Oscar Sanguinetti, Cristianità n. 401 (2020)
I principali scritti di Giovanni Cantoni
Giovanni Cantoni ha scritto molto e ha pubblicato ancor di più, ma a lui si può attribuire solo un libro, dato alle stampe pure in età ormai avanzata: un solo libro, almeno secondo l’accezione comune, cioè — scartando a priori i romanzi e le poesie — un saggio a tema sviluppato compiutamente. Per comunicare il suo pensiero egli ha sempre prediletto la parola «detta», il «parlato». La sua retorica — nel significato proprio e ampio del termine — ha sempre scelto come canale privilegiato di comunicazione l’oralità. Tralasciando l’ambito — pur ricco e meritevole anch’esso di illustrazione e di analisi — delle conversazioni private e dei colloqui da persona a persona o in gruppo, particolarmente coltivati negl’intervalli dei ritiri o «capitoli» di Alleanza Cattolica (AC) e nelle conversazioni conviviali, e concentrandosi invece sugli interventi in pubblico, ergo su forme comunicative maggiormente articolate e strutturate, la trasmissione del suo insegnamento è avvenuta prevalentemente in occasione di conferenze, di partecipazione a convegni, di lezioni, di interventi a dibattiti e a tavole rotonde, di guida di meditazioni, di animazione di gruppi. Infaticabile zelatore della conversione sociale al Vangelo e strenuo promotore della reazione contro il progressivo — e, ormai, al suo tempo, pressoché compiuto — sradicamento dell’impronta cristiana e naturale impressa sulla società temporale, Cantoni si può assimilare a quei predicatori itineranti — e di chilometri ne ha macinati davvero, in automobile, in treno, in aereo — protagonisti delle campagne di evangelizzazione che hanno connotato a più riprese l’Europa dopo la fine del cosiddetto Medioevo. Di questo primato dell’oralità nel suo apostolato è anche testimonianza — lo possono certificare gli associati meno giovani di AC — l’imperfetta cadenza con cui pubblicava, pur amandola, la sua rivista Cristianità e i relativi Quaderni, ancorché usciti solo per un breve periodo: quante volte ha fatto attendere, anche a lungo, l’uscita del numero in calendario e quante volte ha dovuto accorpare più numeri in un solo fascicolo: contemplata aliis tradere prima agendo, poi condensando i contemplata in colonne — almeno fino agli anni 1990, quando esplose l’editoria elettronica — di piombo.
Tuttavia, nonostante questa sua palese propensione per il logos parlato — che probabilmente era in lui anche una più fedele imitazione del Logos incarnato, che non ha mai tracciato altro segno se non l’immagine di un pesce sulla sabbia —, a Cantoni si deve la pubblicazione di numerosi testi, sia in veste di autore, sia nel ruolo di promotore e di curatore di testi altrui, diffusi attraverso le Edizioni di «Cristianità» (1), da lui create, oppure da altri editori. Senza dimenticare che molto di quanto da lui edito è traduzione italiana di testi di autori stranieri — specialmente francesi, spagnoli e portoghesi —, ruolo che Cantoni ha svolto egregiamente, avendo come handicap favorevole nei confronti del traduttore professionale la conoscenza dell’universo mentale dell’autore e della forma espressiva della cultura nazionale coinvolta — un tedesco pensa da tedesco e non da italiano — piuttosto che la conoscenza della lingua — ciò vale di sicuro per il portoghese. E questo rende le sue traduzioni senz’altro di qualità superiore rispetto a quelle consuete. Grazie a questo impegnativo lavoro — più intenso negli anni giovanili, ma continuato ininterrottamente fino agli ultimi anni di vita —, che ha scarsa visibilità esterna, Cantoni — con altri — è riuscito a «importare» nel nostro Paese autori conservatori di alto profilo, il cui apporto di pensiero si è rivelato di alta utilità nella «battaglia delle idee» contro-rivoluzionaria.
