. Tacciono dunque la penna e la tastiera e ce ne torniamo tra il pubblico insieme ad Alberto Sordi (1920-2003) e Anna Longhi (1934-2011), colti dal medesimo “sconcerto” al loro primo concerto di musica contemporanea.
Sabato, 2 dicembre 2023