Ufficialmente negati, in realtà molto profondi
di Stefano Nitoglia
Dopo l’attacco terroristico di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, molti si sono interrogati sui legami tra Iran e Hamas. Ufficialmente, l’Iran nega ogni coinvolgimento diretto nell’attacco, anche se ammette i legami e i finanziamenti col movimento che lo ha condotto e la condivisione degli ideali. La “Guida Suprema” dell’Iran, Alī Khāmeneī, nel discorso tenuto il 10 ottobre 2023 nel corso della cerimonia della conferimento della laurea agli studenti delle Università degli ufficiali delle Forze Armate iraniane, a pochissimi giorni dall’attacco terroristico, parlando della situazione dei palestinesi, pur respingendo diverse volte ogni coinvolgimento diretto dell’Iran ha praticamente giustificato l’attacco con queste parole: «Questo disastro è stato causato dalle azioni degli stessi sionisti. Quando la crudeltà e il crimine hanno superato il limite, quando la rapacità ha raggiunto il suo apice, bisogna aspettare la tempesta. Cosa avete fatto alla nazione palestinese? L’atto coraggioso e allo stesso tempo altruista dei palestinesi è stato una risposta al crimine del nemico usurpatore che andava avanti da anni ed era aumentato di intensità negli ultimi mesi. La colpa è anche dell’attuale governo che presiede il regime usurpatore sionista».
Hamas, acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiyya (Movimento di resistenza islamica), nasce nell’ambito della Fratellanza musulmana, movimento dell’Islam politico e sociale, fondato in Egitto nel 1928 da Hasan al-Banna (1906-1949) e diffusosi in Palestina dopo la cosiddetta prima intifada. Più precisamente, Hamas è stata fondata nel 1987 dallo sceicco Ahmed Yassin, un palestinese cresciuto come attivista delle sezioni locali dei Fratelli Musulmani, ponendosi come obiettivo la distruzione di Israele e l’istituzione di uno Stato islamico in Palestina. Mahmoud al Zahar, cofondatore di Hamas, in un libro intitolato La fine degli ebrei, scrive che «mentre la famiglia delle nazioni ha definito i nazisti come criminali di guerra e contro l’umanità, i nazisti sono in realtà un faro importante per molti nel mondo» (Il Foglio, 20 febbraio 2024). I legami tra nazionalsocialismo e Islam radicale, del resto, sono abbastanza noti e sono stati messi in luce, tra gli altri, nel libro di David G. Dalin e John F. Rothmann, La mezzaluna e la svastica. I segreti dell’alleanza fra il nazismo e l’Islam radicale (Lindau 2009), nel quale si parla in particolare del legame speciale tra Adolf Hitler e l’allora Gran Mufti di Gerusalemme, Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī (1897-1974), della potente famiglia degli Ḥusaynī, a cui apparteneva anche YāsserʿArafāt (1929-2004), leader dell’OLP-Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che, infatti, fu posto sotto l’ala protettrice di al-Ḥusaynī a Beirut, quando questi trovò rifugio, dopo la guerra, nella città mediorientale.
A partire dagli anni ’80 Hamas è sostenuta da Teheran diplomaticamente e finanziariamente. Come riporta la pubblicazione online Linkiesta (9 ottobre 2023), il coinvolgimento dell’Iran nell’attacco del 7 ottobre è stato approfondito dal Wall street journal (Wsj), secondo il quale «alcuni funzionari della sicurezza iraniana avrebbero supportato Hamas nella realizzazione dell’attacco su più fronti di sabato 7 ottobre». Il quotidiano statunitense, «citando come fonti alcuni membri di Hamas e Hezbollah, ha aggiunto che il via libera a procedere sarebbe giunto al termine di un incontro organizzato a Beirut, capitale del Libano, lunedì scorso (2 ottobre, ndr). Alcuni ufficiali del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Irgc), organo militare iraniano (meglio noto come Guardie della rivoluzione o Pasdaran, ndr), avrebbero cominciato a supportare strategicamente Hamas nel mese di agosto, in modo tale da capire quali fossero le zone più adatte per compiere incursioni aeree, terrestri e marittime. I dettagli dell’attacco sarebbero stati perfezionati durante altri incontri a Beirut che hanno visto la partecipazione di ufficiali dell’Irgc e rappresentanti di Hamas e Hezbollah. Intervistato dalla Bbc, Ghazi Hamad, portavoce di Hamas, ha confermato che l’organizzazione terroristica ha ricevuto il sostegno diretto da parte dell’Iran». Immediatamente dopo la pubblicazione dell’articolo del Wsj, la delegazione iraniana alle Nazioni Unite – tramite una dichiarazione ufficiale – ha però negato il ruolo di Teheran negli attacchi contro Israele: «I passi determinati dei palestinesi costituiscono una difesa completamente legittima contro sette decenni di occupazione e terribili crimini da parte del regime sionista illegittimo. Sosteniamo la Palestina senza riserve. Tuttavia, non siamo coinvolti nella risposta palestinese, che è stata portata avanti solo dalla Palestina stessa». Ma nell’immediatezza dell’attacco, Moḥammed Ḍayf, generale palestinese, comandante delle Brigate ʿIzz al-Dīn al-Qassām, il braccio armato di Hamas a Gaza, ha dichiarato: «Teheran ci ha aiutato» (RSI, 28 ottobre 2023, infra).
