Alla vigilia della solennità dell’Annunciazione, memoria del tempo in cui il Verbo divino si fece carne umana nella Persona di Cristo, è opportuno – nel nostro tempo – ripassare alcuni passaggi sulla dignità della procreazione umana.
Quando la fecondazione artificiale iniziava a diffondersi, dopo gli entusiasmi procurati dalla nascita di Louise Brown (25 luglio 1978), la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò una Istruzione (Donum vitae) che esaminava le varie tecniche e ne metteva in evidenza i limiti etici. Non è cambiato molto, nelle tecniche e nei risultati, da allora; nessun netto miglioramento dell’efficacia, nonostante fantasiose alternative; il costo umano di perdite embrionali resta vertiginoso. Di nessuno di questi embrioni si dubita che sia umano. È cambiata invece, e di molto, la percezione dell’atto. Oggi appare come una normale modalità procreativa, non ha più un legame con la sterilità, ha aperto la possibilità/esigibilità di selezione eugenetica, si è lentamente accreditata come un diritto: si riesce ad ottenere, dunque la pretendo. Anche a causa di questa assuefazione-esaltazione, da alcune settimane in Italia la procreazione artificiale, per tutti, è stata inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza. È, per legge, tra le prestazioni sanitarie più necessarie al benessere dei cittadini. Di fronte ad un tale disorientamento, forse sarà utile riflettere su alcuni piccoli ma fondamentali passaggi razionali. Nella consapevolezza, però, che le recriminazioni dolenti non servono se non si traducono in un serio, appassionato e competente lavoro di riaffermazione pubblica dei princìpi fondamentali dell’antropologia cristiana.
«Il dono della vita, che Dio Creatore e Padre ha affidato all’uomo, impone a questi di prendere coscienza del suo inestimabile valore e di assumerne la responsabilità: questo principio fondamentale dev’essere posto al centro della riflessione, per chiarire e risolvere i problemi morali sollevati dagli interventi artificiali sulla vita nascente e sui processi della procreazione. […] Diversi procedimenti consentono oggi d’intervenire non soltanto per assistere ma anche per dominare i processi della procreazione. Tali tecniche possono consentire all’uomo di “prendere in mano il proprio destino”, ma lo espongono anche “alla tentazione di andare oltre i limiti di un ragionevole dominio sulla natura”.» (Introduzione, punto 1)
«La scienza e la tecnica, preziose risorse dell’uomo quando si pongono al suo servizio e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti, non possono da sole indicare il senso dell’esistenza e del progresso umano. […] Sarebbe, perciò, illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni; d’altro canto non si possono desumere i criteri di orientamento dalla semplice efficienza tecnica, dall’utilità che possono arrecare ad alcuni a danno di altri o, peggio ancora, dalle ideologie dominanti. Pertanto la scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso intrinseco significato, il rispetto incondizionato dei criteri fondamentali della moralità: […] la scienza senza la coscienza ad altro non può portare che alla rovina dell’uomo.»(Introduzione, punto 2)
«La diffusione delle tecnologie d’intervento sui processi della procreazione umana solleva gravissimi problemi morali in relazione al rispetto dovuto all’essere umano fin dal suo concepimento e alla dignità della persona, della sua sessualità e della trasmissione della vita. […] difendendo l’uomo contro gli eccessi del suo potere, la Chiesa di Dio gli ricorda i titoli della sua vera nobiltà; solo in tal modo si potrà assicurare all’umanità di domani la possibilità di vivere e di amare in quella dignità e libertà che derivano dal rispetto della verità. […] La parola di Cristo trova qui una risonanza nuova e particolare: “Ciò che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a Me” (Mt 25, 40).» (Conclusione della Istruzione Donum vitae, circa “Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione”, Roma, Congregazione per la Dottrina della Fede, 22 febbraio 1987).
Chiara Mantovani