Parlarsi di più in famiglia può prevenire molte crisi, dice il Papa, che ribadisce la centralità dell’istituto familiare a livello sociale
di Michele Brambilla
Come afferma Papa Francesco nell’Angelus del 29 dicembre, «oggi festeggiamo la Santa Famiglia di Nazareth. Il Vangelo racconta di quando Gesù dodicenne, al termine del pellegrinaggio annuale a Gerusalemme, fu smarrito da Maria e Giuseppe, che lo ritrovarono dopo nel Tempio a discutere con i dottori (cfr Lc 2,41-52). L’evangelista Luca rivela lo stato d’animo di Maria che chiede a Gesù: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (v. 48). E Gesù le risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (v. 49)».
Il Pontefice osserva che «è una esperienza quasi abituale, di una famiglia che alterna momenti tranquilli ad altri drammatici». Fu la quotidianità anche della Sacra Famiglia, ma, accanto alle tante analogie, ci sono alcune differenze. Prima di tutto, «Maria non accusa e non giudica, ma cerca di capire come accogliere questo Figlio così diverso attraverso l’ascolto»: questo non significa comprendere tutto e subito. Fu un cammino, così come è un cammino quotidiano l’interazione familiare di ognuno di noi. Ad ogni modo, «ascoltare è dare importanza all’altro, riconoscere il suo diritto di esistere e pensare autonomamente. I figli hanno bisogno di questo», cioè di sentirsi accolti così come sono e ascoltati.
«Un momento privilegiato di dialogo e di ascolto in famiglia è quello dei pasti. È bello stare insieme a tavola e parlare. Questo può risolvere tanti problemi, e soprattutto unisce le generazioni: figli che parlano con i genitori, nipoti che parlano con i nonni», mentre oggi non è raro vedere tavolate familiari in cui tutti i presenti chattano continuamente con estranei, senza neanche alzare lo sguardo sul piatto. «Mai restare chiusi in sé stessi o, peggio ancora, con la testa sul cellulare», è quindi il rimprovero del Santo Padre.
Il Papa nei saluti ribadisce che «la famiglia è la cellula della società, è un tesoro prezioso da sostenere e tutelare»pubblicamente.
«Il mio pensiero va alle tante famiglie in Corea del Sud che oggi sono in lutto a seguito del drammatico incidente aereo. Mi unisco in preghiera per i superstiti e per i morti», dice poi il Pontefice. Aggiunge l’ormai consueto invito a pregare «per le famiglie che soffrono a causa delle guerre: nella martoriata Ucraina, in Palestina, in Israele, nel Myanmar, in Sudan, Nord Kivu».
Con l’apertura, in mattinata, della Porta Santa di S. Giovanni in Laterano, ad opera del card. Baldo Reina, inizia il Giubileo anche nelle diocesi.
Lunedì, 30 dicembre 2024