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“Due articoli del ddl Zan sono già nel decreto rilancio. Quindi continuare l’esame del provvedimento ignorando questo aspetto rischia di ledere gravemente la dignità del Parlamento”

22 Luglio 2020 - Autore: Alleanza Cattolica

Di Luciano Moia da Avvenire del 22/07/2020

Su identità di genere e orientamento sessuale ci dev’essere “libertà di pensiero”. Non è pensabile che esprimere perplessità sul matrimonio gay o argomentare come l’utero in affitto offenda la dignità delle donne, possa diventare un reato. È quanto sostiene un fronte trasversale – Lega, Fi, Iv, Pd, M5S – che chiede d’integrare il testo unico contro l’omotransfobia con un articolo che esprima chiaramente la volontà del legislatore di perseguire sì la violenza o l’istigazione alla violenza «fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere» e non di limitare la libera espressione delle idee.

Anche il relatore Alessandro Zan (Pd) dice di essere d’accordo per una mediazione finalizzata a trovare un punto d’incontro «che non svilisca però la dignità delle persone lgbt e, allo stesso tempo, garantisca in modo ancora più chiaro la libera espressione delle idee». No però, sottolinea, a «emendamenti salva omofobi» o a formule che possono rischiare di indebolire la tutela delle persone più fragili. «Non vorremmo che nelle libera espressione delle idee si possa infilare la giustificazione per discorsi d’odio, perché in questo modo rischiamo di compromettere tutto l’impianto della legga Mancino, depotenziando anche la lotta contro il razzismo o a favore della libertà religiosa».

Si pensa quindi a inserire una premessa che esprima da un lato la volontà di tutelare la dignità delle persone punendo discriminazioni e violenze, dall’altro sottolinei la volontà di garantire la libera espressione delle idee. Vanno in questa direzione numerosi emendamenti che si propongono l’obiettivo di escludere che nell’istigazione a comportamenti discriminatori possa rientrare l’espressione di legittime opinioni di dissenso, per esempio, sulle famiglie arcobaleno o sull’omogenitorialità. L’emendamento in questione, ribadito con lievi sfumature da tutte le forze politiche recita che non può essere perseguita «la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio e alla violenza».

L’emendamento è stato presentato da Lega (primo firmatario Salvatore Turri), Fdi (Ciro Maschio), Fi (Enrico Costa), Italia Viva (Marco Di Maio e Lello Vitiello) e il Pd (Antonio Viscomi).

Ma sembrano formule destinate ad essere superate da una nuova riscrittura più attenta, come detto, a esprimere gli obiettivi del legislatore ma anche le preoccupazioni di chi è impegnato ad evitare che la norma si trasformi in una legge-bavaglio.

Una mediazione alta che dovrebbe essere trovata prima dell’approdo della legge in Aula, alla Camera. La data fissata dovrebbe essere il 27 luglio ma, se ci fossero le condizioni per arrivare a un punto d’incontro sulla nuova formulazione della legge, si potrebbe anche slittare di qualche giorno. Uno spostamento considerato accettabile se ci fossero le condizioni per votare subito la legge. Se invece il calendario costringesse a un rinvio a settembre – è l’opinione che sembra emergere nella maggioranza – si preferirebbe rimandare anche la ricerca del compromesso al dibattito in Aula.

Ieri intanto nuovo scontro in commissione Giustizia della Camera per la richiesta di “compattamento” degli emendamenti arrivata dalla presidente della commissione Francesco Businarolo (M5S). Gli oltre mille emendamenti presentati (1.017) sono stati tutti dichiarati ammissibili, ma la presidente ha chiesto ai gruppi di segnalare solo dieci emendamenti per ciascuno dei 9 articoli del testo. Novanta al massimo quindi per ogni forza politica. Una sintesi considerata indispensabile per consentire alla Commissione giustizia di portare il testo in Aula che, pur prevista dal regolamento, viene raramente utilizzata. Le opposizioni hanno protestato. Soprattutto Lega (493 emendamenti) e Fratelli d’Italia (482), si sono detti profondamente contrariati perché «il contingentamento lede i diritti delle opposizioni, e su questo daremo battaglia». Da oggi il voto degli emendamenti e poi, come detto, la ricerca di un punto d’equilibrio con l’obiettivo di convincere anche Forza Italia.

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