Guido Verna, Cristianità n. 433 (2025)
1. Sono passati quarant’anni dal primo ritiro di Alleanza Cattolica del Lazio, tenuto a Palestrina (Roma), presso l’Opera dello Spirito Santo (1). Era la metà del 1985.
Come ho detto in un’altra occasione — una conferenza sui Vent’anni dalla caduta del Muro, tenuta a Portici (Napoli) il 12 dicembre 2009 —, gli anniversari, soprattutto i multipli di dieci, sono «l’occasione stimolante […]per fermarsi e ri-pensare. Un’occasione che “deve” essere messa a frutto: perché dal fermarsi e dal ri-pensare il passato deriva una maggiore comprensione di quest’ultimo e una accresciuta intelligenza del presente, che ci permette di continuare il cammino in avanti sempre “meglio”, perché “migliorati”, cioè infine “migliori”».
L’anniversario multiplo di dieci, in questa occasione, ci permette di ricordare due documenti di san Giovanni Paolo II (1978-2005), ai quali siamo particolarmente affezionati: l’esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia (2) e l’enciclica Dominum et vivificantem (3).
Appena prima del ritiro di Palestrina, a febbraio, nel capitolo generale dell’Associazione il nostro Fondatore, Giovanni Cantoni (1938-2020), da noi affettuosamente chiamato Gianni, ci aveva presentato proprio la Reconciliatio et paenitentia, pubblicata nella prima domenica di Avvento dell’anno precedente, il 2 dicembre, e di cui non si erano ancora spenti gli echi, comunicandoci, in via preliminare, la sensazione che stesse cambiando l’atmosfera ecclesiale.
Riteneva questo documento — leggo dai miei appunti — «di inconsueta importanza, tanto che poteva avere un titolo diverso, che faceva capire meglio l’entità: Restauratio et Contra-Revolutio. Se ogni volta che incontriamo nel testo Reconciliatio et paenitentia li sostituiamo con i nomi suddetti, se ne capirà meglio la straordinaria importanza.
«Con l’elezione di Giovanni Paolo II, infatti, si aprivano di fronte a noi queste possibilità:
«1) che non vi fosse arresto del processo di autodemolizione — denunciato da Papa san Paolo VI (1963-1978) nel discorso al Pontificio Seminario Lombardo, del 7 dicembre 1968 —, una prospettiva apocalittica;
«2) che fosse messo termine soprannaturalmente a questo processo, o straordinariamente o per vie ordinarie.
«O San Michele oppure l’azione dello Spirito Santo.
«Di fronte a un fatto storico — continuo a leggere dai miei appunti — che non si spiega umanamente, bisogna per forza pensare a concause che ci sfuggono. Per la Chiesa la concausa è la presenza dello Spirito Santo. Quello che stiamo vivendo è oggettivamente straordinario, e rivela tutta la forza dell’azione dello Spirito Santo».
2. Ho parlato di due documenti, che potremmo assumere come due parentesi entro cui si situa il primo ritiro regionale dei militanti laziali a Palestrina.
Se il primo era l’esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia, il secondo consisteva nell’enciclica Dominum et vivificantem, promulgata nella solennità di Pentecoste, il 18 maggio 1986, quindi l’anno successivo, una meditazione dottrinale sullo Spirito Santo, che Gianni ci presentò nel Capitolo nazionale di giugno dello stesso anno, invitandoci preliminarmente a leggerla prima come appendice alla seconda.
Qualcuno di noi commentò, sorridendo: «Il Papa ha voluto farci un regalo… Avrà saputo del nostro ritiro a Palestrina…».
Anche qui leggo dai miei appunti: «La struttura portante della cultura cattolica contro-rivoluzionaria è recepita in maniera inequivoca da questo documento straordinario. Quello che fino a ieri potevamo trovare in brandelli qua e là nelle altre encicliche (della prospettiva drammatica della vita storica, della dottrina delle due stirpi di San Luigi [Maria Grignion de Montfort;1673-1716], della dottrina delle due bandiere di Sant’Ignazio [di Loyola; 1491-1556]), lo troviamo perfettamente — in tutti i sensi — in questo documento. È come se nel giorno della maggiore tribolazione ci venga data la maggiore soddisfazione. È come alle nozze diCana: il vino migliore viene offerto in fondo».
Ancora dai miei appunti: «La ragione della nostra attenzione allo Spirito Santo è da cattolici e da contro-rivoluzionari, anzi da cattolici contro-rivoluzionari. Quindi il documento ci deve interessare straordinariamente, deve costituire occasione di ricarica dottrinale, teologica e spirituale, una straordinaria occasione di meditazione».
Infatti, il dissidio interno dell’uomo, la sua ribellione, «[…] la resistenza allo Spirito Santo […] trova […], specialmente nell’epoca moderna […] la sua massima espressione nel materialismo, sia nella sua forma teorica […], sia nella sua forma pratica […]. Il sistema, che ha dato il massimo sviluppo e ha portato alle estreme conseguenze operative questa forma di pensiero, di ideologia e di prassi, è il materialismo dialettico e storico, riconosciuto tuttora come sostanza vitale del marxismo. In linea di principio e di fatto il materialismo esclude radicalmente la presenza e l’azione di Dio, che è spirito nel mondo e, soprattutto, nell’uomo per la fondamentale ragione che non accetta la sua esistenza, essendo un sistema essenzialmente e programmaticamente ateo» (DV, III, 3, 56).
