Di Shafique Khokhar da AsiaNews del 25/05/2021
Arif Masih, 32 anni, è stato ucciso da un gruppo di musulmani per aver cercato di difendere sua sorella dalle molestie di due giovani musulmani. Giorni prima, i due giovani avevano trascinato la ragazza in strada e le avevano strappato i vestiti. Davanti all’insensibilità della polizia e del governo, i suoi genitori hanno esposto in strada la salma del figlio, chiedendo solidarietà e giustizia ai passanti e ai veicoli.
Arif Masih è figlio di Saleem Masih, e risiedeva al villaggio Chak 370 di Tariqabad (Gojra, Punjab). Secondo suo fratello, Rizwan Masih, l’incidente è cominciato il 20 maggio scorso. La loro sorella, Rehana Bibi, 18 anni, era andata al bazar a comprare del latte. Tornando a casa, due giovani, Muhammad Tariq e Muhammad Majid, hanno cominciato a molestarla. La ragazza ha cercato di fuggire e si è rifugiata in casa. I due sono entrati in casa e hanno avuto un diverbio con Arif e si sono azzuffati. I due giovani hanno anche preso la ragazza e l’hanno trascinata al bazar, le hanno strappato i vestiti e l’hanno derisa.
Toba Tek Singh Rana Umar Farooq, poliziotto del distretto, ha ordinato di esporre denuncia. Arif ha perciò stilato la denuncia (first information report # 506/ 2021) contro Muhammad Tariq e Muhammad Majid, citando l’articolo 354-A che punisce “chiunque assalga o usi forza criminale contro una donna e le strappa i vestiti, e in quelle condizioni la espone al pubblico”. La denuncia è stata inoltrata lo stesso 20 maggio, ma nessuno è stato arrestato.
Da allora, gli accusati hanno cominciato a minacciare Arif delle peggiori conseguenze se non ritirava la denuncia.
Secondo diversi testimoni, il 23 maggio entrambi i colpevoli si sono recati a casa di Arif e hanno abusato di lui. Lo hanno caricato sulla loro moto e poi picchiato e avvelenato, gettandolo in strada. La gente del luogo ha informato la famiglia che il loro figlio era esanime sulla strada. In condizioni critiche, Arif è stato portato prima al Tehsil Headquarters Hospital di Gojra; dopo i primi soccorsi, è stato trasferito all’Allied Hospital di Faisalabad. Ma a causa delle ferite riportate e del veleno, è morto.
Ieri 24 maggio, in segno di protesta, la famiglia ha preso la salma di Arif e l’ha esposta a Samundri Road (Faisalabad), fermando i veicoli e chiedendo giustizia al Chief Minister del Punjab Sardar Usman Bazdar; all’ispettore generale del Punjab Inam Ghani; all’ufficiale di polizia regionale Raja Rifat Mukhtar; e altri.
L’attivista per i diritti umani, Baba Intizar Gill, che è presidente del partito Aqliyat-e-tahafuz, ha condannato l’incidente e chiede anche lui giustizia per la famiglia. “Il governo – egli ha detto – deve prendere azioni sollecite contro i colpevoli e proteggere il diritto delle minoranze, considerandole cittadini in pieno. Questi incidenti verso le minoranze religiose non sono nuovi nella nostra nazione, ma purtroppo il governo non fa mai passi decisi contro i colpevoli. Fa pena vedere che fino ad ora, nessuno dei colpevoli sia stato arrestato”.
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