Di Vik van Brantegem da Korazym.org del 21/01/2020
Il 18 gennaio 2020, dopo lunga sofferenza, a 82 anni “ha reso la sua bella anima a Dio, Giovanni Cantoni, Fondatore di Alleanza Cattolica, uno dei più grandi pensatori cattolici contemporanei”, mi ha scritto un amico e voglio riportare alcune frasi della sua testimonianza: “A lui – e ad Alleanza Cattolica – devo molto della mia formazione spirituale, culturale ed umana. (…) Ti formavi, e formavi gli altri, perché, senza accorgertene magari, eri diventato un buon ‘contemplativus in actione’, giungendo ad essere un punto di riferimento per molti in università e fuori. Ricordo quando una volta ci disse: ‘Non dovete essere eroi, ma uomini che sanno alzarsi la mattina e sanno farsi il segno della Croce: può bastare per diventare santi’. Non sono diventato santo, ma quando venne la laurea, la professione, il matrimonio, la famiglia, mi resi conto che, ad ogni mattina, so alzarmi e ‘il segno della Croce’, più o meno, so farmelo e posso, come dico sempre, lottare per la ‘non retrocessione’: da marito, da padre, da avvocato e, soprattutto, da uomo, che sa perché si vive, e sa perché non si muore mai. Tutto questo, in parte, lo devo a Giovanni Cantoni”.
A Dio Cantoni, ha formato uomini per il Regno dei Cieli
Il ricordo di Rino Cammilleri, che ha conosciuto Giovanni Cantoni, su La Nuova Bussola Quotidiana del 19 gennaio 2020
Non si poteva essere uno studente brillante dell’ultimo anno di liceo nel 1968-69 senza rincretinire. E anch’io (come diceva Totò), modestamente, rincretinii. Giunto a Pisa per studiare Scienze Politiche mi ritrovai nel centro della rivoluzione e proseguii entusiasta nel rincretinimento. Ma poi qualcuno fece dire delle messe per la mia conversione (chi voglia saperne di più può leggersi il mio Come fu che divenni C.C.P., Lindau) e io, che della rivoluzione avevo imbroccato il ramo pannelliano, mi ritrovai c.c.p.: cattolico credente & praticante.
Solo che cambiare vita in modo così repentino significava ritrovarsi soli. Già: tutta la gente che conoscevo era d’ambiente libertino. Gli unici cattolici, a mia scienza, erano i quattro che avevo conosciuto nel bar per studenti che frequentavo e che consideravo poco meno che scemi. Con la coda tra le gambe chiesi proprio a loro (non avevo altro) accoglienza e mi portarono a sentire un tizio dall’accento piacentino e dal look dannunziano, calvo, abito nero con bretelle bianche.
Ma era un oratore eccezionale, capace di tenerti incollato a pendere dalla sue labbra per due ore (mentre chi ha frequentato una c.d. scuola di comunicazione sa che l’attenzione crolla, fisiologicamente, dopo sedici minuti). Parlava di Chiesa, di Medioevo, di Risorgimento, di Rivoluzione Francese in maniera diametralmente opposta a quel che mi avevano insegnato sui banchi di scuola. Era, seppi poi, apologetica allo stato puro e al grado massimo.
L’uomo, Giovanni Cantoni, aveva fondato un’associazione, in quel tempo, catacombale, Alleanza Cattolica, dove si studiavano libri introvabili e, oggi diremmo, politicamente scorretti come quelli di Cochin e di Gaxotte, di Servier e Schneider, di Sedlmayr e Del Noce, perfino Il Signore degli Anelli. Fu una folgorazione. Mi ci buttai a corpo morto, studiando come si dovrebbe studiare: non per dovere, ma per piacere. E non mi bastavano mai. Lo sprint fu tale che ebbi l’incoscienza di presentare una tesi di laurea su Donoso Cortés.
A Scienze Politiche di Pisa negli anni di piombo. Per farla breve, fu così che nacque quel che molti di voi, lettori della Bussola, conoscono come Il Kattolico. E la sua ormai ultraquarantennale produzione di libri, articoli, conferenze e romanzi di contenuto esclusivamente apologetico (anche perché ormai non saprei fare altro).
Tutto perché un uomo negli anni Sessanta cominciò a girare l’Italia con lo scopo di salvare il cervello di tanti giovani sprovveduti, sedotti dalle sirene del loro tempo, e formarli in vista del Regno dei Cieli. Pare che ciascuno di noi nasca con una missione, un progetto che Dio ha su ogni creatura, e che, nella nostra libertà, possiamo tradire condannandoci al fallimento o all’insignificanza. Giovanni Cantoni, a mio avviso, ha pienamente centrato la sua, di missione, della quale faceva parte anche la croce che dovette portare negli ultimi anni. Spero che il suo esempio dia anche a me, a noi, la forza di «conservare la fede» (come dice san Paolo) nella tempesta fino al traguardo.