3. Non basta l’anniversario di Palestrina: nei giorni della festa di Pentecoste mi è parso opportuno (e doveroso) soffermarmi un po’ sull’azione dello Spirito Santo, terza persona della Santissima Trinità e «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14).Infatti, forse mai come oggi, mi sembra che l’azione dello Spirito Santo sia messa in ombra dalla situazione politica, sociale, antropologica, che stiamo vivendo, così confusa e disordinata e in molti casi lontana da Dio e dai suoi precetti.
Durante la cena pasquale, nel suo discorso d’addio, Gesù annunciò «un altro Consolatore» (Gv 14,16), cioè lo Spirito Santo, che avrebbe guidato gli apostoli alla verità, operando nella storia dell’uomo e della Chiesa. Così il Figlio manda lo Spirito nella potenza della sua Redenzione, come il Padre lo manda nella potenza della sua paternità. E questo dono rappresenta lo scambio di amore fra le persone divine, l’immagine più vera della rivelazione trinitaria. È in questo nuovo inizio, in questa nuova creazione, che l’umanità non sarà più orfana, ma potrà dissetarsi alla «sorgente dell’acqua zampillante fino alla vita eterna» (ibidem).
Gli apostoli, dopo la morte di Gesù, si sentivano orfani, sfiduciati, delusi, inermi, quando, chiusi nel Cenacolo, nonostante avessero ricevuto da Gesù il soffio dello Spirito Santo, la sera di Pasqua, non avevano ancora sperimentato la forza dello Spirito di vita che, «come vento impetuoso» (At 2,2) e «sotto forma di lingue di fuoco» (At 2,3), scese il giorno di Pentecoste su di loro. Ed ecco la trasformazione: si aprirono le porte del Cenacolo, non ebbero più paura, cominciarono a parlare molte lingue, battezzarono, portarono l’annuncio del Vangelo. Così, come si legge nel documento conciliare Lumen Gentium (4) il giorno della Pentecoste ebbe inizio la nascita della Chiesa che, da allora e per sempre, diventa «il canale per il quale ci arriva il dono dello Spirito Santo. È quindi in essa che ora il Figlio vuole manifestare lo Spirito Santo perché senza il dono dello spirito non riusciremo mai a conoscere Gesù» (5). Perciò, oggi più che mai è necessario invocare lo Spirito Santo, perché illumini e guidi un’umanità che si è allontanata da Dio. Infatti, come si può leggere nella Gaudium et spes, «lo Spirito di Dio, con mirabile provvidenza dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra» (6).
In realtà lo Spirito Santo ha sempre operato, fin dall’inizio della creazione — «lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,2) — e lungo tutta la storia dell’alleanza di Dio con l’uomo. Ma la sua azione raggiunge il culmine nella missione di Gesù come Messia, perché deve continuare l’opera salvifica del sacrificio della Croce.
«Il dono increato di Dio raggiunge il vertice nel mistero dell’Incarnazione» (DV, III, 2,52), verità che professiamo sia nel simbolo apostolico sia nel simbolo niceno-costantinopolitano.
4. Lo Spirito Santo, che dà la vita, non cessa di agire nella storia, per realizzare la pienezza della realtà salvifica di Cristo: «mediante l’Eucarestia le persone e le comunità, sotto l’azione del Paraclito consolatore, imparano a scoprire il senso divino della vita umana» (DV, III, 62).
La sua presenza è inconfondibile nella preghiera. «Noi nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). E i nostri tempi hanno bisogno assoluto di preghiera e di consolazione per non cadere nella tentazione della disperazione. Lo Spirito Santo è custode di speranza, ci solleva dalle fatiche, dalle inquietudini e dalle ferite più profonde dell’umana esistenza.
Lo spirito-amore è anche spirito della pace, della rettitudine, della gioia, della consolazione: «davanti a lui mi inginocchio implorando che come spirito del Padre e del Figlio egli conceda a noi tutti la benedizione e la grazia» (DV, 67).
Non dobbiamo sentirci mai più soli: «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26); abbiamo trovato il «dispensatore nascosto della gloria di Dio» (DV, III. 3,62).
E sarebbe finita bene: «Lo Spirito Santo col soffio della vita divina pervade il pellegrinaggio terreno dell’uomo e fa confluire tutta la creazione — tutta la storia — al suo termine ultimo nell’oceano infinito di Dio» (DV, III, 5).
Note:
1) «L’Opera dello Spirito Santo […] nasce dall’attività posta in essere dal frate cappuccino David De Angelis [1912-1996] della provincia Picena per dare attuazione all’esperienza mistica di madre Carolina Venturella [(1901-1989), la «povera anima», ndr], suora canossiana. Esperienza caratterizzata da “locuzioni interiori”», che sono state pubblicate in parte «nel libro “Potenza Divina d’Amore”» (Mario Busca, Il grido di Gesù. Racconto dell’esperienza mistica di una «povera anima»,Opera dello Spirito Santo, Palestrina [Roma]2020, p. 187 e p. 18).
2) Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale «Reconciliatio et paenitentia», 2-12-1984.
3) Cfr. Idem, Lettera enciclica «Dominum et vivificantem», 18-5-1986. Le citazioni nel testo saranno indicate con (DV).
4) Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen gentium», 21-11-1964.
5) M. Busca, op. cit., p. 12.
6) Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen gentium», cit., n. 26.
