di Marco Invernizzi
La copertina di Famiglia Cristiana con il «vade retro» per il ministro dell’Interno indigna e sconcerta, ma non è una novità. La deriva ideologica della rivista della Compagnia di San Paolo comincia almeno negli anni 1970. Ricordo un’omelia di un prete ambrosiano prematuramente scomparso nel 1982, grande studioso dei Padri della Chiesa, don Enzo Bellini, che ricordava come Famiglia cristiana uscisse con una copertina anonima prima del referendum sul divorzio del 1974, senza alcun riferimento all’importante consultazione che attestò l’avanzato processo di scristianizzazione del Paese.
Allora si trattava di stabilire quale modello di matrimonio porre alla base della società italiana e più in generale se assecondare o no le forze politiche che volevano l’abbandono delle radici cristiane; oggi si tratta ancora di demonizzare chi in qualche modo, con uno stile che può essere discutibile in alcune espressioni, cerca comunque di opporsi alle forze politiche che hanno prodotto questo allontanamento dell’Italia dai princìpi cristiani. Infatti, nessuno si lasci ingannare dal richiamo al Vangelo come giustificazione della demonizzazione del ministro: il Vangelo insegna il rispetto delle istituzioni e delle persone che le incarnano, che possono essere criticate ma non demonizzate. Stupisce peraltro che tanta foga polemica non sia stata riservata a chi ha introdotto in Italia le unioni civili fra persone dello stesso sesso, a chi ha reso ancora più facile e veloce il divorzio privatizzando completamente l’istituto del matrimonio, a chi ha ulteriormente favorito la legalizzazione delle droghe, a chi ha aperto legalmente all’eutanasia e a chi è favorevole all’utero in affitto. No, l’attacco a Matteo Salvini è semplicemente ideologico e personale, nonostante quello che c’è scritto sulla prima pagina del settimanale dei Paolini.
Tuttavia non ci si deve lasciare troppo distrarre dalle polemiche di una rivista da tempo in crisi, che vende sempre di meno e che forse dopo questo incidente troverà ancora meno parroci disposti a metterla sul banco della stampa cattolica, anche se ci saremmo attesi qualche presa di distanza autorevole, per il fatto che l’attacco del settimanale viene presentato mediaticamente come l’attacco da parte dell’intero mondo ecclesiale italiano. Personalmente credo che vadano assecondati tutti i gesti identitari che servono a ricordare che l’Italia ha una storia e una tradizione. Nello stesso senso credo che l’attuale strano e anomalo governo vada lasciato lavorare in pace, anzi vada aiutato a cercare di fare il bene del Paese. Al contrario, anche buona parte della stampa cattolica si è accodata al linciaggio del governo ingaggiato dai media più importanti, a cominciare da Repubblica. L’errore è grave perché divide invece di unire, crea rancori infiniti e allontana dalla comprensione del malessere che investe gli italiani, che politicamente si manifesta nell’assenteismo e nel voto di protesta, chiamato “populista”.
Tuttavia questi gesti identitari e l’azione politica di questo governo, a cui auguro di proseguire con efficacia, possono soltanto frenare il processo di scristianizzazione, non possono invertire la rotta.
Sarebbe bello se questo lo capissero anche gli editori e i redattori di Famiglia cristiana: il Magistero dei Papi, dal Venerabile Pio XII (1876-1958) a Francesco, invita a una nuova evangelizzazione che cominci dalla conversione personale e dall’autoevangelizzazione delle comunità cristiane. Quest’opera missionaria non la può fare, né deve farla, la politica.
Venerdì, 27 luglio 2018