L’Italia esce umiliata dalla settimana di negoziati europei sugli aiuti alla ripresa economica dopo il coronavirus. Passa su tutta la linea la posizione olandese e i comunicati di fine giornata sembrano trascrizioni delle risoluzioni del Parlamento dell’Aja:
– aiuti soltanto per la spesa sanitaria emergenziale, secondo meccanismi ancora oscuri e per importi ben inferiori a quanto l’Italia abbia versato all’Europa già solo per rimpinguare le casse del MES;
– per il resto, al di là di propositi indefiniti e comunque intempestivi, occorrerà soggiogarsi al MES, così che per ottenere dei fondi (anche la sola restituzione di quelli versati) andranno accettate condizioni di austerità sul modello greco;
– nessuna delle proposte italiane è stata accolta, sì che sfugge il motivo della soddisfazione ostentata da alcuni esponenti politici e istituzionali.
Non sfugge, invece, alla popolazione che l’autocompiacimento e la stantia narrazione europeista stiano diventando una presa in giro.
E’ quindi il momento di “fare da soli”, secondo quanto prospettato nei giorni scorsi dallo stesso Primo ministro italiano. Può avvenire, anzitutto, orientando la solidarietà che gli Italiani hanno mostrato in questa emergenza. Si ponga mano alle riserve auree e si lanci un piano di Buoni del Tesoro di Solidarietà Nazionale a scadenza cinquantennale, circolabili, a tassi di rendimento calmierati ma esentasse, facendo appello al grande cuore degli Italiani perché tutti investano in essi una parte dei propri risparmi per salvare il Paese. Si cerchino partner internazionali disponibili ad aiutare la ripresa: dopo tutto, il mondo non finisce a Bruxelles e il Piano Marshall non arrivò da Berlino, sebbene quest’ultima ne abbia beneficiato come nessun altro senza, tuttavia, dar mostra di aver imparato la lezione della storia.
Venerdì, 10 aprile 2020