Giovanni Cantoni, Cristianità n. 305(2001)
Articolo anticipato, senza note e con il titolo Il “reazionario” di Bogotá, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, anno L, n. 114, 15-5-2001, p. 15.
Il quinto viaggio di Colombo continua. Anzi, conosce in quest’anno 2001, primo del nuovo millennio, il terzo dell’era cristiana, un momento di rilevante importanza.
Vediamo, in primo luogo, che cosa significa “quinto viaggio di Colombo”. Si tratta di una categoria storico-culturale con cui un pensatore iberoamericano vivente, il filosofo cattolico argentino Alberto Caturelli, indica il contributo che la “riserva” appunto americana può dare al “focolare” vetero-europeo perché si ravvivi, perché il Vecchio Mondo ritrovi — e rielabori — i caratteri della propria identità culturale grazie al conservatorismo “provinciale”, “coloniale”, del Nuovo Mondo: la metafora storica vede l’Ammiraglio del Mare Oceano, Cristoforo Colombo, che non è solamente andato dall’Europa all’America, ma che ha portato in qualche modo l’Europa in America, riportare dal Nuovo al Vecchio Mondo i tratti salienti della cultura europea, che in Europa hanno patito plurisecolari oltraggi (1). Perché — ancora —, riflettendo sulle “radici dell’ordine americano” — per esempio e secondo la lezione del nordamericano Russell Kirk (1918-1994), storico cattolico delle idee (2) — l’Europa ritrovi semplicemente le “radici dell’ordine”; in altri termini, perché, rispondendo all’alto appello di Papa Giovanni Paolo II (3), l’Europa ritrovi la propria “anima” anche grazie alla Magna Europa — la felicissima formula è dello storico olandese della cultura Hendrik Brugmans (1906-1997) —, alla Grande Europa, al mondo umano nato dall’espansione degli europei non solo in quel subcontinente dell’Asia che è l’Europa, ma nelle Americhe, in Africa e in Oceania, così come la Magna Graecia è stata anzitutto la “Grecia di fuori”, ma, in ultima analisi, la Grecia in tutta la sua maturazione (4). E questo può avvenire, soprattutto e anzitutto, grazie all’acquisizione di una consapevolezza “atlantica”, sostitutiva di quella “mediterranea”, spezzata in due, secondo la fondamentale notazione dello storico belga Henri Pirenne (1862-1935) (5), dall’espansione islamica, per cui i lontani cowboy del Far West degli Stati Uniti d’America e gli ancor più lontani gaucho argentini sono europei a pieno titolo diversamente dagli abitanti dell’altra sponda del Mediterraneo, senza entrare nel merito dello statuto delle minoranze cristiane d’area.
Venendo al fatto, segnalo la pubblicazione in italiano del primo volume del pensatore cattolico colombiano Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, a cura del professor Franco Volpi, dell’università di Padova, che ne scrive una postfazione, Un angelo prigioniero nel tempo, e fornisce esaurienti indicazioni bibliografiche (6).
L’autore incarna perfettamente il tipo del protagonista del “quinto viaggio”. Nato nel 1913 da una famiglia dell’alta società della Colombia, già viceregno della Nueva Granada, studia in Francia e poi pratica per tutta la vita — muore nel 1994 — nella propria dimora, al centro di Santa Fe de Bogotá, il classico otium. Circondato da uno scelto gruppo di amici con cui ama conversare e da interlocutori silenziosi ma non meno vivaci, che attendono di essere animati da chi li legga, gli oltre trentamila volumi della sua biblioteca. Dalla conversazione con questi viventi, e dalla frequentazione con gli autori delle opere di tale biblioteca, nascono riflessioni e spunti, che prendono corpo in pensieri brevi, in note a margine a un enorme testo implicito, la biblioteca stessa e la cultura che in essa e da essa è veicolata. E la raccolta di questi pensieri brevi si realizza nella pubblicazione, dal 1977 al 1992, di fatto di un’unica “opera in cinque tomi”: Escolios a un texto implícito, la cui edizione inizia con due volumi con questo titolo nel 1977, prosegue nel 1986 come Nuevos escolios a un texto implícito, pure in due volumi, e si conclude, nel 1992, come Sucesivos escolios a un texto implícito, in un volume unico.