La forma dei testi a lui ascrivibili è quanto mai differenziata: dall’editoriale o articolo di rivista alla colonna di quotidiano, dalla monografia introduttiva ad analisi socio-politiche e religiose di diverso momento, da studi sui fenomeni rivoluzionari e contro-rivoluzionari a riflessioni di filosofia della storia e approfondimenti della dottrina sociale della Chiesa, da relazioni di convegno a testi esplicitamente indirizzati alla formazione dei militanti e amici di AC, da interviste a commenti non di cronaca, ma sulle cronache.
Nel prendere in mano la penna — prima che le tastiere ci privassero dell’antico calamus… — il suo intento non è mai stato fare sfoggio di erudizione — che pure possedeva in misura non comune —, né conquistarsi un posto nella hit parade della saggistica, bensì solo, «utilitaristicamente», fissare sulla carta idee e proposte di azione affinché la loro fruizione fosse meno effimera e più duratura — verba volant, scripta manent —, più efficace e ampia. E nella cura dei testi propri e degli amici ai quali chiedeva di scrivere e di quelli che gli venivano sottoposti rivelava un’acribia totale, usque ad sanguinem, mi verrebbe da dire: finché tutte le citazioni, tutti i nomi e le date dei personaggi citati, tutte le «virgole» non erano al loro posto, il testo non veniva pubblicato e spesso l’uscita della rivista o del volume che lo conteneva veniva procrastinata, anche a lungo, usque ad perfectionem. L’esempio più clamoroso di quanto affermo credo sia stata la redazione dell’ultima edizione di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, che ha comportato un lavoro di almeno dieci anni, dal quarantennale al cinquantennale, per di più su un testo già largamente elaborato lungo almeno altri quarant’anni.
Scrivere quindi qualche nota su «Giovanni Cantoni e i libri» impone necessariamente — non, quindi, arbitrariamente — di esorbitare dalla lettera del titolo assegnatomi e di trasformarlo invece ne «I principali scritti di Giovanni Cantoni», cioè di illustrare brevemente i suoi testi più importanti.
1. Il testo a mio avviso — ma penso di non essere il solo a ritenerlo tale — più significativo di Giovanni Cantoni è senz’altro L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, il saggio da lui anteposto alla seconda e alla terza edizione italiana del volume di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (2).
A metà fra l’analisi storico-politica e il manifesto per una «réaction d’abord!» (3), questo testo riscrive in compendio la storia dell’Italia contemporanea, dalla prima invasione rivoluzionaria francese alla fine del Settecento fino alle soglie dei drammatici anni Settanta del secolo scorso. È una rilettura della formazione dell’Italia del tutto controcorrente rispetto a quella che la generazione di allora — e in larga misura ancora quella presente — conosce, uno studio che riflette la maturità dottrinale ed esperienziale acquisita dall’autore fino a quel momento. Cantoni smonta la «leggenda rosa» del Risorgimento e dell’Unità dipinti come secolare anelito delle élite e delle plebi italiche all’unità e alla democrazia e, nel contempo, decostruisce anche la «leggenda nera» eretta dai vincitori contro i vinti, fossero essi gl’insorgenti contro Napoleone Bonaparte (1769-1821), come i «sanfedisti» meridionali o i «Viva Maria» aretini, oppure i briganti filo-borbonici del 1860-1870 e i conservatori nel secondo dopoguerra.
Frutto di una lunga meditazione storica di cui fa stato una prima volta la pubblicazione della raccolta di saggi — pubblicati su La Civiltà Cattolica dal sociologo padre Luigi Taparelli d’Azeglio S.J. (1793-1862) —, intitolata La libertà tirannia, L’Italia fra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione redige un bilancio critico degli ultimi duecento anni della nostra storia nazionale, il cui succo — osserva —, dal 1945 è stata «la storia dei tentativi fatti per reinserire i comunisti nell’area di governo, e per indebolire e annullare ogni reazione a ciò contraria che provenisse dalla Gerarchia e dal popolo cattolico» (4). E alla ricostruzione dei fatti e alla critica Cantoni fa seguire chiare indicazioni operative, riassumibili nell’appello a reagire contro il drammatico slittamento della politica e del costume di cui noi oggi vediamo gli ultimi — ma forse non definitivi — esiti.
