di Michele Brambilla
Come consuetudine dei Pontefici dopo viaggi apostolici impegnativi, Papa Francesco ha riassunto, nel corso dell’Udienza generale del 30 gennaio le tappe e le impressioni ricavate dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Panama. «Vi invito», ha detto il Santo Padre, «a rendere grazie con me al Signore per questa grazia che Egli ha voluto donare alla Chiesa e al popolo di quel caro Paese. Ringrazio il Signor Presidente del Panamá e le altre Autorità, i Vescovi; e ringrazio tutti i volontari ‒ ce n’erano tanti ‒ per la loro accoglienza calorosa e familiare, la stessa che abbiamo visto nella gente che dappertutto è accorsa a salutare con grande fede ed entusiasmo».
Il Papa ha elogiato particolarmente l’atteggiamento dei panamensi nei confronti dei bambini: «Una cosa che mi ha colpito tanto: la gente alzava con le braccia i bambini. Quando passava la Papamobile tutti con i bambini: li alzavano come dicendo: “Ecco il mio orgoglio, ecco il mio futuro!”. E facevano vedere i bambini. Ma erano tanti! E i padri o le madri orgogliosi di quel bambino», come purtroppo non accade più in Europa. «Ho pensato: quanta dignità in questo gesto, e quanto è eloquente per l’inverno demografico che stiamo vivendo in Europa! L’orgoglio di quella famiglia sono i bambini. La sicurezza per il futuro sono i bambini», non altro. «L’inverno demografico, senza bambini, è duro» perché annulla qualsiasi possibilità di riparo.
Dalle madri alla Madre il passo è breve. «Questa GMG», ha affermato, «ha avuto una forte impronta mariana, perché il suo tema erano le parole della Vergine all’Angelo: “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). È stato forte sentire queste parole pronunciate dai rappresentanti dei giovani dei cinque continenti, e soprattutto vederle trasparire sui loro volti. Finché ci saranno nuove generazioni capaci di dire “eccomi” a Dio, ci sarà futuro nel mondo» perché saranno persone che costruiranno e procreeranno. «Camminare con Maria dietro Gesù che porta la croce», nella quale si condensa tutto il senso del Mistero pasquale di Cristo, «è», ricorda il Pontefice, «la scuola della vita cristiana: lì si impara l’amore paziente, silenzioso, concreto» che serve anche in famiglia. Le famiglie si rompono perché manca in esse l’amore oblativo di Gesù, ricevuto e alimentato nel Sacramento del Matrimonio e nell’Eucaristia.
La Quaresima, il tempo liturgico in cui più si meditano i dolori di Cristo, è ancora molto lontana (nel rito romano non comincerà prima del 6 marzo, Mercoledì delle Ceneri, mentre gli ambrosiani dovranno attendere fino al 10 dello stesso mese), tuttavia Francesco suggerisce un esercizio di pietà che compie lui stesso quotidianamente. «Io vi faccio una confidenza: a me piace tanto fare la Via Crucis, perché è andare con Maria dietro Gesù. E sempre porto con me, per farlo in qualsiasi momento, una Via Crucis tascabile, che mi ha regalato una persona molto apostolica a Buenos Aires. E quando ho tempo prendo e seguo la Via Crucis. Fate anche voi la Via Crucis, perché è seguire Gesù con Maria nel cammino della croce, dove Lui ha dato la vita per noi, per la nostra redenzione». Una redenzione che non ci abbandona nel dolore, ma spalanca le porte della vita eterna.