San Giovanni ci insegna l’umiltà di chi lascia parlare Dio e serve i fratelli uomini con gratuità. Monito del Papa contro il protagonismo di certo clero
di Michele Brambilla
L’Angelus del 15 gennaio di Papa Francesco evidenzia che «il Vangelo della liturgia odierna (cfr Gv 1,29-34) riporta la testimonianza di Giovanni il Battista su Gesù, dopo averlo battezzato nel fiume Giordano. Dice così: “Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me” (vv.29-30)».
«Con questo suo spirito di servizio», dice il Papa, «Giovanni il Battista ci insegna una cosa importante: la libertà dagli attaccamenti. Sì, perché è facile attaccarsi a ruoli e posizioni, al bisogno di essere stimati, riconosciuti e premiati. E questo, pur essendo naturale, non è una cosa buona, perché il servizio comporta la gratuità, il prendersi cura degli altri senza vantaggi per sé, senza secondi fini, senza aspettare il contraccambio». I vantaggi devono essere tutti dello Sposo (san Giovanni si è sempre definito l’amico dello Sposo, ovvero di Gesù, l’unico Signore), che agisce in noi e vuole che sia il suo piano di Salvezza a trasparire dalle nostre azioni.
«Pensiamo a quanto è importante questo per un sacerdote, che è chiamato a predicare e celebrare non per protagonismo o per interesse, ma per accompagnare gli altri a Gesù», ammonisce il Pontefice, condannando tentazioni sempre presenti nel corpo ecclesiale. O ancora, «pensiamo a quant’è importante per i genitori, che crescono i figli con tanti sacrifici, ma poi li devono lasciare liberi di prendere la loro strada nel lavoro, nel matrimonio, nella vita. È bello e giusto che i genitori continuino ad assicurare la loro presenza, dicendo ai figli: “Non vi lasciamo soli”, ma con discrezione, senza invadenza».
«E lo stesso vale per altri ambiti, come l’amicizia, la vita di coppia, la vita comunitaria», forse l’ambito in cui è più facile che un servizio, iniziato magari con autentico spirito apostolico, si trasformi in un gruppo chiuso. «Fratelli, sorelle, proviamo a chiederci: siamo capaci di fare posto agli altri? Di ascoltarli, di lasciarli liberi, di non legarli a noi pretendendo riconoscimenti? Anche di lasciarli parlare, a volte», specie quando pensiamo di avere sempre e comunque ragione.
Con questo spirito bisogna guardare all’imminente Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che ha come motto proprio «Imparate a fare il bene, cercate la giustizia» e ci ricorda che «il cammino per l’unità dei cristiani e il cammino di conversione sinodale della Chiesa sono legati. Perciò, colgo questa occasione per annunciare che sabato 30 settembre prossimo, in Piazza San Pietro, avrà luogo una Veglia ecumenica di preghiera, con la quale affideremo a Dio i lavori della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Per i giovani che verranno alla Veglia ci sarà un programma speciale in tutto quel fine settimana, a cura della Comunità di Taizé», da sempre impegnata a creare un ecumenismo “di base” tra i giovani cristiani.
In questi giorni si registra una nuova recrudescenza del conflitto russo-ucraino. «Fratelli e sorelle, non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino, che soffre tanto! Restiamo vicini a loro con i nostri sentimenti, con il nostro aiuto, con la nostra preghiera», esorta Francesco.
Lunedì, 16 gennaio 2023