L’introduzione al volume di de Oliveira si è rivelato negli anni uno strumento di eccezionale importanza, perché ha offerto in poche pagine quella lettura «forte» della storia contemporanea indispensabile per orientare chiunque, ma specialmente di cui era in cerca chi all’inizio degli anni 1970 intendeva reagire alla prepotente avanzata del socialcomunismo e incontrava, però, solo proposte di soluzione parziali o inquinate dai dogmi dominanti del marxismo o del liberalismo. E la direzione verso cui Cantoni — che aveva attraversato parecchie «secche» e «gore» della cultura di destra del Novecento — sospingeva erano invece quelle prospettive culturali e politiche in linea con le tradizioni politiche più antiche e illustri della nazione italiana, ormai misconosciute quando non ignorate o ignote: quelle del cattolicesimo tridentino e anti-modernista. E da queste prospettive tracciava, nel contempo, linee di azione civica e politica più fondate, ergo più efficaci, per ricostruire un’Italia «a misura d’uomo e secondo il piano di Dio» contro il «partito anti-italiano» (5).
2. Cronologicamente successiva a L’Italia fra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è la raccolta di articoli La «lezione italiana». Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa (6), in cui Cantoni compendia il suo lungo percorso di studio della componente «cristiana» della Rivoluzione e ne analizza l’ideologia strutturalmente — non solo contingentemente — compromissoria: quella cultura cui appartenevano coloro che Antonio Gramsci (1891-1937) — e, dopo di lui, il gergo politologico corrente — aveva denominato «cattolici democratici» (7), evidenziandone il ruolo di «copertura a destra» e di efficace «dis-integralizzazione» delle masse «sanfediste» nel compito di agevolare il percorso di avvicinamento delle forze socialcomuniste all’area di governo. Una strategia, che in quel torno di tempo si articolava nel progetto di «compromesso storico» (8) elaborato dal segretario del Partito Comunista Italiano (PCI) on. Enrico Berlinguer (1922-1984) dopo il colpo di Stato militare che in Cile nel settembre del 1973 aveva rovesciato il regime socialista, guidato da Salvador Guillermo Allende Gossens (1908-1973), sostenuto dal partito comunista locale e dal castrismo cubano. Lo scopo, attraverso un «dialogo» distorto e dialettizzante su temi particolarmente vivi negli anni del turbolento post-Concilio, di coinvolgere il mondo cattolico ecclesiale e laicale, nonché le forze politiche in cui esso si esprimeva, cioè quelle «cattolico-democratiche», in un blocco politico orientato a difendere la democrazia repubblicana — allora sotto attacco — e a «riformare» il Paese secondo canoni «moderni». Il fallimento della strategia di «compromesso storico» e di «compromesso culturale» (9), sancito dalle elezioni del 3 giugno 1979, induce Cantoni a definire come «lezione italiana» (10) la resistenza del corpo sociale italiano all’aggressione socialcomunista manifestata negli anni 1970 e 1980.
3. All’indagine sulle possibili evoluzioni della strategia rivoluzionaria mondiale dopo i fatidici anni 1989-1991, quando collassa il sistema imperiale socialcomunista di casa-madre moscovita, è il saggio Dopo Marx, i maghi? La riscoperta del pensiero magico in una cultura postmarxista (11).
Lo studio, del tutto prezioso perché rappresenta uno dei pochi tentativi di individuare gli sbocchi della grande crisi del comunismo mondiale, si concentra su due possibili percorsi alternativi a quello, palesemente fallito con il crollo del socialismo reale in URSS e nei Paesi dell’Europa orientale, di tipo marxista-leninista. Sbocchi meno razionalistici e più «aperti» alle filosofie della natura dell’idealismo tedesco pre-marxiano, senza però escludere lo stesso Karl Marx (1818-1883), almeno il Marx degli scritti giovanili, in cui l’accento più sul come arrivare alla società comunista, ossia sulla dittatura del proletariato almeno come premessa, è posto piuttosto su questa condizione liminale, sulla società «post-comunista», il cui nocciolo sarebbe un «ritorno alla natura» — una natura largamente mitizzata sia da Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling (1775-1854) e dagli altri filosofi idealisti del primo Ottocento, sia dal materialista Marx — che andrebbe non più collocata in un futuro senza data, bensì sarebbe da coltivare come possibilità di conquista storica attuale facendo leva sul disagio di vari soggetti sociali «sofferenti».