Eleonora Ardemagni, esperta di Medio Oriente dell’Istituto di studi di politica internazionale di Milano (ISPI), in una analisi pubblicata sul sito della televisione della Svizzera italiana RSI il giorno 8 ottobre 2023, ha affermato: «Non sappiamo ancora per certo il ruolo che l’Iran può aver avuto nell’organizzazione operativa di questo attacco di Hamas a Israele, che è stato un attacco estremamente sofisticato. Quello che è certo è che Hamas è un attore armato che viene finanziato e armato, addestrato, dai guardiani della rivoluzione islamica, quindi dall’Iran. Questo inserisce un elemento, una dinamica regionale, in questo conflitto e quindi incrementa anche le possibilità che la guerra, (perché di guerra, purtroppo, dobbiamo parlare tra Hamas e Israele), possa avere altri fronti, per esempio con gli Hezbollah libanesi, forse anche con le milizie sciite siriane sostenute da Teheran».
La ragione del coinvolgimento dell’Iran nell’attacco del 7 ottobre sarebbe costituita dall’interesse del Paese sciita a contrastare i cosiddetti “Accordi di Abramo” tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, siglati sotto la presidenza Usa di Trump il 13 agosto 2020, che hanno segnato un riavvicinamento tra Israele e alcuni Paesi arabi, che, tra l’altro, consentirebbero all’Arabia Saudita di contrastare il cosiddetto “corridoio sciita” o “mezzaluna sciita”, alleanza di Paesi legati a questa particolare forma dell’islam, organizzata dall’Iran per costituire una specie di cordone di isolamento dell’Arabia Saudita e di Israele (cfr. il mio La nuova mezzaluna sciita, nel quale si affrontano le tematiche della politica del regime teocratico iraniano nello scacchiere mediorientale che anticamente era denominato la Mezzaluna Fertile).
«Questo corridoio – spiega Sara Coppolecchia – comprende principalmente Paesi a maggioranza sciita e organizzazioni politiche e militari affiliate, come i Fratelli Musulmani, Hamas, Hezbollah e i ribelli Houthi nello Yemen. Queste ultime tre organizzazioni in particolare vengono anche in parte finanziate e armate da Teheran. Lo scopo di questo corridoio per l’Iran è contrastare la coalizione a maggioranza sunnita guidata dall’Arabia Saudita, nonché Israele e gli Stati Uniti, che sono alleati di entrambi. Attraverso questo corridoio, l’Iran estende la propria influenza non solo dal punto di vista politico ma anche geografico, consentendogli di circondare i paesi avversari e di accedere a mari e regioni diverse. (…) La normalizzazione dei rapporti tra Israele e alcune potenze della regione MENA (in specie Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Giordania, Egitto e Sudan) e la possibilità di una normalizzazione anche con l’Arabia Saudita (che prevedeva, tra l’altro, la possibilità per quest’ultima di sviluppare un proprio programma nucleare, questione non favorevole per i gruppi di Hamas e Hezbollah e tantomeno per l’Iran) ha provocato un inasprimento del comportamento dei suoi avversari» (cfr. Sara Coppolecchia su IARI – Istituto Analisi Relazioni Internazionali, 25 ottobre 2023).
Lunedì, 26 febbraio 2024