di Michele Brambilla
Papa Francesco celebra Messa e Regina Coeli della III domenica di Pasqua nella piazza Knyaz Alexander I di Sofia, capitale della Bulgaria, dove si è recato giusto la mattina di domenica 5 maggio per iniziarvi un viaggio apostolico che lo vedrà visitare anche i luoghi nativi di santa Teresa di Calcutta (1910-1997) in Macedonia.
Il primo riferimento che il Papa fa nell’omelia domenicale è alla consuetudine, tipica dei popoli greco-ortodossi, di scambiarsi l’augurio pasquale «Cristo è veramente risorto». Il Pontefice stesso esclama, utilizzando anche la lingua locale, «cari fratelli e sorelle, Cristo è risorto! Christos vozkrese!», sottolineando come sia una forma di saluto davvero meravigliosa che richiama in ogni momento della quotidianità di questi giorni la gioia della Resurrezione.
Il secondo è al Vangelo del giorno secondo il rito romano (cfr. Gv 21, 1-19) con il celebre dialogo tra Gesù risorto e Pietro, il quale viene riconfermato nella sua posizione di guida della nascente Chiesa nonostante la fede di Simone sia assai traballante: «Tutto avviene sulle rive del lago di Galilea, là dove Gesù aveva chiamato Pietro. Lo aveva chiamato a lasciare il mestiere di pescatore per diventare pescatore di uomini (cfr Lc 5, 4-11). Ora, dopo tutto il cammino, dopo l’esperienza di veder morire il Maestro e nonostante l’annuncio della sua risurrezione, Pietro torna alla vita di prima: “Io vado a pescare”, dice. E gli altri discepoli non sono da meno: “Veniamo anche noi con te” (Gv 21, 3)».
Ogni cosa sembra tornare alla monotonia grigia, come se non fosse accaduto nulla. Il Pontefice rimarca il fatto che «le reti di Pietro, come le cipolle d’Egitto, sono nella Bibbia simbolo della tentazione della nostalgia del passato, di voler indietro qualcosa di quanto si era voluto lasciare. Davanti alle esperienze di fallimento, di dolore e persino del fatto che le cose non risultino come si sperava, appare sempre una sottile e pericolosa tentazione che invita allo scoraggiamento e a lasciarsi cadere le braccia. È la psicologia del sepolcro che tinge tutto di rassegnazione», davanti alla quale, però, Gesù non solo non si arrende, ma pone sul piatto della bilancia un’altra delle sue ormai celebri “soprese”. «Ma proprio lì, nel fallimento di Pietro, arriva Gesù, ricomincia da capo e con pazienza esce ad incontrarlo e gli dice “Simone” (Gv 21, 15): era il nome della prima chiamata».
Cristo riporta Simon Pietro alle origini della sua vocazione. Gesù «non aspetta di incontrarsi con persone senza problemi, senza delusioni, senza peccati o limitazioni»: a Lui piacciamo così come siamo, e se cadiamo ci riprende per mano. Francesco lo sottolinea con forza: «fa così anche con noi: ci chiama ogni giorno a rivivere la nostra storia d’amore con Lui, a rifondarci nella novità che è Lui». In proposito, invita i cattolici bulgari a prendere in mano l’esortazione apostolica Christus vivit: «quello che ho detto ai giovani nell’Esortazione che recentemente ho scritto, desidero dirlo anche a voi. Una Chiesa giovane, una persona giovane, non per l’età ma per la forza dello Spirito, ci invita a testimoniare l’amore di Cristo, un amore che incalza e ci porta ad essere pronti a lottare per il bene comune, servitori dei poveri, protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio».
Lunedì, 6 maggio 2019