Così pure, sempre in Marx e in generale nel pensiero rivoluzionario — ma questo la scuola contro-rivoluzionaria, attenta al dessous dei fatti lo sosteneva da decenni —, emerge una cifra «magica», cioè segni della volontà di modificare il reale fin nelle sue fibre ultime, tanto — «alchemicamente» — il reale materiale, quanto — con metodi analoghi — il reale sociale. Ricerche di certo suggestive e degne di essere riprese e approfondite.
4. Altro fenomeno cui Giovanni Cantoni ha dedicato scritti importanti è la massoneria, da lui studiata con regolarità e con il sostegno di specialisti di valore — come, per l’Italia, il reatino-fiorentino padre Florido Giantulli S.J. (1906-1974) e, per il resto del mondo, il conte francese Gabriel Léon Marie Pierre de Montaigne de Poncins (1897-1975) —, fino dai primordi della sua vita intellettuale e della sua conversione. Volumi di entrambi gli autori — sulla setta massonica, sulla Rivoluzione mondiale e sul comunismo — hanno avuto grande diffusione nella cerchia di amici di Cantoni, specialmente nei primi anni di vita dell’associazione da lui promossa. Il suo contributo più recente sul tema, La massoneria nei documenti del Magistero della Chiesa cattolica (12), fa stato di oltre cinquecento documenti vaticani, magisteriali e di governo, dal 1717 fino al 1983, in cui la massoneria è ininterrottamente ed esplicitamente condannata.
5. Sempre attento a individuare sviluppi e metamorfosi del fenomeno rivoluzionario, alle soglie del terzo millennio Cantoni pubblica lo studio I «network» della religione in un mondo in frantumi apparso in un volume collettaneo (13), dove interpreta tale presenza come espressione tipica della disomogeneità che connota, come frutto di un lungo processo di disgregazione «pilotata», il mondo culturale del tempo. Cantoni fa riferimento in particolare al fenomeno pentecostale-carismatico, che — nel mondo protestante — rappresenta la risposta alla disomogeneità, in quanto, partendo dalla nostalgia dell’unità perduta dei credenti intorno alla Verità, propone un forte richiamo all’incontro personale con lo Spirito Santo. Nel contempo, però, proprio per la sua struttura sociologica di network, il fenomeno pentecostale testimonia la difficoltà a pervenire a forme strutturate e organizzate e in tal modo dimostra di essere figlio della Quarta Rivoluzione e quindi del «mondo in frantumi».
6. A margine del dibattito — talora «diatriba» — sul magistero del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) in materia di libertà religiosa, che tanto spazio ha avuto nel mondo tradizionalista post-conciliare, va segnalato il suo accurato studio Nota a proposito della libertà religiosa, apparso in un volume a due voci nel 1996 (14). Il portato più significativo dello studio di Cantoni è nel ricondurre la libertà religiosa a un diritto che riposa meno sulla fede che non sulla recta ratio: è di diritto naturale infatti che l’uomo possa professare liberamente, cioè senza costrizioni esterne di alcun tipo, il suo culto. È, in sostanza, un diritto dell’individuo nei confronti dello Stato, in essenza «negativo», e la sua difesa non è mai una forma assertiva di equiparazione di tutte le religioni e di tutti i culti. Quindi, in ultima analisi, è una riaffermazione, nella dichiarazione conciliare, di una tradizione cattolica fin dalle origini, quando il cristianesimo dovette resistere alle persecuzioni dell’Impero romano che pretendeva l’ossequio religioso di ogni civis agli dèi antichi della nazione, pena la morte.
