Hans Sedlmayr
Il 9 luglio 1984 ha chiuso la sua vita operosa, con i conforti della religione, il grande storico dell’arte Hans Sedlmayr.
Nato il 18 gennaio 1896 a Hornstein, allora al confine tra Austria e Ungheria, trascorre la fanciullezza in Slavonia, frequenta poi il ginnasio a Vienna e, durante la prima guerra mondiale, combatte prima sul fronte russo e in un secondo momento sullo scacchiere orientale. La visione dei monumenti di Costantinopoli, della Siria e della Palestina lo induce a studiare architettura. Allievo di Max Dvoràk, dopo la scomparsa di quest’ultimo si laurea nel 1923 con Julius von Schlosser.
Nel decennio seguente dà vita, con Otto Pächt, alla Nuova Scuola Viennese di Storia dell’Arte, di cui è considerato il principale esponente. Professore di storia dell’arte prima a Vienna, poi a Monaco di Baviera e infine a Salisburgo – nonché, tra l’altro, membro delle accademie delle scienze austriaca e bavarese -, lascia una mole cospicua di scritti fra volumi e articoli. Il lettore italiano può accostare – dei libri – La rivoluzione dell’arte moderna (2ª ed. it., Garzanti, Milano 1971); La morte della luce. L’arte nell’epoca della secolarizzazione (Rusconi, Milano 1970) e, soprattutto, il fondamentale La perdita del centro. Le arti figurative del diciannovesimo e ventesimo secolo come sintomo e simbolo di un’epoca (3ª ed. it., Borla, Roma 1983), autentica diagnosi spirituale dell’età moderna attraverso lo studio delle sue espressioni artistiche, dal cui esame l’autore ricava che all’origine della Rivoluzione nell’arte vi sono lo stesso rifiuto dell’essere e la stessa esaltazione del soggetto che stanno alla origine della società secolarizzata.
Interessato e attento lettore di Cristianità fino dall’inizio della sua pubblicazione – e da cui benevolmente dichiarò di ricavare «molte informazioni serie e molte conferme» e di attingere «sempre nuovo conforto e incoraggiamento» -, ebbe a scriverci: «La nostra società vive in sostanza ancora solamente dei pochi, che hanno il coraggio di guardare la realtà e di proclamare la verità, anche se entrambe sono contro la illusione e contro la menzogna del “tempo”». Ebbene, per Hans Sedlmayr, certamente uno di questi «pochi», esprimiamo l’augurio che la sua battaglia culturale trovi adeguati continuatori e preghiamo perché egli goda al più presto della diretta visione. di quel bello e di quel vero per il cui trionfo ha speso una vita di lotta, intensamente amandoli e ininterrottamente ricercandone le orme nella natura e nell’arte.