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Elezioni presidenziali in Polonia: la UE tifa contro i conservatori

31 Maggio 2025 - Autore: Włodzimierz Rędzioch

Bandiera polacca

Le oligarchie UE premono sull’elettorato polacco per un risultato contrario all’identità culturale e religiosa della nazione

di Wlodzimierz Redzioch

Domenica primo giugno si svolgerà in Polonia il secondo turno delle elezioni presidenziali e il popolo polacco rischia di esprimere un voto fortemente condizionato. Otto anni di governo conservatore in Polonia sono stati poco graditi dalle oligarchie dell’Unione Europea, che non potevano tollerare che il Paese non si piegasse alle pressioni comunitarie e che osasse badare agli interessi nazionali. Per questo motivo l’establishment dell’UE è intervenuto palesemente nelle elezioni parlamentari polacche nel 2023, favorendo gli avversari del partito allora al governo, il PiS (Diritto e Giustizia). Basti ricordare le dichiarazioni rese da Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo (PPE), in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung nell’autunno 2023: «Stiamo costruendo una cortina di fuoco. Siamo l’unica forza che in Polonia può sostituire il PiS e riportare questo Paese in Europa». Ma già nel 2020 Katarina Barley, una europarlamentare tedesca, chiedeva maggiori pressioni su Ungheria e Polonia affinché rispettassero lo “stato di diritto”: «Paesi come la Polonia e l’Ungheria devono essere affamati con le pressioni finanziarie. I sussidi dell’Ue sono una leva efficace». Ed effettivamente alla Polonia governata dal PiS sono stati negati fondi europei. Era intervenuta anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, esprimendo la propria preferenza per Donald Tusk, che lasciava la presidenza del PPE e tornava in Polonia per candidarsi contro il premier uscente Mateusz Morawiecki: «Quando ci incontreremo la prossima volta, sarai il primo ministro».

In queste settimane in Polonia si svolgono altre elezioni, questa volta presidenziali, e di nuovo a Bruxelles e a Berlino si compiono manovre per eleggere un presidente gradito alle oligarchie dell’UE cioè il vicepresidente del partito di Tusk e, allo stesso tempo, sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski. Per non mettere nell’imbarazzo il candidato del governo la Von der Leyen, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, è diventata sempre più indulgente sui temi che la maggioranza dei polacchi non approva, prima di tutto la ricollocazione dei migranti.

Durante una conferenza stampa congiunta a Danzica non ha reagito quando Donald Tusk ha dichiarato che non avrebbe attuato il patto UE su migrazione e asilo, sebbene la legislazione dovesse entrare in vigore nel 2026 e fosse vincolante. Ursula von der Leyen ha anche rinviato la pubblicazione del rapporto sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO₂ a dopo le elezioni, sebbene dovesse essere pubblicato nel primo trimestre di quest’anno e sia svantaggioso per la Polonia.

Ha commentato il quotidiano francese Le Monde: «Per non danneggiare Varsavia la Commissione ha deliberatamente ritardato le decisioni sulla regolamentazione degli scambi commerciali con l’Ucraina dopo il 5 giugno, un tema politicamente rischioso in Polonia, dove gli agricoltori temono la concorrenza. (…) Lo stesso vale per la ratifica dell’accordo commerciale con i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay), a cui gli agricoltori polacchi si oppongono: anche la Commissione non ha fretta di agire».

Va detto che Trzaskowski rappresenta gli ambienti più a sinistra del partito Piattaforma Civica, impegnato nelle battaglie anticlericali, verdi, pro Green deal, pro LGBT, pro aborto. È stato lui a ordinare la rimozione delle croci dagli uffici pubblici, anche se dopo le proteste e lo sdegno di molti ha dovuto fare un passo indietro. In ogni caso, il suo comitato elettorale ha capito che con le sue idee radicali Trzaskowski non avrebbe potuto ricevere la maggioranza dei voti per vincere nel secondo turo elettorale e ha modificato radicalmente la sua strategia: lui, globalista si presenta adesso come un patriota polacco, dai suoi comizi sono sparite le bandiere dell’UE e arcobaleno e sono apparse le bandiere bianco-rosso della Polonia.

Non potendo migliorare l’immagine ambigua e divisiva di Trzaskowski, Tusk, il vero regista della campagna elettorale del suo vice, ha mobilitato tutti gli organi dello Stato per danneggiare il controcandidato Nawrocki: prima di tutto i media statali, quindi le amministrazioni locali e infine, e questo è molto preoccupante per le sorti della democrazia nella Polonia di Tusk, i Servizi della Sicurezza Interna (ABW) e la Camera Suprema di Controllo (NIK). Come ha affermato il generale Andrzej Kowalski, capo dei Servizi segreti militari, le informazioni che vengono usate da certi politici e dai media «confermano chiaramente che i servizi segreti vengono usati come arma contro Karol Nawrocki. Questa è un’accusa della massima importanza, che dovrebbe squalificare completamente il governo, il primo ministro e l’intero ambiente politico. Stiamo attraversando un processo del tutto incomprensibile, che consiste nel trascinare i servizi segreti e nell’usare materiale raccolto da questi servizi nel bel mezzo di una battaglia politica».

Anche la Camera Suprema di Controllo (NIK), istituzione che dovrebbe essere un baluardo di imparzialità, sotto il governo di Tusk è diventata uno strumento della battaglia politica. Per colpire Nawrocki, che prima di candidarsi alle elezioni presidenziali è stato a capo dell’Istituto della Memoria Nazionale, il NIK ha compiuto presso l’Istituto controlli su una scala senza precedenti con impiego massiccio del personale, paralizzando le sue attività, e si è precipitato a passare ai media i risultati delle verifiche, ovviamente tendenziose e negative,

Ovviamente, tutti gli attacchi e i tentativi di screditare la candidatura di Nawrocki non sarebbero possibili senza un’attiva collaborazione dei media al servizio degli attuali governanti, prima di tutto i media statali. Ma un ruolo decisivo svolge anche il più grande portale internet in lingua polacca, ONET, in mano ai tedeschi di Axel Springer SE e agli svizzeri di Ringier AG. E proprio ONET, nel giro di poche settimane, alla fine della campagna elettorale, “scopre” da “fonti anonime” che Nawrocki sarebbe un mafioso. L’uomo, già elogiato da politici di vari schieramenti, adesso viene presentato da alcuni giornalisti come un criminale.

Tutto questo succede mentre Tusk paventa il rischio di “ingerenze russe” nelle elezioni polacche e invia gli agenti dei servizi polacchi in Romania per “studiare” come annullare il risultato delle elezioni qualora non vincesse il proprio candidato.

Mentre in Europa quasi nessuno vede il problema, negli Stati Uniti cominciano ad essere preoccupati per la deriva antidemocratica del governo Tusk: il 27 maggio otto membri del Congresso, tra cui Brian Mast, presidente della commissione per gli Affari Esteri della Camera, hanno espresso alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen la «profonda preoccupazione per i presunti sviluppi in Polonia che potrebbero minare l’integrità del processo democratico» in vista del secondo turno delle elezioni presidenziali di domenica. 
Domenica si vedrà se, grazie anche alle interferenze straniere, vincerà il candidato delle oligarchie europee e mondiali o se la Polonia riuscirà ad avere un presidente che metterà al primo posto gli interessi dei polacchi e del Paese. E che impedirà la deriva antidemocratica del governo Tusk.

Sabato, 31 maggio 2025

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