7. E siamo — finalmente — all’unico libro integralmente attribuibile a Giovanni Cantoni, ossia Aspetti in ombra della legge sociale dell’islam. Per una critica della «vulgata» «islamicamente corretta» (15). L’indagine sulle dottrine sociali che si possono evincere dal Corano è stata condotta da Cantoni attingendo praticamente a tutta la letteratura sul tema in lingue occidentali esistente alla data. Della visione integralistica della società propria della religione islamica il volume offre le coordinate essenziali e su di essa svolge una indagine certamente non esaustiva, le cui prime conclusioni sono però già allarmanti e demolitrici dello stereotipo ormai consueto in Occidente, anche in ambito cattolico, di una religione austera che presenta aspetti forse discutibili — per esempio: il rapporto fra maschio e femmina; l’indistinzione fra religione e sfera politica; la pratica equivoca del jihad; l’inesistenza di un diritto «laico» — a confronto con il paradigma occidentale, ma seri e da rispettare in nome del pluralismo e del dialogo. Piuttosto che smentire tesi filo-islamistiche di ambienti progressisti, l’intento è maggiormente quello di attenuare il fascino che la visione islamica del mondo ha su ambienti di destra fortemente critici verso il lassismo morale invalso in Occidente. L’analisi svolta da Cantoni è utile non solo per comprendere qual è la situazione dei popoli sotto la sharia, la legge, gl’istituti e i comportamenti che l’islam prescrive alla società, ma anche per prevedere — lo studio è del 2000 e nei vent’anni trascorsi le analisi di Cantoni hanno trovato ovunque puntuale conferma — quali frizioni la teorizzazione e la pratica di principi e istituti diversi e avversi a quelli delle società occidentali possono sorgere negli Stati occidentali ospitanti, per esempio in Paesi a dilagante immigrazione musulmana come la Francia o l’Inghilterra. A oggi non esistono, neppure da parte di organi istituzionali o università, lavori paragonabili per qualità ed efficacia allo studio di Giovanni Cantoni.
8. Nel 2006 Cantoni coordina una scuola estiva di AC sul tema dell’espansione della civiltà europea nelle Americhe e in Asia, che vede fra i docenti i principali studiosi — storici, giuristi, politologi — dell’associazione, riunitisi per affrontare le molteplici tematiche legate alla evangelizzazione e all’inculturazione del cristianesimo fra i popoli extra-europei, nonché le modalità di costruzione di una nuova cristianità — ancorché non più quella dei «secoli d’oro», ma quella già attaccata dalla Rivoluzione nelle sue prime forme teoriche e storiche — in popoli ancora dominati da paradigmi culturali arcaici e spesso contrari al diritto naturale. Gl’interventi sono raccolti nel volume Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa, che Cantoni cura con l’amico Francesco Pappalardo. Oltre all’introduzione, la raccolta contiene due suoi corposi saggi, nei quali affronta i principali «nodi» della Conquista, del periodo delle guerre d’indipendenza primo-ottocentesche e della costruzione dei nuovi Stati indipendenti sulle ceneri della Nueva España delle origini (16).
9. Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo (17) raccoglie e riordina in volume un insieme di articoli in cui Cantoni fa stato dei suoi studi sull’espansione europea nel Nuovo Mondo e affronta aspetti di rilievo e originali dello sviluppo del trapianto di civiltà europea — ispanica, portoghese, britannica, francese, olandese — avvenuto a partire dal secolo XVI nelle Americhe. In particolare, presenta e descrive il profilo di autori come il giurista nicaraguense Julio Ycaza Tigerino (1919-2001) e il filosofo colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913-1994), frutto maturo del cattolicesimo euro-iberico ibridatosi e «fermentato» con successo oltre Atlantico. Il libro auspica il ritorno delle conquiste di pensiero di questa scuola, ignota ai più sull’altra sponda dell’oceano, nel Vecchio Continente affinché la cultura cattolica nell’epoca della Nuova Evangelizzazione preconizzata da Giovanni Paolo II e tuttora portata avanti dalla Chiesa di Papa Francesco ne possa beneficiare e ravvivarsi nei temi e nei metodi.
Con questa necessariamente incompleta carrellata sui testi pubblicati di e da Giovanni Cantoni — esatta antitesi del «rivoluzionario di professione», bensì «contro-rivoluzionario di vocazione» — mi auguro di aver dato un sia pur minimo conto dell’ampiezza della gamma dei suoi interessi culturali e delle sue scelte nell’ambito della comunicazione editoriale: per apprezzarne la qualità scientifica, di certo non inferiore, anzi spesso più elevata, di quella espressa dall’attuale ultrasettorializzata letteratura scientifica, si deve prendere visione di quanto ha scritto: quasi tutti i testi suoi, fino al 2008, sono stati accuratamente elencati in ordine logico e cronologico dal figlio Ignazio nel volume di scritti a lui dedicato in occasione del compimento del settantesimo genetliaco (18) e accessibili in gran parte nel sito web di Alleanza Cattolica, a cui non posso che rimandare.
