Giovanni Codevilla, Cristianità n. 415 (2022)
Il contributo dato da Ettore Cinnella — già docente di Storia contemporanea e di Storia dell’Europa orientale presso l’Università di Pisa — alla conoscenza delle rivoluzioni russe, alle loro origini e al loro evolversi fino allo scontro con il Reich di Adolf Hitler (1889-1945) nell’estate del 1941 è senza dubbio fondamentale e a ragione egli può essere considerato il massimo studioso italiano della materia. Basterà ricordare, fra i tanti scritti, le monografie La rivoluzione bolscevica (UTET, Torino 1986), La rivoluzione russa (Storia Universale del Corriere della Sera, Milano 2006) — che riprende La tragedia della rivoluzione russa. 1917-1921 (Luni, Milano 2000) —, 1917. La Russia verso l’abisso (Della Porta, Pisa 2017). La preziosa trilogia risulta oggi arricchita dal solido saggio La Russia di Stalin, nel quale, come spiega il sottotitolo La formazione del regime totalitario. 1921-1941, vengono esaminate le tappe dell’ascesa di Iosif Vissarionovič Džugašvili «Stalin» (1878-1953) al vertice del potere assoluto.
Nel prologo, dedicato al retaggio di Vladimir Il’ič Ul’janov «Lenin» (1870-1924), si illustrano la metamorfosi del bolscevismo, l’avvio della Nuova Politica Economica (NEP) al termine della fase del comunismo di guerra e il ruolo svolto da Lenin, che «[…] gettò le basi della tirannide, che sarebbe durata ancora un settantennio e avrebbe raggiunto con Stalin inimmaginabili livelli di orrore. Prima di morire, egli giunse a individuare taluni mali del sistema sovietico, ma non ebbe il coraggio di riflettere sulle proprie colpe politiche e di provare a cambiar davvero il regime da lui edificato. Cinico e spietato nell’esercizio del potere politico, Lenin commise non pochi odiosi crimini, ma non giunse mai a macchiarsi delle nefandezze perpetrate dal suo successore».
La prima parte dell’opera è dedicata agli anni della NEP, che vedono la formazione della trojka composta da Stalin, Grigorij Evseevič Zinov’ev (1883-1936) e Lev Borisovič Kamenev (1883-1936), uniti per sminuire il prestigio di Lev Davidovič Bronštejn, detto Trockij (1879-1940), senza dubbio il più autorevole dirigente bolscevico. Cinnella illustra nei dettagli — nella seconda parte — le lotte scatenate all’interno del partito, la presa del potere da parte di Stalin, quindi — nella terza parte — la rivoluzione industriale sovietica, l’avvio della collettivizzazione e la conseguente fame nelle campagne. Stalin ha saputo legare il suo potere alla nazionalizzazione dell’industria e alla collettivizzazione agraria, condotte con metodi brutali per vincere la resistenza del mondo contadino e causando la morte di milioni di persone in Ucraina, nel Caucaso settentrionale e in Kazachstan. Fu una tragedia immane, che l’autore ha già illustrato nella fondamentale opera Ucraina: il genocidio dimenticato 1932-1933 (Della Porta, Pisa 2015) e in un altro importante contributo dedicato al tema, La collettivizzazione e la carestia nel carteggio segreto dei gerarchi comunisti, pubblicato nel lavoro collettaneo La morte delle terra. La grande «carestia» in Ucraina nel 1932-33, a cura di Gabriele De Rosa (1917-2009) e Francesca Lomastro (Viella, Roma 2005, pp. 149-176).
La quarta parte è dedicata agli anni del Grande Terrore e alla edificazione del sistema totalitario, il tutto puntualmente basato su una sterminata documentazione originale. Purtroppo, in Italia la conoscenza del mondo russo è del tutto carente e meramente epidermica: troppi temi fondamentali, dalla collettivizzazione al sistema rigidamente poliziesco, dall’amministrazione arbitraria della giustizia all’assoluta intolleranza religiosa, sono pressoché sconosciuti; vengono ignorati temi fondamentali, come quello dell’alleanza fra comunismo e nazionalsocialismo, sancita dal cosiddetto Patto Molotov-Ribbentrop — dai nomi dei ministri degli Esteri Vjaceslav Michajlovic Skrjabin «Molotov» (1890-1986) e Joachim von Ribbentrop (1893-1946) —, o quello delle relazioni internazionali dell’Unione Sovietica. Tutto ciò appare con evidenza dai dibattiti televisivi che si tengono quotidianamente a proposito dell’invasione dell’Ucraina, che ricorda l’annessione, con argomenti altrettanto pretestuosi, degli Stati baltici e della Bessarabia, presa in esame nella quinta e ultima parte, in cui si descrive soprattutto la politica estera staliniana, dalla Guerra di Spagna (1936-1939) al patto con Hitler, del 1939, che apre appunto la strada all’annessione sovietica della Polonia e dei Paesi baltici.
È indubbio che la conoscenza dei preziosi lavori di Cinnella, che ogni scuola e ogni università dovrebbe avere nelle proprie biblioteche e che gli studiosi del mondo slavo dovrebbero conoscere e meditare, contribuirebbe in termini sostanziali a vincere la diffusa ignoranza sul mondo russo del secolo XX e a poter meglio comprendere il mondo contemporaneo.
Giovanni Codevilla