Ma il corpus gomezdaviliano resta noto solo a pochi nella stessa Iberoamerica ed è ignoto nel mondo iberico europeo. Segnalato tempestivamente nel mondo germanico dal filosofo cattolico Dietrich von Hildebrand (1889-1977), ha eco e vi viene parzialmente tradotto nella seconda metà degli anni 1980. Giunge in Italia in apertura di secolo e di millennio, dopo che, nel 1999, è stato tradotto in Cristianità uno dei pochissimi saggi, Il vero reazionario (7), e che, nello stesso anno, ne ho presentato l’autore sul Secolo d’Italia come “conservatore” (8) e nel 2000 su Percorsi come “certosino dell’altopiano” (9), e sempre in Cristianità, come “un contro-rivoluzionario cattolico iberoamericano nell’età della Rivoluzione culturale” (10). E pensieri brevi stanno “filtrando”, talora via internet, in Polonia (11) e in Francia (12).
In margine a un testo implicito è una consistente scelta della prima metà — da pagina 11 a pagina 244 — del primo volume della prima raccolta, Escolios a un texto implícito, grosso modo pari al settanta per cento dei pensieri brevi ivi contenuti, quindi decisamente molto di più di quanto consuetamente s’indica con “antologia”, sì che è più rispondente al vero parlare di un’”opera antologizzata” piuttosto che dell’”antologia di un’opera”.
Benché si tratti di una scelta — con tutti i limiti che comporta, oltre l’intenzione, l’intelligenza e la buona volontà di chi l’ha operata —, essa permette comunque di cogliere i motivi dominanti del pensiero non sistematico di Gómez Dávila, del suo orizzonte che, se va dalla storia alla dottrina politica, alla poesia e al pensiero metafisico e teologico, è pure atta a esser usata da tutti e da ciascuno, cioè dall’”uomo qualunque”, perché tocca anche la vita di tutti i giorni, come corroborante ed energetico spirituale e intellettuale nella vita di quello “schiavo senza padrone” che è l’uomo occidentale contemporaneo, l’”uomo del futuro” nel 1977, cioè di una generazione fa (13).
Oltre a raccomandare l’uso di In margine a un testo implicito, concludo con un auspicio, che mi viene suggerito dalla breve fortuna italiana del testo, cioè dalle recensioni che ne sono già state fatte (14). In esse l’autore viene talora qualificato come il “Nietzsche di Bogotá”. Capisco quanto questa qualificazione sia suggestiva, sia commercialmente che culturalmente, ma non vorrei accadesse come con la formula “apologista del boia” con cui s’indica, con l’aria di chi se ne intende e ne sintetizza il pensiero, il conte Joseph de Maistre (15). E mi turba non tanto la sostanziale scorrettezza della qualificazione in sé stessa, quanto l’opera di diseducazione che tale qualificazione può produrre su chi intende ascrivere il nobile pensatore savoiardo fra i propri ascendenti culturali, e si spinge fino ad acquistarne gli scritti ma non a leggerli. Almeno, nel caso del pensatore colombiano, si giunga a pagina 122, dove Gómez Dávila sentenzia: “Nonostante la sua rabbia contro il cristianesimo, il lignaggio di Nietzsche è incerto.
“Nietzsche è un Saul rapito dalla demenza sulla via di Damasco” (16), permettendo di apprezzare quanto il curatore suggerisce puntualmente nella postfazione, e cioè che l’accostamento costituisce un “irriverente paragone” (17).
Note:
(1) Cfr. Alberto Caturelli, Il Nuovo Mondo riscoperto. La scoperta, la conquista, l’evangelizzazione dell’America e la cultura occidentale, trad. it., con prefazione di Pier Paolo Ottonello, Edizioni Ares, Milano 1992, pp. 368-370.
(2) Cfr. Russell Amos Kirk, Le radici dell’ordine americano. La tradizione europea nei valori del Nuovo Mondo, trad. it., a cura di Marco Respinti, con un epilogo di Frank J. Shakespeare Jr., Mondadori, Milano 1996.