Volumi curati
Luigi Taparelli d’Azeglio S.J. (1793-1862), La libertà tirannia. Saggi sul liberalesimo risorgimentale, a cura di Carlo Emanuele Manfredi e sua, Edizioni di Restaurazione Spirituale, Piacenza 1960; Giovanni Paolo II (1978-2005), Per iscrivere la verità cristiana nella realtà della nazione italiana. Loreto, 11 marzo 1985, Cristianità, Piacenza 1985; Idem, Annunciare il valore religioso della vita umana. Discorso «Sono lieto», Cristianità, Piacenza 1991, con Nota bio-bibliografica; 2a ed. accresciuta, 1993; [Ven.] Pio XII (1939-1958), I sommi postulati morali di un retto e sano ordinamento democratico. Radiomessaggio natalizio «Benignitas et humanitas», Cristianità, Piacenza 1991; San Pio X (1903-1914), La concezione secolarizzata della democrazia. Lettera agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi «Notre charge apostolique», Cristianità, Piacenza 1993; IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, La sconfitta inesistente. I risultati del Polo delle Libertà e del Buon Governo nelle elezioni del 23 aprile 1995 alla luce della serie di dati a partire dal 27 marzo 1994 commentati e illustrati in tabelle nazionali, d’area, regionali e provinciali, e con grafici, a cura sua e di Attilio Tamburrini, IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, Roma agosto 1995; Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Note sul concetto di cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale e sua «ministerialità», Thule, Palermo 1998; e (con Francesco Pappalardo) Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa, D’Ettoris, Crotone 2006, 1a ristampa corretta, 2007; Gonzague de Reynold, La Casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità, trad. it., a cura e con una Presentazione di G. Cantoni, D’Ettoris, Crotone 2015. A lui si deve anche l’inconsueta curatela di un dizionario, il «Dizionario del Pensiero Forte» — il pensiero «pensato» secondo le categorie metafisiche o dell’essere, in opposizione al «pensiero debole» ultima versione del pensiero relativistico-nichilistico, della modernità radicale —, in forma di articoli-voci apparsi settimanalmente dal 1996 sul quotidiano romano Il Secolo d’Italia; alcune voci sono state in seguito raccolte in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, Voci per un «Dizionario del Pensiero Forte», a cura di G. Cantoni, presentazione di Gennaro Malgieri, Cristianità, Piacenza 1997.
Traduzioni in volume
Dom Georges Frénaud O.S.B. (1903-1967); Louis Jugnet (1913-1973) e Roger-Thomas Calmel O.P. (1914-1975), Gli errori di Teilhard de Chardin, Edizioni dell’Albero, Torino 1963; Mircea Eliade (1907-1986), Mito e realtà, Borla, Leumann (Torino) 1966; Jean Servier (1918-2000), L’uomo e l’invisibile, Borla, Leumann (Torino) 1967 (con Agostino Sanfratello); Frithjof Schuon (1907-1998), L’uomo e la certezza, Borla, Leumann (Torino) 1967; M. Eliade, Il mito dell’eterno ritorno (Archetipi e ripetizione), Borla, Leumann (Torino) 1968; P. Corrêa de Oliveira, Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo, Edizione de L’Alfiere, Napoli 1970 (con Silvio Vitale; 1928-2005); Idem e Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad, Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico, con una Prefazione di P. Corrêa de Oliveira, Cristianità, Piacenza 1973; Fabio Vidigal Xavier da Silveira, Frei, il Kerensky cileno, con una Prefazione di P. Corrêa de Oliveira, Cristianità, Piacenza 1973 (con Carlo Emanuele Manfredi); Antonio de Castro Mayer (1904-1991), vescovo di Campos (Brasile), Le insidie della setta comunista, Cristianità, Piacenza 1975; 2a ed. 1978; M. Eliade, Miti sogni e misteri, Rusconi, Milano 1976; n. ed., Miti, sogni, misteri, 2a ed., Lindau, Torino 2007; Antonio Augusto Borelli Machado, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, con una prefazione di P. Corrêa de Oliveira e con appendici, Cristianità, Piacenza 1977; P. Corrêa de Oliveira, La libertà della Chiesa nello Stato comunista. La Chiesa, il decalogo e il diritto di proprietà, Cristianità, Piacenza 1978; Paolo VI (1963-1978), La società democratica. Lettera «Les prochaines assises», Cristianità, Piacenza 1990; P. Corrêa de Oliveira, Via Crucis. Due meditazioni, Cristianità, Piacenza 1991; Idem, Note sul concetto di cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale e sua «ministerialità», Thule, Palermo 1998.
Oscar Sanguinetti
Note:
(1) Cfr., fra gli altri, Mons. Hans Ludvig Martensen S.J. (1927-2012), Vescovo di Copenaghen (Danimarca), Reincarnazione e dottrina cattolica. La Chiesa di fronte alla dottrina della reincarnazione, trad. it., 1a ristampa, 1994; Alfredo Mantovano, La giustizia negata. L’esplosione della criminalità fra crisi dei valori ed emergenza istituzionale, con presentazione di Mauro Ronco, 1992; Giulio Dante Guerra, La Madonna di Guadalupe. Un caso di «inculturazione» miracolosa. In appendice «Preghiera per la Vergine di Guadalupe» di Papa Giovanni Paolo II, 1992; Marco Invernizzi, L’Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici. Con un’appendice documentaria, 1993; A. Mantovano, Giustizia a una svolta. Verso il ricupero o verso il tramonto della legalità?, con prefazione di Mario Cicala, 1993; Lorenzo Cantoni, Il problema della popolazione mondiale e le politiche demografiche. Aspetti etici, 1994; Oscar Sanguinetti, Le insorgenze contro-rivoluzionarie in Lombardia nel primo anno della dominazione napoleonica. 1796, con prefazione di Marco Tangheroni (1946-2004), 1996; Ermanno Pavesi, Follia della Croce o nevrosi? «Funzionari di Dio. Psicogramma di un ideale» di Eugen Drewermann e la critica della psicologia del profondo alla religione, con presentazione di S. E. mons. Wolfgang Haas, arcivescovo di Vaduz, in Liechtenstein, e amministratore apostolico di Coira, in Svizzera, e con prefazione di don Pietro Cantoni F.S.N., 1998.
(2) Cfr. L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, saggio introduttivo a P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 2a ed., con una Prefazione dell’autore per l’edizione italiana, Cristianità, Piacenza 1972, pp. 7-42; e 3a ed. 1977, accresciuta di «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» vent’anni dopo in prima edizione mondiale; 2a ed. it., pp. 7-50. Cantoni non ha ritenuto di includere il saggio anche nell’edizione definitiva di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, perché necessitante, a suo dire, di un lungo aggiornamento contenutistico ma soprattutto perché aveva caratteristiche diverse da una semplice introduzione.
(3) Espressione coniata dal filosofo Henri Vaugeois (1864-1916) e ispirata al motto «politique d’abord!» del suo maestro Charles Maurras (1868-1952) («la politica al primo posto!», titolo di un capitolo del libro La politique religieuse, Nouvelle Librairie Nationale, Parigi 1914, p. IX), fondatore dell’Action Française.
(4) Cfr. Idem, L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 30.
(5) Cfr. Massimo Introvigne, Verso il 2011. Identità cattolica e unità degli italiani, testo della conferenza, Prato, 12-6-2010, nel sito web <https://www.cesnur.org/2010/mi-ethos.html>.
(6) Cfr. G. Cantoni, La «lezione italiana». Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa, con in appendice l’Atto di consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, Cristianità, Piacenza 1980.