(3) Cfr., per esempio, Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al VI Simposio delle Conferenze Episcopali Europee, dell’11-10-1985, n. 10, in Insegnamenti di Giovanni Palo II, vol. VIII, 2, pp. 910-923 ( p. 917).
(4) Cfr. Henri Brugmans, Magna Europa, in Les Cahiers de Bruges. Recherches européennes, anno 5°, I, Bruges marzo 1955, pp. 108-115, soprattutto p. 115.
(5) Cfr. la tesi del passaggio del Mediterraneo da “centro della cristianità” a “frontiera”, in Henri Pirenne, Maometto e Carlomagno, trad. it., con prefazione di Ovidio Capitani, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 142-143.
(6) Cfr. Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, trad. it., a cura di Franco Volpi, Adelphi, Milano 2001, pp. 196, L. 20.000.
(7) Cfr. Idem, Il vero reazionario, trad. it., in Cristianità, anno XXVII, n. 287-288, Piacenza marzo-aprile 1999, pp. 18-20.
(8) Cfr. il mio Gómez Dávila il conservatore, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, Roma 7-5-1999.
(9) Cfr. il mio Gómez Dávila, certosino dell’altopiano, con un’Antologia daviliana e una Bibliografia sommaria, in Percorsi di politica, cultura, economia, anno IV, n. 26, Roma febbraio 2000, pp. 45-48.
(10) Cfr. il mio Un contro-rivoluzionario cattolico iberoamericano nell’età della Rivoluzione culturale: il “vero reazionario” postmoderno Nicolás Gómez Dávila, in Cristianità, anno XXVIII, n. 298, Piacenza marzo-aprile 2000, pp. 7-16.
(11) Cfr. Sonia Szostakiewicz, Powrót do staroäytnoôci [Ritorno all’antico], in Pismo Poôwiècone Fronda, n. 8, primavera 1997, <www.webfabrica.com.pl/fronda/numer_8/index.htm> (ultima visita: 5-6-2001) ; e l’epigrafe in Ananke stenai. Metamièsiecznik internetowy, n. 1, aprile 1998, <www.kroku s.com.pl/Ananke> (ultima visita: 5-6-2001).
(12) Cfr. Choix d’aphorismes du philosophe “réactionnaire” colombien Nicolás Gómez Dávila, in Chroniques. Lettres documentaires, n. 332, Bordeaux settembre 2000, <www. homme-moderne.org/kroniks/Id/332.html> (ultima visita: 5-6-2001).
(13) Cfr. N. Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, cit., p. 48.
(14) Cfr. Franco Marcoaldi, Il solitario di Bogotá, in la Repubblica, Roma 6-4-2001; Alessandra Iadicicco, Gómez Dávila. Solo contro tutti, in il Giornale, Milano, 4-5-2001; Emanuele Severino, Gómez Dávila, l’universo visto in sogno, in Corriere della Sera, Milano 6-5-2001; Alfredo Cattabiani, Gómez Dávila, il Pascal colombiano che rifiutò il pensiero “corretto”, in Avvenire. Quotidiano di ispirazione cattolica, Milano 12-5-2001; Gianfranco Morra, Fucilate di un cattolico fai da te, in Libero, Milano 22-5-2001; Nicola Vacca, Frammenti di antimodernismo, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, 2-6-2001, e Francesco Valenti, Il colombiano che sferzò il secolo, in Tempi. Settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee, anno 7, n. 19, Milano 10-5-2001, p. 17.
(15) Cfr. il passo che dovrebbe fondare la definizione, in J. de Maistre, Le serate di Pietroburgo o Colloqui sul governo temporale della Provvidenza, Settimo colloquio, ed. it., a cura di A. Cattabiani, Rusconi, Milano 1971, pp. 376-380; cfr. pure Paolo Treves (1908-1958), Profeti del passato. Maestri e discepoli della Controrivoluzione francese, Barbèra, Firenze 1952, pp. 45-136, passim.
(16) N. Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, cit., p. 122.
(17) F. Volpi, Un angelo prigioniero nel tempo, postfazione a N. Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, cit., pp. 157-183 (p. 159).