(7) Cfr. «La costituzione del Partito popolare equivale per importanza alla Riforma germanica, è l’esplosione inconscia irresistibile della Riforma italiana» (Antonio Gramsci, I popolari, in L’Ordine Nuovo, anno I, n. 24, 1-11-1919, in L’Ordine Nuovo. 1919-1920, Einaudi, Torino 1954, p. 284) e «I popolari rappresentano una fase necessaria del processo di sviluppo del proletariato italiano verso il comunismo. Il cattolicesimo democratico fa ciò che il comunismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida. I popolari stanno ai socialisti come [Aleksandr Fëdorovič] Kerenskij [1881-1970] a Lenin [pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov; 1870-1924]» (Idem, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1971, pp. 256-257). La malizia dell’espressione gramsciana sta nell’aggettivo «democratico» che, lungi dal designare, come da semantica corretta, i cattolici che adottano o preferiscono il metodo democratico, intende indicare quella minoranza cattolica, in determinati momenti egemone all’interno del cattolicesimo politico del Novecento, che ha fatto propria e in forma esclusiva la cultura del democratismo rivoluzionario moderno.
(8) Sul cui «lancio» Cantoni aveva precocemente messo in guardia nell’articolo Una nuova trappola comunista: il «grande compromesso storico», in Cristianità, anno I, n. 2, novembre-dicembre 1973, pp. 1-2.
(9) Cfr. G. Cantoni, Il compromesso culturale, in Cristianità, anno V, n. 31, settembre 1977, pp. 1-12. Augusto Del Noce (1910-1989) metterà in luce come fosse «simbolica» la «coincidenza temporale» fra la proposta del «compromesso storico» avanzata da Enrico Berlinguer e la fondazione della rivista Cristianità (cfr. A. Del Noce, Riflessioni sulla «Lezione italiana», in Il Tempo, 4-6-1980, ora in Cristianità, anno VIII, n. 62-63, giugno-luglio 1980).
(10) Cfr. G. Cantoni, La lezione italiana. Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa, cit.
(11) Cfr. Idem, Dopo Marx, i maghi? La riscoperta del pensiero magico in una cultura postmarxista, in CESNUR. Centro Studi sulle Nuove Religioni, Il ritorno della magia. Una sfida per la società e per la Chiesa. Atti del seminario sul volume di M. Introvigne, Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici dallo spiritismo al satanismo (Sugarco, Milano 1990), Foggia, 15-12-1990, a cura di M. Introvigne, Effedieffe, Milano 1992, pp. 35-70.
(12) Cfr. G. Cantoni, La massoneria nei documenti del Magistero della Chiesa cattolica, in CESNUR. Centro Studi sulle Nuove Religioni, Massoneria e religioni. Atti del convegno La Massoneria, la Chiesa, le nuove religioni organizzato dal Cesnur, Foggia, 11-12-1993, a cura di M. Introvigne, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1994, pp. 133-161.
(13) Cfr. G. Cantoni, I «network» della religione in un mondo in frantumi, in La sfida pentecostale. La straordinaria crescita del pentecostalismo in Italia e nel mondo. Atti del convegno omonimo organizzato dal Cesnur, Foggia, 3-12-1994, in Cesnur. Centro Studi sulle Nuove Religioni, La sfida pentecostale, a cura di M. Introvigne, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1996, pp. 121-147.
(14) Cfr. in G. Cantoni e M. Introvigne, Libertà religiosa, «sette» e «diritto di persecuzione», Cristianità, Piacenza 1996, pp. 7-58.
(15) Con una prefazione di padre Samir Khalil Samir S.J., Centro Studi sulla Cooperazione «Arcangelo Cammarata», San Cataldo (Caltanissetta) 2000.
(16) Cfr. Idem, La Conquista dell’Iberoamerica (1493-1573): i protagonisti, le modalità e i problemi, in Idem e F. Pappalardo (a cura di), Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa, cit., pp. 139-185; e Idem, L’Indipendenza iberoamericana (1808-1826): dalla «reazione istituzionale» alla guerra civile, ibid., pp. 383-430.
(17) Cfr. Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, Sugarco, Milano 2008.
(18) Cfr. I. Cantoni, Contributo per la bibliografia di Giovanni Cantoni, in P. Zoccatelli e I. Cantoni (a cura di), «A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno», cit., pp. 283-339, che elenca quasi tutti gli scritti di G. Cantoni fino al 2008.